di Marco Marano
Dalle rivelazioni che continuano ad uscire fuori dal sito Intercept si aggiungono particolari sconvolgenti sulle accuse costruite ad arte con l’unica documentazione di supporto relativa ad un articolo giornalistico del 2010, che nulla aveva a che fare con Lava Jato, ma che cercava di infangare la figura dell’allora presidente. Intanto da più parti si chiedono le dimissioni di Moro, il vero corrotto della situazione, in attesa della riunione d’urgenza della Corte Suprema il 25 giugno e del parlamento il giorno dopo.
Bologna, 13 giugno 2019 – La Camera dei Deputati ha fissato per il 26 giugno la data per l’audizione del ministro della Giustizia Sérgio Moro, per chiarire i dialoghi pubblicati nelle rivelazioni del sito web Intercept Brazil, in cui lui e il procuratore generale Delantal Dallagnol costruiscono un vero e proprio complotto per fare arrestare Lula, per impedirgli di candidarsi alle Presidenziali dello scorso anno e per impedire ad Haddad, candidato della sinistra vicino a Lula di avere visibilità durante la campagna elettorale…
Mentre il giorno prima, il 25 giugno, sarà la Corte Suprema a riunirsi d’urgenza, per decidere la scarcerazione dell’ex presidente imprigionato ingiustamente, dopo un golpe istituzionale avviato nel 2016 dal Parlamento, con la defenestrazione anticostituzionale della presidentessa Dilma Rousseff, ed il pezzo giudiziario del complotto, orchestrato da Sergio Moro, per questo diventato ministro della giustizia. In questo momento le pressioni sul ministro del governo Bolsonaro aumentano ogni giorno, con le richieste, da più parti, di dimissioni.
Dalle rivelazioni, che ancora non sono state tutte rese pubbliche, si individuano legami e ingerenze sia da parte degli Stati Uniti che direttamente dello staff di Bolsonaro prima di essere eletto. Notizie che dovrebbero essere pubblicate tra qualche giorno e che si rivelano esplosive…
Come incastrare Lula?
Per incastrare Lula, in modo da farlo uscire dalla scena politica, hanno costruito ad arte l’accusa di aver ricevuto un appartamento triplex sulla spiaggia, da un appaltatore, come contraccambio per aver facilitato contratti multimilionari con la compagnia petrolifera statale Petrobras, quella dello scandalo Lava Jato.
In questo modo l’inchiesta su Lula è passata per competenza alla Task Force di Curitiba a cui è stata affidata l’intera inchiesta Lava Jato, al cui comando c’è proprio Delantal Dallagnol: senza questo collegamento, non poteva esserci accusa. Su questo, il comitato d’affari formatosi tra Giudice federale, che secondo la costituzione brasiliana, deve mostrarsi autonomo, e il giudice inquirente, con cui non possono essere scambiate informazioni con il magistrato federale, hanno lavorato in modo estenuante…
“Come negli Stati Uniti, il sistema di giustizia penale del Brasile utilizza il modello accusatorio, che richiede la separazione tra l’accusatore e il giudice. Sotto questo modello, il giudice deve analizzare le accuse di entrambe le parti in modo imparziale e disinteressato”.
Ma come fare per inventare una accusa senza prove? E’ l’angoscia più grande di Dallagnol, manifestata a Moro, che esce fuori dalle intercettazioni. Il futuro ministro lo rincuora, poiché viene individuato un articolo di “O Globo” del 2010, il network brasiliano che ha preso parte attiva in ambedue le fasi del golpe.
Di seguito pubblichiamo pezzi del report di Intercept…
Non ci sono documenti, basta un articolo
“Nei documenti, Dallagnol, il procuratore capo di Lava Jato, ha espresso preoccupazione per i due elementi più importanti del caso dell’accusa. La loro incriminazione a Lula è stata di ricevere un appartamento triplex sulla spiaggia dall’impresa di costruzioni Grupo OAS come mazzetta in cambio di aver agevolato milioni di dollari in contratti con Petrobras, ma mancavano prove documentali solide per dimostrare che l’appartamento era di Lula o che aveva mai facilitato qualsiasi contratto. Senza l’appartamento, non c’era nessun caso, e senza il collegamento di Petrobras, il caso sarebbe caduto fuori dalla loro giurisdizione, in quella della divisione di San Paolo della Procura della Repubblica…”.
“L’articolo è stato il primo a menzionare pubblicamente Lula possessore di un appartamento a Guarujá, una città costiera nello stato di San Paolo. L’articolo di 645 parole, pubblicato anni prima dell’inizio dell’indagine sull’autolavaggio, non menziona l’OAS o la Petrobras e copre invece il fallimento della cooperativa di costruzione dietro lo sviluppo e come potrebbe avere un impatto negativo sulla data di consegna del nuovo appartamento per le vacanze di Lula”.
“L’articolo è stato presentato come prova e, nella sua decisione di condannare Lula, Moro ha scritto che l’articolo di O Globo “è abbastanza pertinente da un punto di vista probatorio.” Ma gli avvocati della difesa di Lula contestano che fosse il proprietario di un triplex, sostenendo invece che ha acquistato un appartamento di livello più basso su un piano inferiore, e l’articolo di O Globo non ha presentato documentazione comprovante il contrario”.
“Inoltre, c’è una piccola, ma rivelata incoerenza tra l’articolo di O Globo e le affermazioni del procedimento giudiziario relative al triplex. L’articolo stesso mette l’attico di Lula nella Torre B, e osserva anche che la Torre A deve ancora essere costruita nel momento in cui l’articolo è stato scritto: “La seconda torre, se costruita secondo i progetti, completata nei primi anni 2000, potrebbe finire parte della gioia di Lula: l’edificio sarà di fronte alla proprietà del presidente, ostruendo la sua vista sull’oceano a Guarujá. “Ma i pubblici ministeri hanno sostenuto che Lula possedeva il triplex sulla spiaggia nella Torre A. Senza notare questa contraddizione, l’articolo 191 della citazione cita il Articolo di O Globo: “Questo articolo spiegava che l’allora presidente LULA e [sua moglie] MARISA LETÍCIA avrebbero ricevuto un attico triplex, in vista del mare, nella suddetta impresa”.
“I procuratori dell’autolavaggio hanno usato l’articolo come prova che il triplex apparteneva alla famiglia presidenziale, ma incriminato e condannato Lula su un triplex in un altro edificio, dimostrando che l’inchiesta era imprecisa sul punto centrale del loro caso: l’identificazione della tangente che Lula avrebbe presumibilmente ricevuto dal contraente”.
FONTE: Intercept
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