Alle elezioni presidenziali in Honduras vince la candidata della sinistra, nonché moglie di Manuel Zelaya, defenestrato 12 anni or sono da un colpo di Stato.
di Marco Marano
Bologna, 29 novembre 2021 – A distanza di un anno dalla vittoria della sinistra popolare in Bolivia, un altro paese viene scippato alla destra autoritaria latinoamericana. Ieri, in una situazione di grande preoccupazione generale, la candidata del Partido Libertad y Refundación, all’interno di un cartello dove erano presenti il Partito Salvador dell’Honduras del leader Salvador Nasralla e
Honduras Humana di Milton Benitez, si è affermata, a sfoglio ancora non ultimato, Xiomara Castro, con il 53,04 per cento contro il 34 del candidato della desta autoritaria Nasry Asfura, del Partito Nazionale, attualmente al potere con l’autocrate Juan Orlando Hernandez.
Una vittoria nella paura
Si diceva delle grandi preoccupazioni del cartello di sinistra e più in generale degli osservatori internazionali, data la vocazione ai colpi di mano che tradizionalmente ci sono nel paese. Il ricordo era al 2017, quando l’attuale Presidente Hernandez, vinse grazie ad evidenti brogli elettorali, evidenziati in report internazionali, che fecero esplodere la rabbia popolare, costata la vita a una ventina di persone, in seguito alla repressione delle forze dell’ordine.
In testa a tutti i sondaggi, con Xiomara Castro, il popolo honduregno conta di riacquisire una certa vivibilità, messa a repentaglio da un presidente legato ai cartelli della droga, che fanno il bello ed il cattivo tempo sulla pelle della cittadinanza, soprattutto nella aree rurali, dove le famiglie contadine sono soggette a violenze e vessazioni di ogni tipo. La grande partecipazione al voto del quasi 70 per cento della popolazione la dice lunga a tal proposito.
Fuggire dalle vessazioni per essere respinti
Per questa condizione sociale estrema l’Honduras è diventato uno di quei paesi da cui la gente non può fare altro che fuggire. Così carovane ed esodi hanno caratterizzato gli ultimi anni, destando particolare raccapriccio, quando Trump, nell’estate del 2019, si accordò con i presidenti dei paesi centroamericani, come El Salvador ed Guatemala, e con il Messico, paese di transito per organizzare i respingimenti a norma di legge.
La riconciliazione contro la paura
E’ un governo di riconciliazione nazionale, quello che la Castro vuole realizzare, i punti forti del suo programma sono in sintesi rafforzare la democrazia diretta con i referendum e mettere fine alla stagione degli abusi di potere… Una sfida difficile soprattutto in quelle aree del paese dove la presenza dello Stato è inesistente e le leggi in vigore, sono quelle della vita e della morte che riguardano i clan e il banditismo.
FONTI: Reuters, TelSur, El Heraldo
Credit: Reuters _Jose Cabezas