La prassi colombiana dell’assassinio
Onu: rapporto sulla violenza endemica in Colombia, tra clan e forze speciali
Guerre tra i clan, massacri delle forze speciali e uso dei bambini da parte dei guerriglieri, è questa la “fotografia scattata dalle Nazioni Unite” sulla violenza endemica in Colombia nel 2019.
27 febbraio 2020 – Si è svolta ieri a Bogotà la presentazione, da parte dell’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), del rapporto sulla violenza endemica in Colombia. A presentare i dati dell’agenzia, presieduta da Michelle Bachelet, è stato il Commissario Alberto Brunori, partendo dall’inquietante quadro complessivo del 2019: 36 massacri in cui 133 persone hanno perso la vita, una impennata dal 2014.
I casellari giudiziari sporchi di sangue
L’analisi Onu è stata strutturata sui dati dei casellari giudiziari della polizia colombiana, per cui è stato stabilito il record degli ultimi cinque anni, con un tasso di omicidi pari a 25 ogni 100.000 abitanti. Le tre regioni del paese più colpite sono i dipartimenti di Antioquia (nord-ovest), Cauca (sud-ovest) e Norte de Santander ( nord-est).
Due le questioni rilevate come centrali, che tengono il paese latinoamericano sotto scacco. La prima è relativa naturalmente all’economia illecita dei clan che guerreggiano tra loro per il controllo di droga e armi. La seconda è relativa alla non applicazione degli accordi di pace con le Farc.
Le controversie sul controllo dell’economia illecita, che in Colombia è sistema, vede lo scontro tra i clan: Clan del Golfo (disidencias del paramilitarismo), Los Caparrapos, La Mafia.
La guerriglia e la falsa pace
L’altro tema rilevante, nello sconquasso di un paese iper liberista, dove la forbice tra le élite, con la sua borghesia agiata, e la gran massa della popolazione, che sopravvive a stento, è quello della guerriglia.
La resa delle Farc, con il relativo piano di pace, è stato il grande bluff del nuovo presidente Iván Duque Márquez, poiché gli ex combattenti che hanno deposto le armi vengono continuamente uccisi dalle forze speciali, chiamate Escuadrón Móvil Antidisturbios (Esmad), letteralmente Squadra Mobile Antisommossa. In tal senso, il rapporto dell’Onu ha stigmatizzato il ruolo di queste forze speciali che compiono massacri indiscriminati.
I minori parte in causa
A questa situazione, il rapporto evidenzia l’altra parte della guerriglia, quella che riguarda l’Esercito di liberazione nazionale (ELN), cioè quel gruppo d’ispirazione marxista, che al tempo di Escobar, collaborava talvolta con il cartello di Medellin. La segnalazione più preoccupante che fa il rapporto riguarda comunque l’aumento dei minori tra le file dell’organizzazione, con un reclutamento ovviamente forzato.
Alberto Brunori: “oltre agli abusi e alle violazioni subiti a causa del loro uso e reclutamento forzato, questa situazione li espone a gravi rischi derivanti dalle azioni dell’esercito e della polizia contro questi gruppi”.
Una settimana di morte per i leader sociali della Colombia
La carneficina colombiana questa settimana è stata inaugurata mercoledì con l’omicidio della scorta di Leyner Palacios, trasferitosi, dalla sua città natale, a Cali dopo le minacce di morte contro di lui. Giovedì invece è stata la volta di Astrid Conde, ex guerrigliera delle FARC, che dopo la pacificazione, dentro la nuova organizzazione politica, si stava battendo per la salvaguardia dei diritti delle donne.
6 febbraio 2020 – Ieri, l’infame sorte di una morte violenta ha colpito Astrid Conde, ex combattente delle FARC, e dopo la pacificazione e la legalizzazione in partito, membro del gruppo femminile Difesa e diritti. Con questo ultimo omicidio, sono saliti a 191 gli ex combattente delle FARC uccisi, con il bene placido del Presidente della repubblica colombiana Ivan Duque, uno di quelli che sostanzialmente, anche se non formalmente, ha rifiutato gli accordi di pace.
Uno sterminio annunciato
Il crimine si è compiuto a Bogotà, all’ingresso della sua abitazione, situata nel settore El Tintal, a sud-ovest della città. Il fatto strano, che il partito FARC, ha voluto segnalare è che, per la prima volta, un omicidio del genere è stato eseguito in città. In una nota ufficiale l’organizzazione politica Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC) ha così commentato: “Denunciamo davanti alla Colombia e al mondo lo sterminio contro di noi, agli occhi di un governo indolente, con una campagna di ostacoli e stigmatizzazione”.
