di Marco Marano
Con l’occupazione turca della Siria del Nord, il campo profughi di al-Hol, dove sono rinchiusi migliaia di jihadisti, potrebbe rappresentare il luogo di riorganizzazione militare dell’Isis.
Bologna, 8 ottobre 2019 – La notizia dell’invasione turca della Siria del nord la si attendeva da tempo. Era nell’aria da mesi, da quando il “sultano” Erdogan ha occupato il cantone nord siriano di Afrin, che attraverso nuove milizie armate, composte dai pezzi in fuga dell’Isis, partner per anni della Turchia, ha imposto la pulizia etnica contro i residenti curdi. Così, adesso si prepara all’occupazione dell’intera regione grazie al lasseiz passer dell’inquilino della Casa Bianca, la quale per anni, con Obama, ha legato un accordo con il popolo curdo per combattere l’Isis sul campo. E così è stato grazie alle organizzazioni militari curde YPG e YPJ prima e alle SDF poi, cioè quelle Forze Democratiche Siriane, nate con la Federazione del Nord della Siria, a cui hanno partecipato tutti i popoli presenti su quel territorio, oltre ai curdi: arabi, assiri, armeni…
Annientare il popolo curdo per far rinascere l’Isis
Ma se l’intento del “sultano” è quello di annientare con tutti i mezzi il popolo curdo, considerato un “popolo terrorista”, poiché da un secolo circa combatte per la propria autonomia identitaria, come ha fatto con Afrin, Erdogan rimetterebbe in circuitazione i tagliagole dell’Isis, prigionieri, con le loro famiglie, nel campo profughi di al-Hol.
Questo creerebbe non solo la riorganizzazione sul campo del sedicente Stato islamico, ma smonterebbe anni di guerra e martiri da parte dei popoli che hanno combattuto l’Isis. Per non parlare degli effetti a livello di caos che questa situazione rappresenterebbe per l’intero Medio Oriente.
La bomba ad orologeria del campo di al-Hol
La denuncia arriva forte e chiara dai dirigenti dell’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale, uscita fuori ieri, dopo l’annuncio di Trump, che lascia via libera alla Turchia di invadere la Siria, dopo che i militari americani hanno abbandonato il campo.
“Migliaia di combattenti dell’ISIS e le loro famiglie, bambini e donne sono controllati dalle forze democratiche siriane nel campo per rifugiati di al-Hol, che è considerato uno dei campi mediorientali più grandi e pericolosi nel mondo.”
Nel campo di al-Hol, c’è da dire, che oltre alle 3.295 famiglie dell’ISIS sono presenti 8.756 famiglie irachene, 8.906 famiglie siriane, 10.454 persone provenienti da tutto il mondo, per un totale di 71.658, tra cui sfollati e rifugiati. Le diverse nazionalità presenti, cioè quelle dei foreign fighters, sarebbero oltre sessanta.
“Il campo, che è considerato da molti una bomba a orologeria, è testimone di incidenti quotidiani, di omicidi, pugnalate e incendi e rappresenta una minaccia per le organizzazioni umanitarie e gli organi di sicurezza e amministrativi che gestiscono il campo. “
Il pericolo quindi è che se le Forze Democratiche Siriane non saranno più in grado di controllare il territorio, quel campo diventerebbe il luogo naturale di riorganizzazione dell’Isis, magari sotto altre denominazioni, come è avvenuto ad Afrin.
Un tribunale internazionale che nessuno vuole
“Se Erdogan dovesse invadere le aree governate dall’Amministrazione Autonoma, il caos si diffonderà e la regione sarà difficile da controllare. Nel campo di al-Hol, l’ISIS sarà in grado di riordinare le proprie carte e di iniziare una nuova fase nella sua organizzazione (…) La Comunità internazionale deve assumersi le proprie responsabilità. Ribadiamo il nostro appello a tutte le parti interessate agli affari siriani ad assumersi le loro responsabilità morali e umanitarie, che includano il rimpatrio di cittadini e famiglie straniere nei loro paesi di origine. È necessario istituire un tribunale internazionale nella Siria settentrionale e orientale per processare i membri dell’organizzazione terroristica ISIS, conformemente alle leggi internazionali e ai principi dei diritti umani”.
Ma un processo internazionale è proprio quello che Erdogan e tutti gli altri attori in campo non vogliono…
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