di Marco Marano
“Un incontro storico che è servito per discutere e pensare a soluzioni sulle ingiustizie e le disuguaglianze nel mondo: torno in Brasile con la stessa volontà di papa Francesco di lottare per un mondo migliore”.
Bologna, 14 febbraio 2020 – E’ successo proprio ieri: l’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha incontrato papa Francesco in Vaticano. Il pontefice era stato tra quelli che aveva preso pubblicamente le sue difese, dopo il complotto, poi smascherato, di un gruppo di giudici che lo hanno tenuto illegittimamente in galera. Quello fu l’effetto del golpe istituzionale, che causò la defenestrazione della presidentessa Dilma Rousseff e l’arresto di Lula all’interno dell’inchiesta Lava Jato, dove furono inventate e costruite ad hoc accuse senza nessuna prova a sostegno e il cui accusatore Sergio Moro, per meriti sul campo, divenne ministro dell’attuale presidente liberticida Bolsonaro.
Il nuovo piano Condor che sta uccidendo l’America Latina
L’annuncio era stato dato la settimana scorsa, dopo che il neo presidente dell’Argentina Alberto Fernandez, in visita dal Papa, aveva fatto da trait d’union.
E’ ineluttabile che nel momento in cui un leader della sinistra radicale perseguitato incontra il pontefice latinoamericano dei poveri la mente corra a quella teologia della liberazione che negli anni settanta vide pezzi della chiesa vicino ai rivoluzionari che combattevano i regimi militari latinoamericani supportati dagli Stati Uniti.
Oggi, per certi versi le cose sono peggiorate, poiché è in atto in America Latina un nuovo piano Condor 2.0, che ha nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) la sua sede strategica. Un piano Condor che elimina i leader antiliberisti, anche con la violenza e i colpi di stato più o meno istituzionali, sostenuti spesso dalla comunità internazionale, quando non gira lo sguardo dall’altra parte.
In tal modo le grandi consorterie economiche e finanziarie si stanno impossessando delle risorse dei territori e dei popoli per fare cassa per conto di pochi. La sconcertante deforestazione brasiliana ad opera del presidente Bolsonaro è solo la punta dell’iceberg.
E’ infatti questo il contesto che ha fatto incontrare questi due leader degli oppressi nel mondo per poter scambiare idee e ipotesi di lavoro.
Un nuovo modello è possibile
Così il primo argomento di discussione è stata proprio la preoccupazione da parte di Francesco per la situazione in Amazzonia, che attraverso la devastazione degli incendi e l’attacco alle comunità indigene, sta permettendo a Bolsonaro di privilegiare gli interessi delle miniere e dell’agroindustria, ponendo a rischio alcune aree delimitate.
In una nota Lula ha così commentato: “Tutti sanno che il mondo sta diventando sempre più diseguale. Tutti sanno che nella maggior parte dei paesi i lavoratori stanno perdendo i loro diritti. I successi del passato sono stati annullati dall’avidità degli interessi commerciali e finanziari”.
Lula ha espresso interesse per la strategia del Papa nel coinvolgere migliaia di giovani in un dibattito aperto sulla necessità di una nuova economia per il mondo. Cioè l’idea che un nuovo modello sia possibile riunisce, come fece in qualche modo la teologia della liberazione negli anni settanta, movimenti della sinistra radicale con la visione di una chiesa antiliberista.
“Nonostante i discorsi, – ha dichiarato Lula – il governo (Bolsonaro ndr) non ha interesse a cambiare le matrici energetiche (…) Se non ci occupiamo della conservazione del pianeta, dobbiamo ricordare che uno dei principali animali in via di estinzione è l’essere umano, in particolare i poveri”.
FONTE: Revista Forum
Immagine in evidenza: Ricardo Stuckert
Credits: Social media, AFP, Ricardo Stuckert