Era il 1937 quando il Fronte Popolare sfidava gli eventi di quell’epoca con l’unione dei socialisti e dei comunisti. Oggi, a distanza di ottantacinque anni, un’altra sinistra si unisce per aspirare a vincere le elezioni legislative di giugno, affinché Jean-Luc Mélenchon, possa diventare il primo ministro, di coabitazione, del nuovo governo che il presidente Macron, dopo la rielezione, dovrà mettere in piedi con i numeri della nuova Assemblea Legislativa.
di Marco Marano
3 maggio 2022 – Le consultazioni Mélenchon le aveva iniziate domenica sera con Europa Ecologia Verde (EELV), da cui aveva ricevuto il benestare per una lista unica della sinistra francese con la sua La France insoumise (LFI). Oggi è arrivata la notizia che anche il PCF ha deciso di entrare in questa nuova unione di sinistra, convalidando la bozza di accordo che sarà presentata al Consiglio nazionale del partito.
I pezzi che mancano
Restano fuori, per adesso, fanno intendere i collaboratori di Mélenchon, il PS ed il partito anticapitalista, il primo per la pregiudiziale nei rapporti con l’Europa, l’altro poiché non riesce a stare al tavolo con i “neoliberisti socialisti”. Chi fa resistenza dentro il PS è l’ex presidente della Repubblica François Hollande, quello che lasciò la presidenza con il più basso indice di gradimento popolare della storia francese. Hollande segnala, secondo il suo punto di osservazione, che un’alleanza del PS con la sinistra, porterebbe il partito alla definitiva scomparsa, mentre l’attuale leadership teme che sia l’isolamento a minacciare l’esistenza stessa del PS.
La nuova sinistra per il popolo
La nuova organizzazione politica dovrebbe chiamarsi “Nuova unione ecologica e sociale del popolo”, e i suoi punti fermi sono il ritorno delle pensioni a sessant’anni ed il congelamento dei prezzi dei beni di prima necessità, all’interno di un quadro in cui la pianificazione ecologica rimane al centro dell’azione di governo.
Ma il tema su cui i negoziati si sono e si stanno ancora sviluppando sono legati non solo ai contenuti, la cui piattaforma verrà presentata appena si dirimeranno le incertezze che riguardano le altre due forze politiche che ancora tentennano, ma forse e soprattutto sulla divisione dei collegi elettorali, che comunque devono dare ampie garanzie a LFI, che il loro leader Jean-Luc Mélenchon, dopo l’exploit alle presidenziali, con il suo 21,95 percento dei voti, testa a testa con la Le Pen, che è arrivata al ballottaggio con il 23,15 percento, sia supportato sia supportato dal gruppo più numeroso.
L’unità nella storia francese
Che un partito chiamato “insubordinato” (insoumise) potesse, in questo tempo storico, in preda ai neoliberismi e ai sovranismi, essere la locomotiva della sinistra francese è davvero un fatto storico, che mai nel passato ha trovato situazione simile. In realtà l’esperienza di unità del Fronte Popolare del 1936 fu la prima che vide i partiti tradizionali della sinistra francese unirsi contro la destra. Sotto la Quinta Repubblica si possono ricordare quella del 1973, con l’alleanza tra PS, PCF e Movimento dei radicali di sinistra (MRG), quella del primo governo Mitterand, con il sostegno iniziale del Pcf di Georges Marchais, e infine quella del 1997, con il cartello promosso da Lionel Jospin, deve c’erano PS, PCF, il Partito della Sinistra Radicale (PRG), il Movimento dei Cittadini e i Verdi.
Fonti: France24, Franceinfo, Nouvel Observateur
Credits: AFP