Nel frattempo la Corporación Solidaridad Jurídica che in passato aveva difeso Astrid Conde, ha sottolineato che la responsabilità di questo assassinio, come degli altri, sono da imputare allo Stato colombiano, responsabile per non aver garantito la pacificazione contro gli ex combattenti delle FARC.
Uno stato senza legge
Mercoledì, invece è stato ucciso Arley Hernán Chalá, un uomo della scorta di Leyner Palacios, il leader sociale che, dopo aver ricevuto varie minacce di morte dal cartello del narcotraffico “Clan del Golfo”, ha dovuto abbandonare a gennaio la sua città natale, Chocó, per riparare a Cali, una delle tradizionali capitali colombiane del cartelli della droga. Leyner Palacios è stato l’alter ego dell’ex presidente Juan Manuel Santos, quello che grazie alla pacificazione ha guadagnato il premio nobel, alla cerimonia del quale era presente anche Palacios.
Ed è stato proprio a Cali che, mercoledì, si è compiuto l’assassinio di Chalá. Una esecuzione tipica dei cartelli. L’uomo della scorta di Palacios, di 24 anni, circolava a piedi mentre veniva raggiunto da 18 colpi di arma da fuoco, sparati da uomini di passaggio in motocicletta.
La Comisión Interétnica de la Verdad de la Región del Pacífico (CIVP), di cui Palacio ricopre il ruolo di segretario generale, non ha usato mezzi termini per denunciare l’accaduto e chiedono perentoriamente: “lo Stato colombiano, in particolare l’Ufficio del procuratore generale e il presidente della Repubblica, Iván Duque, devono avviare indagini immediate su questo crimine, la giustizia deve effettivamente proteggere il nostro segretario generale. Insieme a tutti i leader della comunità e i difensori dei diritti umani della nostra regione del Pacifico. “
Assassinati in 48 ore altri due leader sociali colombiani
Erano ambedue appartenenti alla Junta de Acción Comunal, assassinati sulle strade del comune di Tarazá, dipartimento di Antioquia, nella Colombia nord-occidentale, dai cosiddetti paramilitari, cioè bande criminali che saccheggiano il territorio.
15 maggio 2020 – Il primo a cadere, il 10 maggio, è stato il leader sociale Teylor Cruz Gil, di 47 anni, difensore dei diritti umani nella sua comunità a Bajo Cauca de Antioquia, delegato responsabile della Junta de Acción Comunal del barrio La Cantaleta de Puerto Bélgica. L’altro era Julio César Hernández, anch’esso di 47 anni, ucciso il 13 maggio, era il presidente della Junta de Acción Comunal, del villaggio di San Antonio, nel comune di San José de Uré, al confine con Tarazá. L’aspetto sconcertante è che nei media governativi non vi sia traccia di questi fatti delittuosi…
La dinamica degli omicidi
Teylor Cruz Gil non era mai stato minacciato personalmente, ma questo ormai in Colombia non vuol dire nulla, data la guerra che si è scatenata dal 2016, da quando cioè veniva firmato l’accordo di pace con le Frac. Secondo un rapporto dell’Istituto colombiano per gli studi sullo sviluppo e la pace, solo nel 2020, sono stati assassinati ben 95 leader sociali, 15 nel dipartimento di Antioquia. A colpire Teylor Cruz Gil sarebbe stata la gang Los Caparros. Due uomini gli hanno sparato, mentre si trovava davanti a casa sua.
Hernández era, invece, membro dell’Associazione dei Campesinos di Bajo Cauca, beneficiario del Programma per la sostituzione delle colture illecite. L’assassinio è avvenuto in una zona rurale del comune di Tarazá, e con modalità simili a quelle relative al crimine commesso due giorni prima, presumibilmente dalla medesima gang. La sua condanna potrebbe essere stata determinata proprio dal programma sulla sostituzione delle colture illecite: Hernandez, metteva in discussione il traffico di droga. La cosa strana è che solo 24 ore dopo dall’evento delittuoso le autorità locali si sono recate sul posto per analizzare il cadavere…
I paramilitari: gang che controllano il territorio
Los Caparros, è un vero e proprio clan mafioso che controlla il territorio attraverso le estorsioni, la riscossione degli affitti sui residenti, gli sfollamenti forzati; e ancora: traffico e fabbricazione illegale di droga, traffico e trasporto di armi, estrazione di risorse naturali. Ma per il controllo sul territorio è in guerra aperta con il Clan del Golfo, di cui un tempo ne era parte.
