Cala l’oblio sui crimini della Turchia ad Afrin

di Marco Marano

Il Consiglio Democratico Siriano ha pubblicato un rapporto dettagliato sui crimini di guerra commessi dall’esercito turco e dai loro associati jihadisti, da quando è iniziata l’aggressione di Afrin che ha portato all’occupazione della città.

dyummfmx4aadvlcBologna – Da quel  20 gennaio, giorno in cui sono iniziati gli attacchi turco-jihadisti in Rojava, che hanno portato alla presa di Afrin, si è ripetuto il copione di sempre con violenze, torture, stupri, saccheggi in una logica di vero e proprio genocidio. La strategia violenta della dittatura turca ha avuto come obiettivo quello di ridefinire la dimensione demografica di quel territorio. Così, il Consiglio Democratico Siriano, ripreso dall’agenzia stampa kurda ANF, ha deciso di pubblicare un rapporto su tutte le nefandezze perpetrate dalle forze di occupazione.

Si tratta dell’unico resoconto completo sulle strategie di annientamento turche nel nord della Siria, che rivela un serio problema legato alla circuitazione delle informazioni sulla situazione della popolazione di Afrin. Già, perché sembra che questa tragica situazione, sia caduta nell’oblio

Un nuovo modello per il Medio Oriente che fa paura

Picture2_71“I popoli che vivevano ad Afrin sono stati sottoposti a violenti e barbari assalti da parte delle forze d’invasione che partecipano alla cosiddetta operazione “Ramo d’ulivo. Condanniamo questa violazione e sosteniamo tutte le famiglie che sono vittime di queste violazioni dei dirittiCondanniamo le barbare pratiche dello stato turco occupante contro tutto il popolo siriano. Siamo preoccupati per la vita dei cittadini rapiti e chiediamo alla comunità internazionale di adempiere ai suoi doveri e alle sue responsabilità.”

E’ questo un passo del rapporto pubblicato ieri dal Consiglio Democratico Siriano, il braccio politico delle Forze Democratiche Siriane, cioè l’apparato militare che nel 2015 unificò le unità di combattimento kurde, YPG e YPJ, con altri gruppi militari afferenti a diversi ceppi etnici, come assiri e arabi.

Tale unificazione preannunciava la nascita della “Federazione del Nord della Siria” avvenuta nel dicembre del 2016, che vedeva i suddetti gruppi etnici condividere il progetto kurdo del Rojava, fondato su un nuovo modello sociale per il Medio Oriente: confederazione democratica dal basso, organismi territoriali come luoghi decisionali, sistema pluriconfessionale e multilinguistico, diritti inalienabili per tutti e soprattutto il protagonismo del mondo femminile su cui ruota tutto il sistema confederale.

La lista degli orrori

  • Ridefinizione demografica del territorio.
  • Bombardamenti degli insediamenti civili ad Afrin e demolizione di appartenenti dei residenti.
  • Pianificazione dei bersagli civili tramite bombardamento aereo e da terra.
  • Torture, stupri ed esecuzioni sommarie.
  • Distruzione dei luoghi storici.
  • Saccheggi dei beni di famiglie in fuga.
  • Arresti e sparizioni.
  • Costrizione ad abbracciare l’Islam.

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E’ questa la lista degli orrori perpetrata con scientificità dall’alleanza turco-jihadista che ha invaso Afrin, in perfetta linea con le pratiche dell’Isis, adottate in questi anni nelle occupazioni di Siria e Iraq. Questo è un altro degli aspetti più tragicamente grotteschi di questa vicenda, proprio perché ignorata dalla stampa mainstream e dalla comunità internazionale. Perché quelle che i kurdi chiamano “bande”, cioè i miliziani jihadisti alleati alla Turchia, sono entrate dentro l’Esercito Siriano Libero, che nel 2011 si formò con i disertori dell’apparato bellico di Assad. Uomini dell’Isis in fuga, pezzi di al-Qaeda hanno indossato le divise dell’ESL, mimetizzandosi inizialmente nei combattimenti di terra contro le Forze Democratiche Siriane. Una volta entrati ad Afrin, hanno gettato la maschera, adottando le loro solite pratiche dedite al sadismo.

