di Marco Marano
Quasi duemila persone si sono ritrovate tra una riva e l’altra del fiume Suchiate che fa da confine tra Guatemala e Messico.
Bologna, 24 gennaio 2020 – Erano rimasti per giorni fermi sul passaggio che collega il Guatemala al Chiapas messicano, dopo essere partiti dall’Honduras il 14 novembre. Così, la carovana di duemila persone circa, in maggioranza honduregni appunto, ieri ha deciso di varcare il fiume Suchiate, per entrare in Messico. Per giorni, neonati, bambini e giovani hanno sofferto per la mancanza di acqua e cibo, l’esasperazione ha fatto il resto…
Le maniere forti per respingere
Il ministero degli Esteri honduregno aveva inviato, giorni prima, una missiva ai governi dei tre paesi coinvolti, Messico, Guatemala e Usa, per invitare le autorità al rispetto dei diritti umani. Un invito non del tutto accolto dal governo messicano che per respingere uomini, donne e bambini ha utilizzato le maniere forti. Da fonti honduregne si è saputo che i migranti che ieri sono stati rimpatriati ammontano a 675, tra cui famiglie con bambini, adulti e minori non accompagnati.
La tensione si è alzata nel pomeriggio, intorno alle 15,00, dopo che la maggioranza dei migranti aveva rifiutato l’offerta della Commissione messicana per l’assistenza ai rifugiati (Comar) di registrarsi presso l’Istituto Nazionale per le Migrazioni (INM), per essere trasferiti in un centro per richiedenti asilo.
Così sono iniziati gli scontri tra la Guardia Nazionale messicana e tutta quella gente che era riuscita ad oltrepassare il fiume dalla città guatemalteca di Ayutla, per arrivare in Chiapas, nella città di Ciudad Hidalgo. Oltre al contato con la Guardia Nazionale, nei concitati momenti di tensione, sono stati lanciati gas lacrimogeni tra le urla di donne e bambini terrorizzati.
La rabbia degli ultimi
Alcuni sono stati arrestati poiché privi di documenti, altri si sono arresi spontaneamente, in molti hanno cercato rifugio tra le alture… Poi ci sono stati quelli che per protesta si sono seduti davanti agli agenti, non avendo del resto altre opzioni. “Dove sono i diritti umani?” Si sentiva urlare dalla gente, in quel caos infernale.
Rabbia e urla si accavallavano mentre le autorità INM del Messico, insieme alla Guardia Nazionale cercavano di raccogliere e indirizzare le persone sugli autobus messi a disposizione del governo messicano.
L’imbarazzo messicano tra un respingimento e l’altro
Una situazione questa che continua a mettere in imbarazzo il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador (AMLO), poiché il suo programma politico di sinistra prevedeva una umanizzazione dei processi migratori, mentre dall’inizio dell’estate scorsa si è dovuto inginocchiare davanti ai ricatti americani, che hanno imposto lacrime e sangue, nel senso proprio del termine.
AMLO, tra un respingimento e l’altro, sta cercando di ri-orientare il suo messaggio, segnalando che il rispetto delle leggi nel Messico di oggi, vuol dire comunque rispetto dei diritti umani…
FONTI: El Heraldo, La Jornada
Immagine in evidenza: Victor Camacho
Credits: AFP, Getty Images,