di Marco Marano
L’invasione turca della Siria settentrionale e orientale determina un aumento degli attacchi delle cellule dormienti dell’Isis, mentre diminuiscono le incursioni anti Stato islamico delle Forze Democratiche Siriane a guida curda. Così, grazie a questa rigenerazione, i jihadisti preparano un attacco in grande stile chiamato “mese della rabbia”.
Bologna, 6 novembre 2019 – I segnali erano chiari sin dall’inizio dell’occupazione turca della Siria nord-orientale: la tradizionale partnership tra il “sultano” Erdogan e l’Isis, rinsaldata grazie al rinvigorimento delle cellule jihadiste dormienti.
Un rapporto statistico del Rojava Information Center, fa un’accurata indagine del primo mese di guerra alle forze curde, sui numeri degli attacchi dell’Isis, che segnalano il risveglio della violenza jihadista.
I numeri del rapporto
“La settimana che precede l’invasione turca del 9 ottobre ha visto poco più di 1 attacco di cellule dormienti ISIS al giorno (1,1 / giorno), mentre le tre settimane fino alla fine del mese successivo all’invasione hanno visto 38 attacchi in 21 giorni, cioè 1,8 attacchi al giorno – un aumento immediato del 48%. L’invasione della Turchia ha invertito i precedenti successi realizzati dalle SDF contro l’ISIS, con il mese precedente all’invasione turca che ha visto una riduzione del 46% degli attacchi globali di cellule dormienti: dai 95 di agosto ai 51 di settembre. ”
“Le SDF e la Coalizione Usa hanno condotto 347 incursioni anti-ISIS e 476 arresti nel 2019. Prima di ottobre e dell’invasione turca, il numero e la produzione delle incursioni erano in costante aumento. A settembre, i raid congiunti SDF-Coalizione erano “quasi quotidiani” (…) Con le incursioni che calano drammaticamente, l’ISIS è stato in grado di eseguire attacchi da Qamishlo a Heseke. Ottobre ha visto 11 attacchi a cellule dormienti e cinque morti a Raqqa, più 23 attacchi a Deir ez Zor”.
“L’ISIS afferma di aver ucciso 51 persone in tutta la regione, principalmente a Deir-ez-Zor. Sebbene il Centro informazioni del Rojava non possa verificare questo conteggio, ciò che è certo è che l’ISIS continua a colpire gli anziani del villaggio (‘mukhtars’) che lavorano con l’Amministrazione autonoma e i comandanti SDF…”
Il risveglio delle cellule dormienti
Da quel 9 ottobre, giorno di inizio dell’occupazione militare “benedetta” dalla Nato, e lasciata passare senza colpo ferire dall’intera comunità internazionale, unita nel passato contro la minaccia alle democrazie occidentali da parte dell’Isis, le cellule dormienti si sono svegliate, aumentando a dismisura la loro potenza di fuoco.
Il modo in cui l’apparato militare turco ha favorito il risveglio dell’Isis in Siria, si è palesato alla luce del sole, poiché uno degli obiettivi di questa guerra è proprio la necessità di produrre una rinascita del jihadismo armato e tribale, per mettere a ferro e fuoco le terre del Rojava.
La strategia del ricambio demografico
La strategia è quella favorire il ricambio demografico dell’area tra la popolazione multietnica e multi-confessionale con le famiglie dei jihadisti, così come è stato fatto ad Afrin. Per ottenere questo risultato l’esercito turco guida l’attacco ai villaggi attraverso i bombardamenti aerei, sul campo vi sono le milizie che combattono contro le SDF, composte da ex affiliati Al_Nusra, cioè qaedisti, e uomini Isis fuggiti oltre il confine turco.
L’apparato militare curdo li definisce mercenari, proprio perché il loro intento è quello di appropriarsi delle risorse dei cittadini residenti nell’area, insediandosi lì al loro posto.
Le fughe dai centri di detenzione
Prima che iniziassero i bombardamenti aerei le SDF controllavano nei campi di detenzione circa 12.000 jihadisti, inclusi i 3000 provenienti da 54 paesi diversi. Oggi non si riesce a stabilire il numero esatto di quanti ne restano dentro, poiché in centinaia sono fuggiti da alcuni di questi grazie ai varchi aperti dagli attacchi dei miliziani, protetti dalle bombe dei caccia turchi.
Il campo di Hol, nel quale sono detenuti il numero maggiore di jihadisti con le loro famiglie, è il luogo più sensibile, soprattutto perché due terzi dei soldati delle SDF che controllavano il campo sono stati spostati nelle linee di combattimento contro l’assalto turco-jihadista.
Le SDF hanno segnalato il pericolo per l’alta concentrazione di cellule nell’area di Sari Kaneh / Ras al-Ain e Tal Abyad, definito ambiente fertile per la riproduzione dell’Isis, rappresentando una minaccia sia per la regione che per l’intera comunità internazionale, che però non sembra interessata alla cosa…
Robin Fleming, ricercatore Ric non usa mezzi termini in questa dichiarazione: “Queste statistiche illustrano i benefici immediati che l’ISIS ha tratto dall’invasione turca della Siria settentrionale e orientale (…) L’invasione della Turchia annulla anni di lavoro da parte dell’SDF, prima sconfiggendo l’ISIS sul campo di battaglia e poi in ampie incursioni anti-ISIS che hanno portato alla giustizia centinaia di membri delle cellule dormienti. Se la comunità internazionale vuole fermare questa rinascita dell’ISIS, c’è solo una soluzione: fermare l’invasione turca della Siria settentrionale e orientale ”.
Il “mese di rabbia” jihadista
I jihadisti in fuga con le famiglie, si sono riuniti alle cellule dormienti che sparutamente distribuite sul territorio, continuavano ad essere coordinate dal capo assoluto Baghdadi.
Una volta eliminato il leader e ricompattate le cellule, il cui gruppo operativo si fa chiamare Haraket-al-Qiyam, noto per i suoi brutali video dove si glorificano per le loro violenze selvagge contro i nemici, che siano combattenti o civili, ci si attende un attacco in grande stile.
Dalle informazioni in possesso delle SDF sembrerebbe che i sostenitori dell’ISIS stiano già discutendo i piani di vendetta per l’eliminazione di Baghdadi, con la proclamazione del “mese della rabbia”.
Fonte: Rojava Information Center
Immagine in evidenza e Credits: Ric