In Germania inchiesta giudiziaria sui crimini dell’Isis contro il popolo yazida

di Marco Marano

Dal gruppo parlamentare Die Linke, è stata rivelata la notizia sulle indagini che il Procuratore generale federale ha avviato su cinque donne dello Stato islamico, radicalizzate in Germania, per i crimini contro la comunità yazida, durante l’occupazione jihadista.

Bologna, 15 settembre 2020 – Tutto è nato da una serie di intuizioni, da parte degli inquirenti, in relazione a procedimenti già avviati e processi in corso contro i sostenitori dell’Isis radicalizzzati in Germania, da cui sono partiti tantissimi foreign fighters ma anche tante donne. La direzione presa dalle indagini ha portato, fino ad adesso, cinque di queste ad essere messe sotto inchiesta “coperta”, cioè le donne non sanno di essere indagate.

Il genocidio di Sinjar

Una notizia segretata fatta uscire fuori dalla ricostruzione documentale di Ulla Jelpke, la portavoce per le questioni interne del partito di sinistra Die Linke. Lo scenario di guerra è quello iracheno. I fatti sono relativi al genocidio nei confronti della comunità yazida, durante i tre anni di occupazione delle loro terre sulle pendici del Sinjar.

Donne contro donne

C’è un elemento in questa vicenda che rende il genocidio ancora più drammatico, poiché ha visto “donne contro donne”, soprattutto nella riduzione in schiavitù delle donne yazide.

Leggiamo un passo dell’inchiesta documentale di Ulla Jelpke: “Le autorità giudiziarie si trovano spesso di fronte al problema riguardante i seguaci dell’ISIS che sono tornati in Germania, dato che non può essere dimostrato di aver commesso alcun crimine concreto oltre alla semplice appartenenza all’ISIS e questo è particolarmente vero per le donne. Spero che chiarendo l’intero complesso della schiavitù e dello stupro di bambini e donne da parte dell’ISIS, sarà possibile ritenere i sostenitori tedeschi dell’ISIS responsabili dei loro crimini “.

I processi che gli europei non vogliono fare

Sullo sfondo di questa vicenda c’è sempre la situazione dei campi di prigionia degli affiliati all’Isis, gestiti dai combattenti curdi, i quali chiedono all’Europa e alla Germania di avere un supporto materiale per la loro gestione. Considerato che molti, anche grazie alle operazioni di occupazione militare turco-jihadista, sono fuggiti o dall’interno stesso muovono azioni di sabotaggio, vi è la necesssità, segnalata dai curdi, che le autorità tedesche, come anche gli altri paesi europei, vadano a prendere i radicalizzati per poterli processare in Germania, e nei rispettivi paesi.

Ma questa storia dei campi di prigionia, che si tracina ormai dalla fine dell’occupazione jihadista, anche dopo l’altra occupazione della Siria del nord da parte dell’esercito turco, e delle milizie composte proprio dagli ex affiliati all’Isis, ancora non sembra risolversi, visto il disinteresse dei paesi del vecchio continente

FONTE: ANF

Credits: ANF

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