Proprio il giorno prima dell’omicidio di Teylor Cruz Gil, l’esercito colombiano conduceva una operazione dopo aver individuato uno dei covi del clan, nel distretto di Cuturú, zona rurale del comune di Caucasia. Nessun arresto, sono stati trovati giubbotti multiuso, pantaloni, camicie e uniformi mimetiche.
Gli sfollamenti forzati
L’ultimo sfollamento è avvenuto a metà gennaio presso il comune di Tumaco, costringendo il sindaco a dichiarare l’emergenza umanitaria. A causa della guerra tra i clan, dagli stessi sono state sfollate 70 famiglie: quasi 4.000 persone. Erano gli abitanti del Consiglio Comunitario Unión Río Chagüí, costretti, insomma, a lasciare le loro case ai gruppi criminali.
Un clan di militari colombiani vende informazioni ai narcos
Rivelazioni giornalistiche in contemporanea, da parte di due organi d’informazione colombiani, fanno luce sui rapporti di una vera e propria cupola mafiosa, dentro l’apparato militare del paese latino-americano, composta prevalentemente da generali e alti uffciali, i quali hanno venduto informazioni segrete ai cartelli della droga.
18 maggio 2020 – La notizia è uscita fuori ieri grazie ad una inchiesta del portale Noticias Uno. Le rivelazioni coinvolgono i vertici delle forze armate, poiché hanno taciuto all’opinione pubblica un fatto riguardante il sistema corruttivo all’interno dell’apparato militare.
Una operazione di intelligence
Il 13 marzo, in seguito ad una operazione di intelligence, venivano fermate imbarcazioni del cartello del narcotraffico “los Pachencas”. In quella occasione venivano sequestrati 480 chili di cocaina, pronti per essere spediti via mare dal dipartimento di La Guajira, per gli Stati Uniti. Venivano arrestati, 8 uomini e 2 donne, praticamente in flagranza di reato, mentre preparavano “la roba da spedire”.
Informazioni e sicurezza nazionale
Ma non è sicuramente questa la notizia, in qualche modo legata alla sicurezza nazionale, che veniva taciuta. Si, perché in quella occasione venivano trovati documenti che definire scottanti sarebbe un eufemismo. Si tratta di carte dei servizi segreti militari colombiani e statunitensi.
Dal portale Telesur leggiamo: “posizioni e rotte delle pattuglie dell’esercito nazionale nei Caraibi, date e orari dei turni che stavano svolgendo, posizione di 12 punti di controllo e di altre guardie costiere in Costa Rica, Nicaragua, Giamaica, Repubblica Dominicana e vicino a La Guajira”. A ciò si aggiungano informazioni circa l’uso del supporto aereo colombiano per rintracciare i trafficanti”.
L’Operazione Bastón
Spesso la contemporaneità degli eventi sorprende. In questo caso di più: sempre nel fine settimana, da un settimanale colombiano, “Semana”, usciva la rivelazione su una storia seguita dai reporter da più di un anno, riguardante l’Operazione Bastón, termine che viene usato per identificare il “manganello dei generali”. Si tratta della più imponente operazione di controspionaggio interno alle forze armate colombiane, tesa a smascherare e contenere gli atti sistemici di corruzione dilagante che coinvolge i vertici dell’apparato militare.
Il controspionaggio per entrare nella Nato
Una operazione segreta, fino allo scorso anno, avviata nel 2017, dietro sollecitazione della Nato, come viatico della Colombia per diventare “membro del club”. In sostanza, secondo le nuove rivelazioni del settimanale, sarebbero coinvolti in atti di corruzione e vendita di informazioni ai cartelli, 16 generali, 218 ufficiali, tra cui molti colonnelli e capitani, e 122 sottoufficiali.
