di Marco Marano
L’ennesima vergogna italiana prende avvio oggi: il Giro d’Italia parte da Gerusalemme, mentre i cecchini al confine sparano sulla gente inerme. Per la prima volta nella storia la “grande festa di maggio” si macchia di sangue.
Bologna – E’ fatta dunque, il Giro d’Italia oggi parte da Gerusalemme. La Rcs Media Group ha imbarcato nei suoi conti correnti alcuni milioni di euro, prevalentemente usciti dalle tasche di privati, ma con la sapiente regia del corrotto primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Infatti è stato lui a far correggere la denominazione della prima tappa eliminando la parola Est da Gerusalemme.
La peggiore rappresentazione di una Italia senza ritegno
Così, per quella barca di milioni, gli organizzatori “speculatori” del Giro d’Italia hanno svenduto la decisione del governo italiano di non schierarsi con Trump ma con l’Unione Europea, a proposito dello spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, che avverrà tra qualche giorno.
L’Italia ciclistica si schiera dunque con i falchi israeliani, legittimando Gerusalemme come capitale unica dello Stato di Israele, in spregio alla risoluzione ONU su due Stati, due popoli.
Naturalmente la Rai, in perfetto stile da MinCulPop, sta esaltando questa avventura vergognosa, utilizzando l’icona di Gino Bartali, dichiarato “Giusto tra le nazioni” per aver salvato durante la seconda guerra mondiale diversi ebrei dai campi di sterminio.
Loro, gli squali dell’organizzazione che edita la Gazzetta dello Sport, hanno subito dichiarato che lo sport elimina ogni barriera politica…
Gli squali italiani che fanno soldi sporchi di sangue
Peccato però che proprio oggi, mentre il Giro fa la sua bella crono individuale da 10 chilometri, altri morti palestinesi, sparati dai cecchini israeliani, si propongono di fare da contesto a questo inverecondo spettacolo.
Peccato anche che non una parola è stata detta dai pescecani della Gazzetta dello Sport su Alaa Al Dali, un ciclista palestinese di 21 anni, (foto in evidenza) che ha partecipato ai giochi di Giacarta, alla quale è stata amputata una gamba a causa di un proiettile ricevuto sulla gamba da un cecchino.
Peccato anche che in Italia il giornalismo mainstream non ha detto una parola su RelocateTheRace, il movimento nato in questi mesi per chiedere che il Giro d’Italia non partisse da Gerusalemme.
Peccato che siano caduti nel vuoto gli appelli di giuristi, intellettuali, sindacati, organizzazioni dei diritti umani finalizzati ad impedire che si possa fare una festa di sport a pochi chilometri da un territorio dove vige l’apartheid. Un territorio da cui non si può uscire, trasformando la striscia di Gaza in una prigione a cielo aperto.
Peccato che un evento storicamente così prestigioso diventi il biglietto da visita di un governo autoritario e corrotto, un governo che assassina deliberatamente gente inerme con il beneplacito della comunità internazionale, utilizzando i cecchini come in una normale azione di guerra…
Anche questa volta ci vergogniamo di essere italiani.