di Marco Marano
In seguito agli inequivocabili sondaggi che danno il Movimento per il socialismo vincitore al primo turno alle elezioni presidenziali del 18 ottobre, i partiti che fanno riferimento al governo golpista, che non è riuscito oltre a manipolare la scadenza elettorale, rimescolano le carte, imponendo l’uscita di scena della leader di carta, al prezzo di una protezione per i suoi “malaffari” di corruzione.
Bologna, 18 settembre 2020 – Le prime avvisaglie sulla situazione critica del governo golpista boliviano sono uscite fuori mercoledì, in seguito alla dichiarazione di uno dei leader del cartello politico della destra che sostiene la presidente de facto Jeanine Áñez.
Un candidato più credibile?
Enrique Siles, del partido Unidad Nacional (UN), per il dipartimento di Cochabamba, aveva ritirato il sostegno al cartello politico Alianza Juntos, che sosteneva la candidatura alle presidenziali del duo Jeanine Áñez, presidente, e Samuel Doria Medina, vice. A loro è stato chiesto formalmente di rinunciare a correre alla tornata elettorale. Questo perché, a pochi giorni dalle elezioni, ormai la presidente de facto è fuori gioco, e anche se i sondaggi sono impietosi per la destra golpista boliviana, meglio convergere le forze su Carlos Mesa, il candidato di Comunidad Ciudadana (CC).
Lo stesso Siles ha indicato il cambio di strategia, ammettendo che il cartello Alianza Juntos “non ha più la possibilità di sconfiggere il Movimento per il Socialismo”, cioè il partito di Evo Morales, presidente legalmente eletto e defenestrato nel novembre scorso dal golpe. Così il MAS si accinge a riprendersi il potere in Bolivia, grazie alla volontà popolare che sta spingendo il candidato socialista Luis Arce al 40,7 per cento, rispetto al 26,2 di Carlos Mesa, che è il contendente più a ridosso del potenziale vincitore.
La paura della destra golpista
Così Siles chiede l’unità di quella che già da adesso sarà l’opposizione di destra, cioè coloro che hanno compiuto il golpe insieme all’esercito. La paura è che questa destra golpista, appoggiata dai militari, dagli Stati Uniti e dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), non accetti il verdetto popolare, e con l’appoggio della comunità internazionale, possa fare un’altro colpo di mano…
Ieri, dunque, è arrivato l’annuncio di Jeanine Áñez: “Mi faccio da parte per il bene superiore, per evitare che il Movimento per il socialismo vinca le elezioni”. La Áñez aveva annunciato per prima, in gennaio, la l’intenzione di correre alle elezioni presidenziali. Attorno a lei si era formato appunto il cartello Alianza Juntos, che ha unito una serie di forze locali con la centralità del partito Unidad Nacional.
Tra rinuncia e accuse di corruzione
Una decisione obbligata quella della presidente de facto, anche perché su di lei pendono accuse a vari livelli, anche familiare, di attività corruttive di cui si è resa protagonista durante la sua presidenza de facto. In tal senso possibilmente la signora avrà chiesto garanzie di non essere lasciata sola…
FONTE Telesur
Immagine in evidenza: EFE