di Marco Marano
Il Procuratore dei diritti umani guatemalteco chiede l’impeachment del Ministro degli Interni a causa dell’accordo incostituzionale firmato venerdì scorso con gli Usa, per dichiarare il paese “sicuro” ad accogliere i richiedenti asilo che la Casa Bianca non vuole. Intanto esce un rapporto Global Witness che fa luce su corruzione e impunità del governo Morales, dichiarando il paese centroamericano il più pericoloso del mondo per gli omicidi degli attivisti che difendono le terre natie.
Bologna, 30 luglio 2018 – Si chiama Jordán Rodas, è il Procuratore per i diritti umani (PDH). Ieri ha denunciato alla Corte Costituzionale il Ministro degli Interni Enrique Degenhart di aver sottoscritto un accordo con la Casa Bianca, per dichiarare “paese terzo sicuro” il Guatemala, così come imposto da Trump, in modo tale che i richiedenti asilo di Honduras e El Salvador, possano lì chiedere l’asilo politico. Una decisione che la Costituzione avoca al Parlamento.
Per tali ragioni Rodas chiede l’annullamento del provvedimento e lo stato di impeachment del ministro. Una situazione che ora dopo ora sta montando verso un conflitto istituzionale, ma anche sociale, che mette l’accento sulle dinamiche di conduzione del potere sempre più illegittime.
La denuncia
Una denuncia, quella del Procuratore per i diritti umani, che viene dopo la censura della stessa Corte Costituzionale, avvenuta la settimana scorsa, nonché dopo l’allarme lanciato da parecchi costituzionalisti sull’illegittimità dell’atto. In pratica, secondo il dettato costituzionale qualsiasi accordo di cooperazione internazionale deve essere votato dal Congresso della Repubblica guatemalteca. Quindi né il Presidente né un suo ministro hanno le competenze per firmare un simile provvedimento. Non solo, ma per dichiarare una nazione “paese terzo sicuro”, questa deve garantire dei parametri di sicurezza sociale che il Guatemala è lontano dal possedere.
Rodas : “Gli standard internazionali stabiliscono i requisiti che uno Stato deve avere per essere un paese sicuro, con condizioni minime di sicurezza per ospitare quelle persone che cercano rifugio negli Stati Uniti, e che il Guatemala non possiede (…) Se non possiamo dare sicurezza, istruzione, alimentazione, salute o altro ai guatemaltechi, come le daremo a persone di altre nazionalità? Questo è irreale…”
Le manipolazioni di un governo post-democratico
Intanto, i ministri del governo del Presidente Jimmy Morales, si alternano in varie conferenze stampa per rassicurare il popolo della bontà di questa operazione. Dapprima i viceministri poi lo stesso Ministro degli Interni e la Ministra degli Esteri Sandra Jovel.
Innanzitutto questi pongono l’accento sul fatto che dal punto di vista costituzionale il Presidente può demandare il compito di firma ai Ministri degli interni o a quello degli esteri. Cosa vera, ma prima, comunque, un accordo internazionale deve essere ratificato dal Congresso.
Questo tipo di comunicazione pubblica, delle mezze verità o delle verità transitive, la ritroviamo, in questo momento storico, in varie parti del mondo: dall’Italia agli Stati Uniti, dal Brasile all’Ungheria, e connota i relativi governi, come post-democratici, poiché aggirano le regole costituzionali con leggi liberticide. Questo, fino a quando, non riescono a cambiare le rispettive costituzioni a colpi di maggioranze parlamentari, così come ha fatto Orban, appunto…
Una faccia e il suo opposto
Ma la narrazione post-democratica diventa sempre più irreale nel momento in cui il governo guatemalteco sottolinea che Trump non ha obbligato il Guatemala a nessuna decisione non voluta. L’accordo, dicono, non riguarda la dichiarazione di “paese terzo sicuro” ma è un normale patto di cooperazione. Peccato che lo stesso Trump abbia annunciato che il Guatemala si sia dichiarato “paese terzo sicuro”.
Poi, però, i contestatori di questo provvedimento sono quelli che minacciano la stabilità del popolo poiché se quell’accordo non veniva firmato gli Usa avrebbero messo delle tasse sulle rimesse che i guatemaltechi inviano da lì ai parenti.
Infine, per incoraggiare il popolo ad accettare questo atto illegale, i ministri del governo Morales hanno anche annunciato che grazie a questo accordo i guatemaltechi avranno il privilegio di poter andare a lavorare nel paese a stelle e strisce, grazie a qualche migliaio di visti per lavoro stagionale nel settore dell’agricoltura, con un impegno più strutturato verso le attività di servizi.
Le proteste degli studenti
Se da un lato questa vicenda sembra uno psicodramma surreale, dall’altro vi è stata la convocazione, in prima seduta ieri e in seconda oggi, del Congresso della Repubblica, per ratificare l’accordo. Ma questo non nella sua sede naturale ma presso il Musac, Museo dell’Università di San Carlos, nella capitale Città del Guatemala.
Gli studenti democratici non si sono fatti scappare l’occasione per occupare e impedire l’accesso ai parlamentari… Essi accusano il presidente e i suoi due principali ministri di usare questo provvedimento per difendersi dalle impunità del sistema corruttivo. Allo stato attuale la struttura è ancora presidiata.
Il rapporto Global Witness
Ma non possiamo concludere questo viaggio in Guatemala senza aver citato il rapporto Global Witness, che descrive approfonditamente come il sistema corruttivo e le relative impunità abbiano fatto scempio delle risorse naturali nelle terre ancestrali dei nativi del Guatemala. Non solo. Secondo il rapporto nel paese esiste un vero e proprio sistema istituzionale di intimidazione, che ha determinato il primato degli omicidi nei confronti degli attivisti che si battono per il rispetto del territorio e degli abitanti, i quali non possono essere esautorati dalle decisioni da prendere nelle terre dove sono nati.
FONTI: La Hora, Prensa Libre, Al Jazeera, Global Witness
Immagine in evidenza: Noé Medina
Credit: AP, AFP, Edwin Bercian _EPA. Prensa Libre: Andrea Orozco, Carlos Álvarez, Dalia Santos