In Algeria scoppia la primavera studentesca non violenta

di Marco Marano

Giorni di dramma grottesco in un paese dove un presidente autarca ottantenne, malato e sofferente, si ricandida per la quinta volta, dopo vent’anni di potere pressoché assoluto: da venerdì scorso il paese è in rivolta pacifica.

Bologna, 27 febbraio 2019 – Dopo le manifestazioni di protesta scoppiate venerdì scorso, nelle strade di una ventina di città, compresa la capitale Algeri, gli studenti universitari hanno dato una prova di forza non indifferente. Ieri nei campus, come nelle strade, in migliaia si sono mobilitati contro la ricandidatura per il quinto mandato consecutivo, di Abdelaziz Bouteflika, di 81 anni, da venti alla guida del paese, malato e sofferente, al punto che al governo del paese ci sarebbe una sorta di clan familiare che prende le decisioni al suo posto. E questo non va giù a chi, per questioni anagrafiche, non ha conosciuto altro che lui alla presidenza del paese.

Una nuova primavera non violenta

Algeria ProtestsIl concentramento nelle piazze, nelle strade e nelle facoltà è alle 10 di mattina, in tutte le città presidiate: Oran, Tlemcen, Mostaganem, Tiaret, Batna, Bouira, Tizi Ouzou, Annaba, Costantino e Ouargla o Tamanrasset.

La chiave che gli studenti hanno voluto dare a questa giornata di protesta è stata dichiaratamente non violenta.

La manifestazione di Algeri più significativa si è sviluppata intorno a piazza Audin, nel centro della città. Gli studenti si sono dapprima incontrati nelle loro facoltà, e la la sicurezza interna, per cercare di tamponare la situazione, ha creato specie di check point agli ingressi: chi non aveva il tesserino universitario non entrava. Era chiaro comunque che le strade fossero l’obiettivo degli studenti: così è stato…

Si sono visti anche attivisti per i diritti umani arrestati, mentre nella periferia meridionale della città 12 studenti hanno visto “tintinnare” le manette, tra le contestazioni degli insegnanti.

Le parole degli studenti che urlano per strada la loro rabbia, impersonano la figura del Potere in termini di oppressione, con conseguenti richieste di un cambiamento radicale di paradigma. Infatti l’opposizione alla quinta candidatura di Bouteflika è, secondo loro, solo il punto di partenza: “…dopo ci saranno altre cose da fare…”

Una famiglia presidenziale oligarchica

ALGERIA-POLITICS-VOTE-DEMOE’ stato il 10 febbraio il giorno fatidico che ha determinato le nuove proteste arabe contro un potente autarca, quando cioè il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), il partito dell’anziano presidente, ha annunciato di volerlo ricandidare alle elezioni del 18 aprile.

Ma la ricandidatura di Abdelaziz Bouteflika, per un altro mandato di cinque anni, non è il solo motivo di attacco da parte dell’opinione pubblica. Le critiche piovono anche nei confronti del fratello Said, il quale sembra che sia il vero Presidente dell’Algeria, che governa con un  gruppo di potere di tipo familistico.

TOPSHOTSIl potere di Bouteflika si è consolidato alla fine della guerra civile, tra il 1992 e il 2002, che vedeva contrapporsi da un lato il sistema statale rappresentato dal FLN, dall’altro i gruppi islamici che sembravano in quella fase prevalere. In quel momento c’era nel paese il bisogno di stabilità e pace.

Per anni la presidenza assicurava il minimo indispensabile al popolo. E questo al popolo bastava, tanto da spiegare il motivo dei quattro mandati. Nel 2014, il Presidente iniziava ad ammalarsi: il rapporto fiduciario si fletteva. In breve i cittadini algerini si trovavano come presidente un uomo che non poteva né muoversi né parlare, figurarsi governare… 

FONTI: Le Monde, Al Jazeera

Immagine in evidenza: Reuters

Credit: AFP

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