di Marco Marano
Presentato il rapporto del Rojava Information Center che raccoglie i dati sulla ripresa degli attacchi relativi alle cellule dormienti dell’Isis, risvegliatisi dopo l’occupazione turca dell’ottobre scorso.
Bologna, 29 gennaio 2019 – Si chiama Robin Fleming il ricercatore che ha presentato lunedì scorso i dati del rapporto del Rojava Information Center attraverso cui è possibile conoscere i numeri inerenti alla rinascita dell’Isis sul territorio, nella Siria nord-orientale, ribattezzata Rojava. I grafici mostrano come da gennaio a settembre 2019 vi sia stata una graduale diminuzione degli attacchi delle cellule dormienti Isis ed un corrispettivo aumento dei raid anti-Isis. Tendenza questa annullata dopo l’invasione turca di ottobre che ha determinato la ripresa delle azioni terroristiche jihadiste.
Come la Turchia ha rimesso in gioco l’Isis
La sconfitta militare dell’Isis in Siria, come tutti sanno, è stata determinata dalle cosiddette Forze Democratiche Siriane (SDF), l’esercito inizialmente addestrato e rifornito dagli Usa per combattere l’Isis sul territorio, per poi essere abbandonato da Trump, garantendo l’occupazione turca di ottobre 2019. Le SDF sono guidate dalle unità di protezione curda, ma formate da uomini e donne di tutte le confessioni religiose e delle varie etnie presenti nell’autoproclamata Rojava.
Se la sconfitta militare del sedicente Stato islamico è maturata durante il 2018, l’anno dopo in qualche modo essa è stata certificata e formalizzata. Ma la disfatta dei fronti militari non vuol dire la fine dell’organizzazione terroristica jihadista poiché chi non è stato ucciso o arrestato, ha cercato la fuga verso il confine turco, per unirsi a quella che poi diventeranno le milizie usate dal “sultano” turco Erdogan per l’occupazione di ottobre.
Altri si sono inabissati, disperdendosi tra le campagne di Deir-ez-Zor, per formare le cosiddette cellule dormienti. Queste hanno prodotto attacchi contro le SDF per tutto il 2019. C’è da dire che già dall’occupazione di Afrin gli affiliati in fuga e pezzi di queste cellule hanno formato le milizie usate dalla Turchia per ambedue le operazioni di saccheggio e sostituzione demografica.
I dati generali del rapporto statistico
I parametri individuati per elaborare lo studio sono stati i seguenti: attacchi delle cellule Isis, morti causati dagli attacchi Isis, Incursioni anti-Isis delle SDF, arresti degli affiliati Isis. Vediamo i numeri in generale… Nel 2019 c’è stato complessivamente un aumento degli attacchi delle cellule Isis del 722 percento, causando la morte di 406 persone, ma hanno anche generato anche 906 incursioni SDF verso le cellule dormienti, per un totale di 581 arresti.
La ripresa dell’Isis sul territorio
La fotografia che attraverso i numeri fa il RIC rispetto alle azioni di guerra sul territorio, mostrano un andamento che da dicembre a settembre 2019 sottolinea il quasi completo annientamento delle pretese belliche e terroristiche delle cellule. E’ da ottobre a dicembre, cioè con l’occupazione di quel corridoio in Rojava, chiamato zona cuscinetto, che quell’impressionante dato del 722 percento in più di attacchi jihadisti prende forma.
La declinazione numerica di questa situazione ci dice che il numero di incursioni SDF anti-Isis è sceso del 77 percento. Dopo i 139 attacchi documentati in maggio, le SDF hanno aumentato il numero di incursioni producendo un altrettanto sostanzioso calo delle azioni delle cellule dormienti. Così arriviamo a settembre con il punto più basso di azioni Isis: 51 attacchi che hanno causato solo, è il caso di dirlo, 12 morti.
Dall’occupazione turco-jihadista di ottobre fino a dicembre 2019 tutti i progressi fatti negli ultimi due anni sono stati annientati, dato che l’Isis cresce dove c’è instabilità. Così, a fine dicembre le incursioni anti-Isis sono state inesistenti, dato che quelle cellule hanno contribuito ai saccheggi con i loro “fratelli” miliziani, supportati dalle incursioni aeree turche.
FONTE: Rojava Information Center
Grafici: RIC
Credits: AFP