di Marco Marano
L’invasione della Turchia nel cantone siriano di Afrin è in atto grazie all’alleanza con i jihadisti di AlQaeda e dell’Isis.
Bologna – Sui tre lati che circondano il cantone kurdo di Afrin nel nord della Siria i combattimenti di terra si susseguono senza fine, qund’anche i bombardamenti aerei stanno mietendo vittime tra i civili al punto da determinare una crisi umanitaria, nel silenzio della comunità internazionale. Sempre di più infatti l’intento del sultano Erdogan, presidente-autocrate della Turchia, è quello di attuare una vera e propria pulizia etnica nei confronti del popolo kurdo, senza fare nessuna distinzione tra civili e soldati, tanto “sono tutti terroristi”.
La strategia turca nel nord della Siria
Alla base di questa strategia vi sono tre passaggi… Il primo è quello di annientare l’esperienza del Rojava come laboratorio di democrazia dal basso, pericoloso per le istanze di autonomia di quella parte del popolo kurdo che vive al confine nel sud della Turchia. In questa logica vi è il tentativo di cambiare i caratteri demografici di Afrin, con l’eliminazione dei kurdi per far posto a pezzi di popolo siriano rifugiatosi in Turchia, anche grazie al denaro dell’Unione Europea. Infine, vi sono le mire di un controllo strategico sul territorio da parte turca, attraverso la presenza dei qaedisti, e di superstiti dell’Isis, che dopo l’offensiva sul territorio sono fuggiti in Turchia.
I jihadisti al comando delle operazioni turche
Da una inchiesta sul campo dell’agenzia di stampa ANF emergono i particolari inquietanti dell’occupazione di terra operata dalla Turchia nel cantone di Afrin. In realtà sembra che il comando delle operazioni sia in mano proprio ai jihadisti dell’Isis e di Al-Nusra, ex Al-Qaeda.
All’inizio dell’occupazione la Turchia si era avvalsa del cosiddetto Esercito Siriano Libero, una organizzazione praticamente mercenaria che inizialmente si era presentata nello scenario bellico siriano per abbattere Assad. Una volta che sul campo, dopo appena una settimana, le unità di combattimento kurde, YPG e YPJ, hanno inferto colpi mortali con centinaia di vittime, l’Esercito Siriano Libero è stata sciolta nei fatti ma non nella forma. Questo perché le loro uniformi sono state indossate dai membri di Al-Nusra, che controllano ancora la città siriana di Idlib, ma anche dagli affiliati dell’Isis arrestati in Turchia e a Jarablus, dopo essersi dati alla fuga in seguito alla sconfitta subita sul campo proprio dalle unità combattenti kurde.
Con quelle uniformi sono loro che, malgrado non riescano ad entrare ad Afrin anche col supporto dell’aviazione turca, formano la cabina di regia dell’attacco al Rojava.
Fonti: Al_Jazeera, ANF
Credits: Al-Jazeera, Reuters