L’imponente articolazione di questa operazione di controspionaggio ha riguardato circa 20 missioni, ognuna riconoscibile da una denominazione come Falange, Cóndor, Isidoro, Harel, Iñaki… Globalmente sono stati prodotti 57.538 documenti, tra cui video, interviste, contratti…
Un sistema mafioso interno
In seguito a questa operazione di controspionaggio sarebbero già stati rimossi 3000 militari, tra cui ben 30 generali. Numeri così alti mettono l’accento su un vero e proprio sistema mafioso interno all’apparato militare, che spiega in qualche modo la storia degli ultimi decenni della Colombia, come ovviamente la cronaca dell’oggi…
La folla cattura i poliziotti assassini nella mattanza di fine settimana
Cinque leader sociali sono stati trucidati tra venerdì e sabato scorso, i responsabili di uno di questi omicidi sono stati identificati dalla comunità e consegnati alle autorità, che li rilasciava poco dopo…
29 giugno 2020 – E’ stato il fine settimana più cruento da quando è iniziata la mattanza dei leader sociali in Colombia. Cinque morti, nel quadro di una guerra senza quartiere, dove le organizzazioni criminali spesso si confondono con le forze dell’ordine, così come è successo alla comunità di Caño Totumo nel dipartimento colombiano Norte de Santander.
Carne da macello dei narcos come del governo
Si chiamava Salvador Jaime Durán, l’uomo che è stato colpitovenerdì, era un leader contadino molto amato. Il fatto sembra si sia compiuto, nel contesto di uno scontro a fuoco tra gruppi armati irregolari e l’esercito colombiano. Una volta sentiti gli spari i membri della comunità si sono messi in allerta. Hanno individuato sei persone in uniforme dell’esercito nazionale che scappavano dalla scena dove c’era il cadavere di Durán.
Così li hanno inseguiti e catturati. Ieri li hanno consegnati alla delegazione della Procura generale, che si è trasferita nell’area rurale del comune di Teorama, per avviare le indagini. I militari, naturalmente, sono stati poco dopo rilasciati.
La rabbia della comunità si può solo immaginare viste le persecuzioni, gli omicidi sistematici che sia lo Stato che i cartelli compiono contro chi cerca di difendere i diritti essenziali di chi ha poco, diventando vittime degli uni e degli altri…
Vendette trasversali
Sempre venerdì scorso altri due fatti criminosi hanno macchiato di sangue le strade colombiane. Il primo riguarda Yeffer Yoanny Vanegas, leader degli agricoltori, ex guerrigliero delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia – Esercito popolare (FARC-EP). I membri delle FARC una volta firmato gli accordi di pace, e trasformatisi in partito politico, sono stati presi d’assalto sia dai cartelli, poiché hanno lanciato il programma di sostituzione delle colture illecite, che dalle forze dell’ordine. Vanegas è stato raggiunto da una sventagliata di proiettili nel dipartimento di Meta in cui era residente. Si presume che i membri dell’esercito colombiano abbiano voluto fargliela pagare per le manifestazioni di protesta durate dal 20 maggio all’11 giugno.
Anche un femminicidio
L’altro assassinio commesso venerdì ha riguardato Miriam Vargas leader indigena di 39 anni. La comunità Tierradentro sottolinea che sarebbe un femminicidio. Era parte dell’Associazione delle autorità indigene tradizionali Nasa Çxhãçxha e ha guidato il progetto produttivo “PazAdentro”, che promuove le iniziative per gli abitanti di questa comunità con il finanziamento del Fondo europeo per la pace. L’autore del delitto è il suo partner, che venerdì stesso si è consegnato alla polizia.
L’orrore senza fine
Gli ultimi due omicidi, perpetrati sabato passato, hanno riguardato il leader dei lavoratori petroliferi Ovidio Baena, della Colombia Humana, picchiato a morte nella sua fattoria; e l’altro Javier Uragama, un giovane di 22 anni, governatore indigeno dell’etnia Embera, ucciso a colpi di arma da fuoco, nel dipartimento di Chocó, dopo avere subito torture.
Migliaia di omicidi contro i leader sociali del sanguinario governo colombiano
Sono 1.435 i leader sociali massacrati sotto la presidenza di Iván Duque dal 2018, 721 leader popolari e 214 ex combattenti delle Farc, che dopo il trattato di pace si è trasformato in partito politico, i cui leader si stanno impegnando nel programma di sostituzione delle colture illecite.
30 giugno 2020 – Le denuncie pubbliche, dopo la mattanza del fine settimana, arrivano da più parti. L’avvocato e difensore dei diritti umani, Athemay Sterling, ha accusato apertamente il governo colombiano di essere mandante di questa strage, attraverso quelli che definisce “agentes del uriboparamilitarismo”.
