di Marco Marano
La nuova fase della guerra siriana si è praticamente aperta questa notte, dopo l’attacco russo alle postazioni turco-qaediste. I due partner commerciali stanno guerreggiando per la supremazia su Idlib, mentre un milione di profughi si accalca al confine tra Siria e Turchia: sembra sia stato già emesso da Erdogan un ordine di servizio, verso i funzionari delle frontiere, di lasciali passare in Europa.
Bologna, 28 febbraio 2020 – La situazione si è evoluta tra ieri e stanotte. Si sono succeduti alcuni attacchi aerei russi verso le postazioni dei mercenari qaedisti che combattono a fianco dell’esercito turco, nell’area provinciale di Idlib, nella Siria nord-occidentale. Ufficialmente la Russia ha dichiarato di non sapere che in quelle postazioni stazionassero anche pezzi dell’esercito regolare turco. Così 33 soldati turchi sono stati uccisi e un’altra trentina rimasti feriti, subito rimpatriati.
Ma se Idlib è ormai la città simbolo del disastro siriano, che sembra non interessare più il mondo, i tre dittatori che si stanno combattendo, Putin e Assad contro Erdogan, nel momento in cui si sono seduti ai tavoli di negoziato, contemporaneamente si bombardavano sul campo a vicenda.
Soldati turchi e miliziani qaedisti insieme
Il ministro della Difesa russo ha dichiarato questa notte che quelle truppe non avrebbero dovuto trovarsi in quelle postazioni e che il governo di Erdogan non li ha avvisati. Il ministro ha specificato che non hanno mai effettuato attacchi direttamente contro la Turchia. Gli attacchi dell’esercito siriano sono stati sempre effettuati contro i gruppi terroristici, appunto gli ex qaedisti, ex Al Nusra. La Russia, a quanto specificato dal ministro, si è sempre impegnata, con Assad, a garantire un cessate il fuoco per far evacuare i soldati turchi: “I soldati turchi che erano nelle formazioni di battaglia dei gruppi terroristici sono finiti sotto il fuoco delle truppe siriane”.
La Turchia accusa le reti criminali terrorizzanti di Damasco
Come risposta, la Turchia ha annunciato che avrebbe attaccato “tutti gli obiettivi noti del regime siriano”, così ha dichiarato ad Al Jazeera Fahrettin Altun, capo del dipartimento delle comunicazioni presidenziali della Turchia: “Il regime di Assad rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza nazionale, per la regione e per l’Europa da quando ha iniziato a comportarsi come una rete criminale che terrorizza i propri cittadini“. La cosa davvero grottesca di questa nuova pagina del conflitto siriano è che tutti dicono di combattere il terrorismo jihadista, ma l’uno usa i suoi uomini e l’altro i suoi metodi.
I nuovi movimenti bellici
Intanto, la Russia ha schierato due navi da guerra con missili da crociera Kalibr tra il Mediterraneo ed il Mar Nero, che si muovono verso le coste siriane. Questo anche in risposta alle truppe e armamenti che Recep Tayyip Erdogan ha già posizionato in Siria, in vista della sua grande offensiva annunciata. Così il sultano, convocando un consiglio di sicurezza straordinario ad Ankara, ha annunciato le sue ritorsioni a partire dalla notte tra giovedì e venerdì.
In realtà i movimenti bellici tra Russia e Turchia, nell’area di Idlib, erano state nei giorni scorsi, con il perentorio annuncio di Erdogan nei confronti di Assad di lasciare l’area interessata, al centro di invettive. Dopo la strage russo-siriana della scuola demolita dalle bombe, si è capito che le minacce turche non scalfivano la situazione. Se qualcuno lo avesse perso di vista, stiamo parlando di due paesi praticamente alleati, in ragione di accordi economico-commerciali.
Sulla pelle dei civili
In sostanza, costoro, si combattono sulla pelle dei civili impunemente. Intanto dall’area c’è in movimento un milione di persone in fuga che non sanno dove dirigersi, incagliati sulla zona di confine con la Turchia.
Così, questa “milionata” di profughi che si stanno accalcando tra il confine siriano e quello turco, verranno lasciati passare per farli confluire in Europa, questo perché sembra che sia stato già emesso un ordine di servizio in tal senso ai funzionari turchi delle zone di frontiera.
FONTE: Al Jazeera, AFP, Al Arabya, Reuters, ANF
Immagine in evidenza: AFP
Credits: AFP