Erano due presidenti del Burkina Faso: il primo era l’ombra dell’altro. Poi ci fu il golpe e ucciso Sankara l’ombra scomparì, per far posto al nuovo presidente Compaoré. Una storia semplice, portata in tribunale dopo più di trent’anni. Così si è concluso il processo per l’assassinio, di un simbolo africano intramontabile: Thomas Sankara. Accusati erano i vertici del sistema di potere mantenuto in vita da Blaise Compaoré per ventisette anni grazie al rapporto fiduciario con la Francia.
di Marco Marano
Alla sbarra c’erano il luogotenente Blaise Compaoré , che prese il suo posto alla presidenza del paese, il capo della sua sicurezza Hyacinthe Kafando, il generale Gilbert Diendéré, uno dei capi dell’esercito che operarono il golpe del 1987, sacrificando la vita di Sankara. Oltre a loro altri dodici militari partecipanti all’evento delittuoso.
L’ergastolo agli autori del golpe
I tre principali accusati sono stati condannati all’ergastolo dal tribunale militare della capitale Ouagadougou, aprendo uno squarcio nella storia di questo paese africano martoriato, perché senza il supporto dei servizi di sicurezza francesi e statunitensi, difficilmente Compaoré sarebbe riuscito nel golpe contro il suo presidente. E ancora più difficilmente si sarebbe potuto insediare alla presidenza per 27 anni, senza la partnership sottoscritta con la Francia, conclusa nel 2014 dal presidente francese Hollande, che lo spedì in esilio ad Abijan, in Costa d’Avorio.
Le responsabilità dei mandanti
Questa verità storica fa emergere le responsabilità di chi realmente ordì il golpe contro Sankara. Le accuse, per cui erano stati chiesti trent’anni, sono state infatti confermate: attentato alla sicurezza dello Stato, occultamento di cadavere, complicità nell’assassinio. Solo 34 anni dopo si è potuto avere un processo con i principali responsabili del colpo di stato contro Sankara, dibattimento iniziato nell’ottobre del 2021, a cui gli accusati non hanno partecipa
Immagine in evidenza: AFP
Credit AFP
Fonti: France24/AFP