di Marco Marano
Si muore in massa nel campo profughi che raccoglie siriani e iracheni ma anche gli stranieri, con le rispettive famiglie, affiliati all’Isis, mentre il dittatore turco Erdogan annuncia l’avvio del programma di sostituzione etnica del popolo curdo.
Bologna, 17 gennaio 2020 – Nella Siria del nord, dopo l’occupazione turca del Rojava, nell’ottobre dell’anno appena passato, il disastro umanitario, concordato tra la Turchia e la Russia con il beneplacito Usa, sta assumendo contorni sempre più tragici. Sono due le fotografie che ci arrivano e ci raccontano la follia di questo tempo storico…
Il macabro scenario
Da un lato la denuncia della Mezza luna curda con i 500 e passa morti nel campo profughi di al-Hol nel 2019, dall’altra l’annuncio ufficiale del “sultano” turco Erdogan, di aver avviato il ricambio demografico in quella striscia di cento chilometri dentro il Rojava, dove sostituire qualche milione di profughi siriani, al posto dei residenti curdi e delle altre etnie che hanno formato l’autonomia regionale del nord della Siria.
Un campo di morte
Precisamente sono 517 le persone morte nel 2019 nel campo di al-Hol, gestito dalle forze militari a guida curda SDF, di cui 371 bambini. Le cause sono state dovute alla scarsa assistenza medica, ipotermia e malnutrizione. E’ questa la denuncia di ieri del referente della Mezza luna curda Dalal Ismail all’agenzia Afp.
C’è da dire che quel campo rappresenta una tragica sintesi di ciò che succede laggiù, questo perché il campo ospita 68.000 persone, la maggior parte dei quali sono iracheni e siriani. Ma non solo, perché è quello il campo dove sono rinchiusi gli affiliati all’Isis catturati insieme alle loro famiglie. Sono tenuti separati dagli altri, sotto la sorveglianza militare delle SDF, che sempre meno riescono a gestire la situazione. Nel campo di al-Hol vi sono la gran parte di quei 12.000 stranieri affiliati all’Isis, tra cui 4000 donne e 8000 bambini.
Se cibo e medicinali rappresentano i bisogni più urgenti, a rendere ancora più drammatica la situazione è l’annuncio del Consiglio di sicurezza dell’Onu che non invierà aiuti umanitari al campo, poiché ha votato la limitazione degli aiuti transfrontalieri.
Le pratiche di ingegneria etnica e demografica del sultano di Turchia
“Abbiamo iniziato a lavorare alla costruzione di insediamenti in Siria tra Ras al Ayn e Tal Abyad, dove possiamo insediare centinaia di migliaia di persone, mentre altri insediamenti lungo il confine tra Turchia e Siria possono ospitare un milione di persone“.
Con queste parole il dittatore turco ha annunciato il suo piano strategico di sostituzione demografica del popolo curdo e delle altre etnie che hanno formato l’autonomia del nord della Siria. Il piano di ingegneria demografica, già applicato ad Afrin, concerne l’aggressione dei residenti attraverso omicidi, violenze, torture, stupri, saccheggi, da parte dei mercenari jihadisti ex Isis ed ex al-qaeda, tradizionali partner di Erdogan. Costretti ad abbandonare le proprie case, i residenti del Rojava, dovranno far posto a 3,6 milioni di profughi siriani attualmente presenti in Turchia.
FONTI: AFP, France24, Ahvl News
Credits: AP