di Marco Marano
In seguito al rifiuto dell’Assemblea legislativa di ratificare lo stanziamento di un centinaio di milioni di dollari per questioni di sicurezza, cifra il cui utilizzo non è stato declinato nei dettagli ma per sommi capi, facendo pensare a spartizioni di mazzette, il presidente convoca d’urgenza il parlamento e si presenta con l’esercito per imporre il voto favorevole. Ma qualcosa gli è andato storto.
Bologna, 11 febbraio 2020 – Il 6 febbraio il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, convocava, attraverso il suo Consiglio dei ministri, una sessione straordinaria dell’Assemblea legislativa, al fine di imporre l’approvazione di uno stanziamento di 109 milioni di dollari, terza fase del suo Piano per il Controllo territoriale, teso a migliorare la sicurezza interna del paese, ufficialmente contro le gang che controllano il territorio.
Il finanziamento veniva respinto dall’Assemblea poiché elaborato attraverso una procedura di emergenza definita come irricevibile. Infatti, per l’approvazione di un simile provvedimento, sarebbe stata necessaria l’approvazione della Commissione finanziaria. Essa però ha sottolineato che l’esecutivo non ha spiegato nel dettaglio l’utilizzo del denaro. Peraltro, erano in atto accuse da parte dell’Assemblea di corruzione nei confronti di alcuni ministri del governo Bukele.
Il contenzioso istituzionale
L’Assemblea anziché corrispondere ai desiderata del presidente fissava una seduta plenaria per lunedì al fine di aprire un dibattito sulla situazione creatasi nel paese. Ma l’ovvio rifiuto dei deputati scatenava le ire del presidente, che già da sabato scorso faceva circondare dall’esercito l’edificio del parlamento salvadoregno. Ma intanto, in quei drammatici frangenti, si andava a creare uno scontro istituzionale, mediante l’interpretazione della carta costituzionale.
Così, il presidente Bukele, invocando l’articolo 87 della Costituzione, relativo alla possibilità di “insurrezione”, al fine di fare pressione sui deputati, convocava una mobilitazione popolare, per domenica 9 febbraio. Attenzione perché tale articolo non sembrerebbe racchiudere la fattispecie di cui è portatrice la situazione creatasi.
Questo stabilisce che il popolo, attraverso l’insurrezione, ha il diritto di ristabilire l’ordine costituzionale alterato dalla trasgressione delle norme relative alla forma di governo o al sistema politico istituito o da gravi violazioni dei diritti sanciti dal testo stesso. Insieme veniva anche invocato l’articolo 167, anzi veniva emessa a suo nome una risoluzione per convocare la sessione straordinaria dell’Assemblea di domenica.
Quella irresistibile tentazione per il golpe
Domenica, mentre i deputati prendevano posto la polizia civile nazionale insieme a parecchi soldati dell’esercito entravano nella sala dell’Assemblea legislativa in tenuta antisommossa. Naturalmente davanti ad uno spiegamento di forza così improbabile per qualsiasi democrazia, i deputati hanno dato battaglia.
I parlamentari a gran voce hanno ovviamente stigmatizzato immediatamente l’accaduto denunciando la violazione dell’indipendenza dell’organo legislativo, causando la rottura dell’ordine costituzionale salvadoregno, colpendo il sistema democratico.
La resistenza del potere legislativo
Lunedì sera i parlamentari si sono riuniti, approvando una severa dichiarazione di condanna nei confronti del presidente, le cui mire sono quelle di sciogliere l’Assemblea legislativa: “Questa azione costituisce una esibizione di forza bruta per intimidire i parlamentari, entrando con l’esercito e la polizia, armati di fucili e con atteggiamenti minacciosi, esprimendo la violenza tipica dei momenti più bui della storia di El Salvador (…) Chiediamo di desistere dalle sue minacce, dall’ultimatum e dall’uso della forza, per sciogliere il congresso salvadoregno”.
Infine, l’Assemblea si è raccomandata di attenersi alla risoluzione e alle misure precauzionali emesse, sempre lunedì, dalla Corte suprema, che ha ordinato a Bukele di astenersi dall’utilizzare, le forze armate per scopi diversi da quelli stabiliti dalla Costituzione.
La Corte suprema si è espressa
Il primo atto della Corte suprema, riunitasi prima della plenaria parlamentare, è stato quello di stigmatizzare l’accaduto, indirizzando al ministro della Difesa, René Merino, e al direttore della polizia civile nazionale, Mauricio Arriaza un messaggio chiaro: “evitare di esercitare funzioni e attività diverse da quelle costituzionalmente e legalmente richieste”. Poi ha programmato di adottare misure contro le violazioni dello stato di diritto esercitate per intimidire il potere legislativo.
Secondo indiscrezioni sarebbero cinque i magistrati della Corte suprema che stanno analizzando le violazioni, dopo la denuncia ufficiale portata da due cittadini, che hanno chiesto l’intervento dell’organo giudiziario. In tal senso ci potrebbe essere la costituzione di un vero e proprio processo penale, nel qual caso le funzioni dell’esecutivo verrebbero sospese fino a sentenza…
Fonte: Tele Sur
Immagine in evidenza: EFE
Credits: EFE, Asa AssemblySV, AP, Diario Libre, PresidenciaSV
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