Si organizza la resistenza al confine con la Turchia: previsto un massacro

di Marco Marano

Da una parte e dall’altra del confine turco iniziano i movimenti di truppe e armamenti in attesa dello scoppio di questa nuova guerra in terra siriana, nell’assoluto e “assordante” silenzio dei paesi occidentali.

72268315_10220974107413181_7008608490667114496_nBologna, 9 ottobre 2019Il primo convoglio turco a posizionarsi sul confine con la Siria si è mosso nelle prime ore del mattino di oggi e riguarda circa 100 veicoli  che hanno trasportato alcune migliaia di mercenari dell’Esercito Siriano Libero, la milizia addestrata  dalla Turchia e finanziata dal Qatar.

Sono arrivati presso il Centro temporaneo di Akçakale, che era stato evacuato l’anno scorso, presso un distretto della provincia di Şanlıurfa nel sud-est della Turchia. I mercenari erano distanza a Kilis dalla regione siriana di Azez, da lì sono rientrati in Turchia al confine in vista della nuova campagna di occupazione e pulizia etnica. Presumibilmente, come è successo per l’occupazione di Afrin, saranno loro a partire per primi, con l’appoggio dell’aviazione turca.

La resistenza curda si prepara alla guerra

20191009-20190314-b2b10b6a-image-jpga8b45c-imageDal portale Rojava Network,  riportiamo le considerazioni del comandante delle Forze Democratiche Siriane Mazloum Abdi, il quale ha ribadito che la Turchia dovrà attendersi una grande resistenza da parte loro: “Siamo stati in guerra per sette anni e saremo in grado di continuare la guerra per altri sette anni (…) Invitiamo il popolo americano a fare pressione sui suoi leader politici e militari affinché fermino l’attacco turco che porterà a massacri (…) Stiamo ora considerando di collaborare con il presidente del regime siriano, Bashar al-Assad, per combattere le forze turche. Questa è una delle opzioni che abbiamo sul tavolo…”

Migliaia di jihadisti dell’Isis pronti a rientrare in guerra

20191009-tr-jpg6b4075-imageA ciò si aggiunge il tema dei prigionieri dell’Isis detenuti nel campo di al-Hol, le cui forze militari SDF sono impegnate al loro controllo:  “I combattenti delle forze democratiche siriane incaricate di controllare migliaia di prigionieri dell’ISIS si stanno dirigendo verso il confine in vista dell’atteso attacco da parte delle forze turche”. Le SDF detengono 12.000 jihadisti ISIS, di queste 2000 sono mercenari stranieri e i restanti 10.000 sono iracheni e siriani.

La strategia turca di pulizia etnica

190910064410-01-syria-al-hol-isis-exlargeCNN2Naturalmente una occupazione in grande stile della Siria del Nord pone la gestione di quei 12000 jihadisti in secondo piano. Questo significa che se nelle intenzioni di Erdogan c’è l’obiettivo di trasferire nell’area occupata un milione di profughi siriani, attualmente rifugiati in Turchia, si verrebbe a creare una situazione simile a quella di Afrin.

Dall’Ufficio di presidenza del “sultano” Erdogan, infatti,  arriva questa nota, pubblicata da Al Jazeera: “La Turchia intende creare una zona sicura  per riportare milioni di rifugiati sul suolo siriano”

E’ l’idea di una vera e propria pulizia etnica, nei confronti dei popoli che abitano il Rojava, gestita dalle milizie dell’Esercito Siriano Libero attraverso la violenza, gli omicidi, le torture e i rapimenti.

Quei martiri che gridano vendetta

093749_081215_qamislo-nerinin-berindar-e280ab283480013029e280ac-e280abe280acL’Unione delle comunità del Kurdistan (KCK) ha rilasciato una nota: “I popoli della regione, che hanno più di 10 mila martiri e 20 mila feriti, sono sotto l’attacco dello Stato turco che sostiene l’ISIS (…) In questo modo viene garantito lo stato turco sostenitore dell’ISIS, mentre vengono puniti i popoli della Siria settentrionale, che hanno dato più di 10 mila martiri e le cui città sono state distrutte. I nostri popoli si trovano di nuovo di fronte agli interessi gelidi della modernità capitalista (…) Oltre ai curdi, i popoli della Siria settentrionale – arabi, siriaci e tutti gli altri – hanno resistito agli attacchi dei mercenari e hanno costruito le loro aree di vita libere e democratiche (…) La Turchia ha il solo scopo di demolire il sistema democratico, spostare la gente e insediare mercenari e le loro famiglie nelle aree occupate, come ad Afrin”.

FONTI: ANF, Rojava Network; Al Jazeera

Immagine in evidenza: ANF

Credits: ANF

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