Il trattato tradito
Il partito Farc ha emesso una nota sullo stesso stile: “Ci sono già 214 compagni uccisi dalla firma dell’accordo di pace. Abbiamo bisogno di fatti concreti dallo stato colombiano per fermare lo sterminio “. L’accordo fu firmato il 24 novembre 2016, tra l’allora presidente in carica Juan Manuel Santos (2010-2018), che per questo accordo ha guadagnato il premio nobel per la pace, e la FARC, poi trasformatosi in partito politico.
La richieste storiche disconosciute
Dello stesso tenore è la denuncia del senatore Iván Cepeda, del Polo Democrático Alternativo, che ha rivendicato la soddisfazione delle richieste delle comunità indigene, sottoscritte nell’accordo di pace. La lucida denuncia del parlamentare di opposizione individua la risoluzione della mattanza nell’adozione delle misure necessarie per fermare i crimini, che devono essere accompagnate dall’attuazione del punto 4 dell’accordo di pace, che riguarda il riconoscimento delle esigenze storiche, tipiche di tutte le terre ancestrali, e gli investimenti per la trasformazione delle economie illegali.
Contro lo Stato dei narcos
Ambito quest’ultimo che vede solo i leader sociali battersi e per questo perdere la vita. Ma chi sono gli assassini?
In primo luogo, c’è la SFAB una brigata d’élite del comando meridionale dell’esercito degli Stati Uniti. Questi controllano proprio le aree più vulnerabili, come Catatumbo, quelle che secondo il trattato di pace dovevano essere i luoghi principali della pacificazione nazionale. Invece sono state trasformate in teatri di violenza, scontri bellici e violazione dei diritti umani.
Poi ci sono le organizzazioni criminali, tra cui pezzi di ex Farc, che non hanno accettato il trattato di pace, e che hanno interesse, insieme alle forze d’elite, a mantenere lo status quo sulle colture illegali, anche se formalmente si fanno la guerra. In tal senso la richiesta del senatore Iván Cepeda al governo è quella di espellere immediatamente dal territorio nazionale la forze d’élite americana.
Dal Senato la denuncia alla Corte penale internazionale sui crimini della polizia
Dopo la denuncia del senatore dell’opposizione Iván Cepeda, sui crimini contro l’umanità commessi dalla polizia, che rimangono impuniti, la situazione del paese continua ad essere posta all’attenzione della comunità internazionale.
18 settembre 2020 – Durante l’audizione di ieri della “Seconda Commissione Costituzionale Permanente“, del Senato colombiano, il parlamentare del Polo democratico alternativo, Iván Cepeda, che da poco ha ricevuto minacce di morte per il suo impegno sulla salvaguardia dei diritti civili, ha proposto all’aula di inviare una comunicazione alla Corte penale internazionale. La denuncia riguarda i crimini commessi dalle forze dell’ordine, che la settimana passata hanno generato l’uccisione di 15 persone per le proteste scatenate in seguito all’omicidio dell’avvocato Javier Ordóñez.
Secondo il senatore dell’opposizione, la responsabilità apicale di questa situazione è da affibbiare al presidente Iván Duque e al ministro della Difesa Carlos Holmes: “sono stati commessi – ha sottolineato Cepeda durante l’audizione – o si stanno commettendo crimini classificati nella giurisdizione della Corte penale internazionale, in una situazione di impunità”.
Le proteste del 9 e 10 settembre, con quelle 14 persone uccise dalla polizia, durante una repressione ferocissima da paese autoritario, rappresentano semplicemente il punto parossistico di un’azione governativa chiaramente liberticida. Ancora Cepeda: “in meno di 24 ore, 14 persone sono state uccise (…) altre 218 sono rimaste ferite, 75 da armi da fuoco (…) E’ stato dato l’ordine o non è stato esercitato un controllo effettivo sulla Polizia”.
Si, perché la denuncia del parlamentare dell’opposizione, alla Corte penale internazionale, di cui ha chiesto l’appoggio al Senato, riguarda anche i cosiddetti CAI, Comandi di Azione Immediata, luoghi, a quanto sembra dediti apparentemente ai fermi di polizia ma realmente alla tortura.
