di Marco Marano
Il Supremo Tribunale Federale, cioè la Corte Suprema brasiliana, ha emesso il via libera all’arresto dell’ex presidente Lula, in seguito alla condanna, senza uno straccio di prova, a 12 anni. Allo stesso tempo ha emesso una sentenza di non arresto per l’uomo forte del Senato Aécio Neves, accusato di corruzione, con prove circostanziali.
Bologna – Era stato condannato per corruzione passiva e riciclaggio di denaro, l’ex presidente del partito dei lavoratori Luiz Inácio Lula da Silva. Una vicenda costruita ad arte all’interno della strategia di un composito cartello dove ci sono dentro la destra parlamentare, pezzi del sistema giudiziario e soprattutto il mediun mainstream Globo.
Le consorterie golpiste all’attacco
Solo per avere chiare le dinamiche golpiste brasiliane, Globo è uno dei principali finanziatori di un fantomatico Centro Studi con sede a Rio de Janeiro: “Istituto Millennium”. Si tratta di una sorta di Istituto di ricerca, teso a diffondere una visione del mondo incentrata sul liberalismo economico della destra moderna. Secondo l’Observatório da Imprensa l’obiettivo dell’IMIL è quello di influenzare la società brasiliana attraverso la diffusione delle idee dei suoi rappresentanti, esperti e giornalisti…
Si perché la particolarità, è che le grandi multinazionali che finanziano l’Istituto sono presenti con i loro più alti dirigenti. C’è João Roberto Marinho, vicepresidente del Grupo Globo, l’editrice di Rete Globo, il più grande network televisivo brasiliano. C’è Judith Brito, dirigente di Grupo Folha, che controlla moltissimi media, tra cui il più importante è il quotidiano Folha de S.Paulo.
Dunque è facile pensare che la strategia golpista iniziata due anni fa con l’impeachement della presidentessa Dilma Rousseff, prosecutrice del lavoro di Lula, sia stata costruita proprio dentro questo Centro studi fantasma o comunque in situazioni affini.
Al di là dei poteri forti
Lula, quasi parallelamente all’impeachemente della Rousseff, veniva inquisito, poi processato e condannato per l’occultamente della proprietà di un appartamento che avrebbe ricevuto nell’ambito di “Lava Jato”. Si tratta dello scandalo sulle mazzette legate alla società di estrazione petrolifera statale, Petrobras, dove sono stati inquisiti più di un terzo dell’intero parlamento, tra cui lo stesso attuale presidente Temer. Un’allegra “compagnia di gangster” che ha votato l’impeachement alla presidentessa, senza che vi sia stata nessuna violazione della Costituzione.
Il Supremo Tribunale Federale o Corte Suprema è un organo politico, all’interno del sistema giudiziario. I componenti sono direttamente nominati dal governo e non hanno scadenza, quindi la sua legittimità è direttamente proporzionale agli assetti del potere esecutivo. La sua presidentessa, Carmen Lúcia, nominta ministro della Corte Suprema proprio da Lula, si è caratterizzata per la logica dei due pesi e due misure contro il suo ex pigmaglione. Se ha votato contro Lula, con il risultato di 6 a 5 la stessa cosa non ha fatto per Aécio Neves, uno dei principali organizzatori del complotto contro la Rousseff, la cui richiesta d’arresto è stata promulgata dal Procuratore generale Raquel Dodge. Il potentissimo senatore del partito golpista PSDB, veniva denunciato per aver chiesto e ricevuto 2 milioni di reais, sotto forma di tangente, dall’imprenditore Joesley Batista, sempre nell’ambito del Lava Jato, il quale ha rivelato la tentata corruzione. Poi c’è l’accusa di aver ostacolato la giustizia per il tentativo di occultamento delle prove. Nella vicenda rientra anche la sorella del senatore Andréa Neves da Cunha, il cugino Frederico Pacheco de Medeiros e Mendherson Souza Lima , l’ex assistente parlamentare del senatore Zezé Perrela (MDB-MG).
Ora il tema centrale diventa la candidabilità di Lula alle prossime elezioni presidenziali, nell’ottobre di quest’anno. Perché se la Corte Federale Elettorale, anch’esso organo politico, darà il via libera per la candidabilità, Lula anche dal carcere potrà presentarsi e vincere a mani basse, dato che tutti i sondaggi lo danno per “stra-vincitore”. Ma come tutti pensano non sarà così poiché anche quest’organo è stato de facto fagocitato nella strategia golpista.
Il potere autoritario senza militari
Certo è che l’involuzione che il Brasile ha vissuto negli ultimi due anni ha fatto ripiombare il paese di trent’anni indietro. Un paese dove solo sei persone hanno un reddito più elevato di 104 milioni di persone che vivono in povertà, cioè la metà della popolazione, quella che porterebbe Lula alla sua terza presidenza. Un paese dove le forze di sicurezza sono state artefici dell’omicidio dell’attivista e consigliera municipale di Rio, Marielle Franco, perché da donna di sinistra, da lesbica, si batteva per i diritti delle donne, dei “negri”, della gente che vive nelle favelas, permanentemente oppressi e maltrattati dalle forze d’assalto. Le stesse che si sono dichiarati, senza che nessuno glielo avesse chiesto, a favore dell’arresto di Lula. Proprio la settimana scorsa un convoglio elettorale dell’ex presidente veniva assaltato con armi da fuoco, cosa passata sotto silenzio. Forse perché oggi in Brasile non c’è più bisogno dei militari per prendere il potere illegalmente…
Fonti: falandoverdades.com.br, veja.abril.com.br, noticias.uol.com.br, stf.jus.br