Il governo Bolsonaro verso il genocidio degli indigeni brasiliani

di Marco Marano

Sembra che non ci siano più dubbi sulla volontà di portare avanti un genocidio da parte della  presidenza Bolsonaro, denunciano i rappresentanti dei popoli indigeni, investiti prima dai saccheggiatori di Stato e poi dalla pandemia, favorita anch’essa dalle operazioni di estrazione illegale.

Bologna, 14 luglio 2020 – La rete dei popoli indigeni del Brasile, Articulación de los Pueblos Indígenas en Brasil (APIB), si è riunita domenica denunciando il genocidio pianificato dall’attuale Presidente brasiliano Jair Bolsonaro.

Il presidente genocida

Che nel XXI secolo il genocidio, anche in democrazie fragili, potesse essere uno strumento di programmazione etnico-politica, è cosa da fare venire i brividi. Ma così è nel Brasile del 2020, dove il presidente fascista Bolsonaro ha pianificato misure per annientare i popoli indigeni dalle loro terre ancestrali. Dalla disponibilità a favorire i “ladri della terra”, alla protezione anche armata dei “disboscatori”, per finire con la relativa corsa alle miniere anche di fortuna.

La totale eliminazione delle misure costituzionali di salvaguardia ambientale delle popolazioni indigene dell’Amazzonia, ha fatto il verso all’altra tragedia degli ultimi mesi: la pandemia. Secondo i dati APIB più di 12.000 indigeni sono stati infettati e 453 sono deceduti.

La vulnerabilità usata come un’arma di morte

La popolazione indigena è stata la più colpita in Brasile a causa del Covid-19, hanno ripetutamente denunciato le popolazioni indigene, anche perché il tema della vulnerabilità non è stato minimamente preso in considerazione da parte delle autorità.

Si perché il livello di vulnerabilità delle popolazioni indigene, che vivono praticamente allo stato di natura, cosa che impedisce di sviluppare anticorpi, è altissimo rispetto alle popolazioni urbanizzate. Invece il governo Bolsonaro si è mosso come se, contro i popoli ancestrali, volesse usare la vulnerabilità sotto forma di arma di distruzione di massa.

Chi parla di indolenza, chi di intento pianificato, fatto sta che anche alcune organizzazioni internazionali per i diritti umani, hanno stigmatizzato l’uso dei permessi per operazioni illegali di tipo estrattivo, prova provata di una pianificazione del genocidio.

“Non moriremo come 520 anni fa”

Nell’incontro di domenica Alberto Terrena uno dei membri dell’APIB, ha spiegato in plenaria la situazione degli insediamenti indigeni nel paese: “Bolsonaro ha scelto gli indigeni come nemici. Non accetteremo di essere massacrati ancora una volta, come è successo 520 anni fa (…) Non è che con i governi precedenti sia stato facile, abbiamo sempre combattuto, ma ora costui cerca di toglierci quei diritti conquistati, per farci tornare alle sofferenze del passato. Quella della nostra gente è un’antica lotta che continuerà contro questo governo genocida“.

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FONTE: Telesur

Immagine in evidenza: Reuters

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