Le tue idee non moriranno mai

Il 5 gennaio del 1984, Giuseppe Fava, maestro di giornalismo e di libero pensiero, veniva assassinato dalla mafia catanese, braccio armato dell’allora sistema politico-economico etneo. Gli editoriali del maestro scritti per il Giornale del Sud, tra il 1980 e il 1981, di cui era direttore, sono una fotografia implacabile di un paese governato da élite corrotte, che al tempo si chiamavano P2, comitati d’affari ecc.. Quel paese descritto da Fava è il medesimo di oggi, con la differenza che quelle elite si sono trasformate in oligarchie funzionali istituzionalizzate…

A cura di Marco Marano

Bologna, 5 gennaio 2021 – Questi pezzi di editoriali qui sotto riportati, scritti da Pippo Fava, sono una importantissima testimonianza storica che spiegano perfettamente la genesi del potere oligarchico italiano dal 1980 ai giorni nostri, cioè dalla scoperta della loggia P2 in poi.

Come siamo arrivati oggi in Italia ad una situazione per cui il 20 percento della popolazione possiede circa il 60 percento delle risorse economiche? Gli articoli del maestro ce lo spiegano perfettamente. Il modello di nonsviluppo del meridione diventava, allora, la chiave di lettura dell’intero paese.

Finchè esisterà una forbice così alta tra ricchi e poveri nessun paese al mondo è in condizione di crescere e svilupparsi. Ecco spiegato perché l’Italia non è cambiata da allora poichè continuano ad esserci un migliaio di persone che detengono nelle proprie mani le sorti economiche del paese.

Oggi l’Italia si è “meridionalizzata” su tutto il territorio nazionale, al di là delle crisi economiche del decennio scorso, o della pandemia di questi anni, le mafie continuano ad avere il controllo di ampi pezzi del sistema economico, anche al nord. La forbice delle ingiustizie è sempre più ampia, la sottomissione dei media italiani all’agenda politica è una patologia insopportabile, gli interessi mafiosi, con la pletora infinita, circa 150, di penalisti in parlamento, sono sempre più salvaguardati.

Ecco spiegato perché l’Italia mai cambierà…

SE SEI UN UOMO

Breve ritratto dell’Italia di Giuseppe Fava

Amico, mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto, ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perchè una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro. Così facendo tu e milioni di altri cittadini avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società. Di tutto quello che accade oggi in questa nazione la prima e maggiore colpa è tua.

Non ti lamentare perciò se il generale comandante della guardia di finanza si fotte duemila miliardi di denaro pubblico, e i massimi finanzieri e ministri, editori, giornalisti, persino il comandante in capo delle forze armate, per avidità di carriera e di lucro, si fanno incastrare in una specie di congiura da un lazzarone come Gelli in una specie di congiura per impadronirsi delle strade d’Italia, e a Napoli, la camorra ha sostituito lo Stato nella pubblica amministrazione, nella distribuzione degli appalti, nella amministrazione privata della giustizia e persino nella coscienza della gente, e in Sicilia e dovunque la mafia è padrona di tutto quello che comunque valore economico e politico, assassina chiunque sgarra o gli dà soltanto fastidio. Non ti lagnare amico mio se tutto questo accade, non ne hai diritto. Il primo lazzarone sei tu e la storia ti paga per quello che merita la tua maniera di concepire la politica e quindi la tua stessa dignità.

Solo che ora non hai più molto tempo. Lo vedi tu stesso quello che ci circonda e assedia: amministratori che divorano, terroristi che avanzano menando strage, l’inflazione che ogni giorno ti rende più miserabile, finanzieri che portano il denaro all’estero ed ogni giorno rendono questa tua miseria più infame, logge segrete come immense piovre in tutti i vertici dello Stato, mafiosi praticamente padroni anche della tua sedia di lavoro.

La necessità di una rivolta morale, cioè di trasformare la Sicilia e l’Italia è diventata una necessità per sopravvivere.

La democrazia degli italiani

La democrazia, cioè la democrazia come la intendiamo noi italiani, è un sistema di governo che si presta a tutti gli inganni, falsità e corruzioni. Praticamente un immane scontro tra falangi di clientle che divorano la nazione. Bisogna tuttavia riconoscere che in questa sua imperfezione, la democrazia (stiamo parlando sempre di quella intesa dagli italiani) è però divertente. Una specie di grande ballata collettiva, una recitazione, una kermesse, al termine della quale ognuno può dire di aver vinto (…)

Non sono cambiati gli uomini, non sono cambiati i metodi, in Italia non cambia niente; presto il parlamento approverà una legge che, escludendo il reato di peculato per i banchieri, rilascerà un certificato di encomio ai fratelli Caltagirone; i senza tetto di Catania saranno messi in carcere per essere stati indotti dal freddo e dalla disperazione a occupare le case popolari. Mezzo milione di siciliani si metteranno sulle spalle il loro dolore, il loro odio, i loro ultimi sogni e continueranno ad andare nelle miniere tedesche, o nei cantieri dell’Africa. Le campagne resteranno sempre più deserte…

Lo spirito di un giornale

Io posso serenamente e subito affermare che lo spirito politico di questo giornale è la verità. Onestamente la verità. Sempre la verità. Cioè la capacità di informare la pubblica opinione su tutto quello che accade, i problemi, i misfatti, le speranze, i crimini, le violenze, i progetti, le corruzioni. I fatti e i personaggi. E non soltanto quelli che hanno vita ufficiale e arrivano al giornale con le proprie gambe, i comunicati, i discorsi, gli ordini del giorno, poiché spesso sono truccati e camuffati per ingannare il cittadino, ma tutti gli infiniti fatti e personaggi che animano la vita della società siciliana, e quasi sempre restano nel buio, intanati, nascosti, interrati.

Io sostengo che la vera notizia non è quella che il giornalista apprende, ma quella che egli pazientemente riesce a scoprire. Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo.

Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!

Il ciclone P2 e i mille che comandano verso la seconda repubblica

Queste mille persone praticamente comandano su tutto: possono combinare giganteschi affari per centinaia di miliardi, esportare altre centinaia di miliardi all’estero, collocare via via i loro uomini negli uffici di massima responsabilità, al comando degli enti di Stato, alla direzione dei giornali, ai vertici della Rai, dei servizi segreti, della giustizia. Essendo il loro potere occulto, e quindi vulnerabile e imprevedibile, possono fare quello che vogliono.

Servendosi dei servizi segreti essi possono organizzare stragi, sequestri contro chicchessia, esasperando e terrorizzando la pubblica opinione. Possono impartire fulminei e incontrovertibili ordini alle divisioni corazzate, alle navi di battaglia, alle squadre aeree, forse anche a qualche divisione dei carabinieri. In un momento di grande panico collettivo nazionale (…) possono imprigionare il Parlamento in dieci minuti, arrestare il presidente della repubblica, e proclamare, per necessità storica, la seconda repubblica…

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