“Questo attacco armato generalizzato e sistematico contro la popolazione civile, segnato dalla brutalità della polizia, – ha continuato Cepeda – è il risultato del fatto che siamo sottoposti da mesi ai continui abusi e agli arbitri commessi dalla polizia colombiana (…) La domanda ovvia è se la polizia pratica la tortura in modo sistematico, e se i CAI sono centri di tortura (…) Non c’è dubbio – ha concluso Cepeda nella sua relazione – che ci siano state omissioni da parte del ministro della Difesa rispetto al suo dovere di direzione dell’istituzione”.
In tal senso, è gioco forza una riforma generale della polizia, richiesta a gran voce dal partito FARC. I due che hanno annunciato pubblicamente il sosteno alla denuncia da inviare alla Corte penale internazionale sono stati il senatore Roy Barreras, del Partido de la U, ed il consigliere di Bogotá Diego Cancino, del partito Alianza Verde.
L’assassinio di fine anno in Colombia: un insegnante delle comunità rurali
Si chiude il mostruoso bilancio in Colombia delle centinaia di leader sociali trucidati, mentre la presidenza si gira dall’altra parte.
Bologna, 30 dicembre 2020 – Non potevamo chiudere questo anno senza registrare l’ultima delle 308 vittime barbaramente assassinate in Colombia nel 2020 tra comunità i cui leader sono diventati carne da macello, proprio dopo la firma degli accordi di pace, in un territorio, oggi, super militarizzato.
Il pericolo dell’istruzione
Luis Alberto Anay era un insegnante della comunità di El Chontal, municipalità di Tumaco, nel dipartimento colombiano di Nariño. Si impegnava quotidianamente a portare l’istruzione nei luoghi più remoti del comune. Lavorava non solo con i bambini ma anche con gli anziani di quel territorio, per cui era diventato un punto di riferimento.
Dilaniato dalle violenze subite
Era andato via a pescare il 22 dicembre, da allora si erano perse le sue tracce. La sua barca, con il pescato in decomposizione, è stata ritrovata dopo qualche giorno. Da quel momento sono scattate le ricerche, fin quando il suo cadavere è stato ritrovato giorno 27, dilaniato dalle violenze subite.
La denuncia delle organizzazioni sociali
A darne la notzia è stata una rete di organizzazioni sociali, che a gran voce chiedono una inchiesta seria: Red de Derechos Humanos del Pacífico Nariñense (REDHPANA), Colectivo Sociojurídico Orlando Fals Borda (Colectivo OFB), Comité de Solidaridad con los Presos Políticos (CSPP), Corporación Reiniciar y, Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz).
La violenza contro le comunità rurali
La denuncia riguarda anche le violenze sistematiche contro le comunità indigene contadine: omicidi, sparizioni forzate, sfollamenti di massa, aggressioni, minacce, stigmatizzazioni. Da quello che dicono le organizzazioni che hanno denunciato l’assassinio dell’insegnante, nel mese di dicembre sembra ci sia stata una recrudescenza delle violenze.
Per tali ragioni la rete di organizzazioni sociali chiedono al presidente della Repubblica Iván Duque di esprimersi chiaramente sulla mattanza in atto…
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La prassi colombiana dell’assassinio
INDICE DELLE FONTI NARRATIVE PER ARTICOLO
Onu: rapporto sulla violenza endemica in Colombia, tra clan e forze speciali
Tele Sur
https://www.telesurtv.net/news/colombia-onu-alerta-violencia-endemica-20200226-0050.html
Una settimana di morte per i leader sociali della Colombia
TeleSur
https://www.telesurtv.net/news/colombia-asesinato-excombatiente-farc-astrid-conde-20200306-0001.html
Assassinati in 48 ore altri due leader sociali colombiani
TeleSur, Indepaz, alertapaisa.com, elespectador.com, redmas.com.co
https://www.telesurtv.net/news/colombia-lider-social-asesinato-teylor-cruz-gil-20200513-0032.html
Líderes sociales y defensores de Derechos Humanos asesinados en 2020
Un clan di militari colombiani vende informazioni ai narcos
Telesur, Noticia Uno, Semana
https://www.telesurtv.net/news/colombia-grupo-narco-mapas-documentos-militares–20200518-0004.html
La folla cattura i poliziotti assassini nella mattanza di fine settimana
Telesur, EL ESPECTADOR
Migliaia di omicidi contro i leader sociali del sanguinario governo colombiano
Telesur
Dal Senato la denuncia alla Corte penale internazionale sui crimini della polizia
L’assassinio di fine anno in Colombia: un insegnante delle comunità rurali
Telesur, Colectivo OFB