di Marco Marano
Imboscati in una nave che ufficialmente trasportava un grande numero di armi, i mercenari dell’Isis, sdoganati dalla Turchia, entrano nello scenario libico al fianco della comunità internazionale che sostiene Serraj.
Bologna, 22 maggio 2019 – La Turchia entra in campo al fianco del Governo di Accordo Nazionale (GNA) guidato da Serraj, il leder sostenuto dall’Onu e da alcuni paesi occidentali. La guerra, che da un paio di mesi il generale Haftar, appoggiato da Francia ed Egitto, ha dichiarato a Tripoli, per impossessarsi delle riserve petrolifere, imponendo la sua figura come referente per gli accordi internazionali, sta quindi trasformando sempre di più le logiche del conflitto civile.
Se fino ad adesso i raid aerei hanno rappresentato il principale ambito della guerra, nuovi assetti dall’una e dall’altra parte, rendono più aggressiva la guerra sul terreno, preannunciando un bagno di sangue. Anche perché sul campo non ci sono veri eserciti ma bande armate che non hanno background militare dal punto di vista strategico.
La visione della guerra civile libica
La notizia che stravolge la visione di questa guerra vede l’intervento della Turchia a sostegno di Serraj, che, ricordiamo, ha anche l’appoggio di vari clan territoriali islamici, con la benedizione della Fratellanza musulmana. Il sultano Erdogan, alleato della Fratellanza, ha messo in mare la nave Amazon Giurgiulesti, battente bandiera moldava, che è salpata dal porto di Samsun, sbarcando a Tripoli nello scorso fine settimana. Gli strumenti della guerra che la Turchia ha inviato sono armamenti di nuova generazione: dai veicoli corazzati alle casse di munizioni, dalla fornitura di missili anti-aereo Stinger a quella di missili anti-carro, per finire con una massiccia quantità di droni. Gli armamenti sono stati consegnati alle bande legate al Governo di Accordo Nazionale, per innescare, appunto, un salto di qualità.
Quel sapore grottesco dei terroristi che combattono per l’occidente
Ma la notizia dei “rifornimenti” turchi a Serraj non è la sola a conferire una nuova visione a questa guerra. Poiché dentro la nave Amazon c’erano anche parecchi mercenari dell’Isis, sdoganati nell’ultimo anno da Erdogan, dopo essere stati inviati in Siria e Iraq. Che i rapporti tra Erdogan e Daesh siano sempre stati molto stretti, questa ormai è storia. Ma farli intervenire nella guerra libica, al fianco di un governo appoggiato da gran parte della comunità internazionale, che ha individuato nell’Isis il nemico da combattere, ha davvero un sapore grottesco.
In questa direzione sarebbe spiegabile il motivo per cui l’Isis, in Libia, si sta scontrando proprio contro Haftar ed il suo LNA, portatore di istanze laiche. Daesh continua a spingersi a nord. Negli ultimi giorni, risalendo fino alla costa, i suoi affiliati hanno attaccato un check-point di Bengasi uccidendo tre soldati di Haftar.
A rendere nota la notizia è stato il portale kurdo di informazione ANHA. Sembra una sorta di guerra mediatica poiché altri organi d’informazione hanno dato la notizia del carico di armi, che era stato comunque annunciato, e di questi mercenari, di cui però non si conosce il numero, segnalando che si parla di entità misteriose di soldati…
Il mistero è stato svelato durante una conferenza stampa del colonnello Abu Bakr al-Badri, ufficiale delle forze navali dell’Esercito Nazionale Libico (LNA). Il carico di armi era solo un diversivo per coprire i mercenari dell’Isis presenti dentro la Amazon, necessari per difendere Tripoli dagli attacchi del generale Haftar.
Fonti: Difesa e Sicurezza, ANHA NEWS.
Immagine in evidenza: ANHA