La sostituzione demografica di un popolo

mercenari-turchiI dati segnalati nel rapporto del Consiglio Democratico Siriano parlano chiaro: tra i civili sono stati uccisi 56 donne, 55 uomini e 46 bambini e feriti, di cui sono state confermate le identità, 104 donne e 150 bambini, con un totale di 448. Gli sfollati in zone sicure sono stati 300mila, suddivisi in campi profughi tra Til Rifat, Shehba, Sherawa, Nubil e Zehrai, Heleb e Manbij.

Leggiamo dal rapporto:“Il Comune popolare di Shehba ha allestito un campo nella provincia di Fafin con il sostegno di Amministrazione del Cantone di Afrin, Heyva Sora Kurd e alcune organizzazioni umanitarie. Mentre 850 tende sono state allestite in questo campo, l’assistenza fornita ai cittadini in questi campi non soddisfa i bisogni”.

efrin-esercito-libero-siriano-afp-lapresseE’ in questo contesto in cui rientra la cosiddetta “Turkificazione” del territorio di Afrin, cioè la strategia del governo turco di trasformare la struttura demografica del territorio. Così le bande jihadiste hanno “sfollato” centinaia di migliaia di persone dai loro villaggi, impossessandosi dei loro beni, saccheggiando i villaggi, subentrando nelle loro case, laddove non sono state incendiate.

Due interi villaggi, Ikbis e Moska, nel distretto di Shiyê e Cindirêsê, sono stati letteralmente trasformati nella loro dimensione demografica. Il distretto di Kefer Cenê è stato completamente “arabizzato”, mentre  in quello di Kefer Sefrê sono state collocate almeno 300 famiglie dei miliziani jihadisti. Così come in tanti altri villaggi: chi non è riuscito a fuggire è stato costretto a restare, sottostando a crudeltà di vario genere: in pratica rapiti in casa loro.

Le bande jihadiste hanno cambiato i nomi delle strade, in lingua turca e araba. Gli yazidi sono stati costretti ad abbracciare la religione musulmana e le donne ad indossare il velo. E ancora, ai cittadini non è stato permesso recuperare i corpi dei loro parenti che hanno perso la vita negli attacchi. E mentre saccheggiavano e rubavano,  le bande jihadiste si sono pure “divertite” a stuprare le donne, tagliare alcune teste, torturare gli uomini. Ma hanno fatto altro, come aver infierito sul cadavere della combattente kurda Emîna Mustefa Umer, il primo febbraio.

Un genocidio tra barbarie e sadismo

15est2-afrin-afplapresseI jihadisti tagliagole, in un paio di mesi, sono riusciti a rinverdire i fasti del sedicente Stato islamico grazie ad un furioso bombardamento dell’esercito regolare turco, sia aereo che da terra con i carri armati Leopard, venduti dalla Germania. Vi è stata una accurata pianificazione di bersagli civili, non solo abitazioni ma anche miniere, convogli, scuole, ospedali, centrali elettriche, riserve di acqua. Hanno fatto saltare in aria siti religiosi e aree archeologiche.

42265889_401Dal rapporto del Consiglio Democratico Siriano: “L’occupazione di Afrin dovrebbe essere considerata illegale, poiché contraria al diritto internazionale. Bisogna fare pressione su tutte le forze di occupazione per ritirarsi dai territori occupati, in particolare Afrin. L’esercito turco occupante non ha alcuna legittimità, la sua azione è contraria a tutte le risoluzioni ONU…”.

Il Consiglio chiede di sapere che fine hanno fatto le persone rapite, e che vengano subito rilasciate; chiede la composizione di un comitato composto dalle organizzazioni dei diritti umani e dei diritti delle donne nella regione, che sia indipendente, completamente imparziale e trasparente. Inoltre viene chiesta la restituzione dei beni saccheggiati, ma anche fermare la “politica demografica”, e costringere lo Stato turco, attraverso gli organismi internazionali, a pagare i danni alle persone e a ricostruire l’economia dei luoghi distrutti.

Fonte ANF – Credits La Presse

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