Assalto ai popoli
di Marco Marano
Questo percorso narrativo, è stato realizzato per il web, sulle vicende relative l’America Latina, tra il 2013 ed il 2020. Il focus è individuato sui fatti brasiliani, che fanno da contesto e chiave di lettura a tutto il continente.
Un lavoro prodotto nell’ambito del progetto giornalistico indipendente online “Radio Cento Mondi”, finalizzato a “viaggiare” dentro i fatti del mondo, che non vengono raccontati, intercettando le notizie da fonti del luogo, prevalentemente agenzie e testate locali, il più delle volte slegate dal circuito internazionale. Queste fonti, rispetto ai media mainstream, si trasformano in una sorta di “contro- informatori”…
Questo approccio giornalistico permette di costruire delle serie che possano consentire, storicizzando i fatti, di recuperarne la verità storica. Se le serie storiche, estrapolate dal passato prossimo, cadono immediatamente nell’oblio, rispecchiando i caratteri della nostra epoca, esse, se portate alla luce scevre da mistificazioni, possono permettere di leggere i fatti in modo veritiero.
Le scienze sociali oggi hanno già ribattezzato questa nostra epoca riformulando due concetti conclamatisi nel ventesimo secolo: verità e democrazia. A causa delle trasformazioni collettive di senso in atto, l’utilizzo del termine “post” connota il senso storico del nostro tempo. Ecco che i concetti del secolo scorso si trasformano in “post-verità” e “post-democrazia”…
Gli articoli di cronaca presenti sono la rappresentazione dei fatti storici così come si sono svolti. Attraverso essi abbiamo ricostruito una trama seriale che si allunga nel tempo, nel passato prossimo, appunto. In tal modo abbiamo fotografato i caratteri del nostro tempo al di là dell’oblio, delle manipolazioni, dell’indifferenza…
INTRODUZIONE
Nel novembre del 2018 si svolse a Buenos Aires un evento che per certi versi rappresentò il punto di coagulo delle vicende caratterizzanti il decennio che volgeva a termine.
Era il “Forum del pensiero critico” , all’interno del quale alcuni dei leader progressisti dell’America Latina, che durante il decennio erano stati protagonisti nei loro rispettivi paesi, si ritrovarono insieme a leader sociali, intellettuali, giornalisti per confrontarsi sulla stagione che li aveva vista al comando dei processi di trasformazione. Processi che vennero interrotti dal crollo, democratico o meno, di questi governi e dalla ripresa delle politiche liberticide ed elitarie.
Il Forum si caratterizzò fin dall’inizio sulla base di parole d’ordine ben precise: “Un altro mondo è necessario”. Come diceva la presentazione dell’evento il Forum si poneva l’obiettivo d’incoraggiare le politiche di quei “leader internazionali che rappresentano ed esprimono gli ideali di lotta per società più giuste ed egualitarie”.
I partecipanti più rappresentativi furono Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile, defenestrata grazie ad al golpe istituzionale, l’ex presidente argentina Cristina Kirchner, il vicepresidente boliviano Álvaro García Linera, l’ex presidente colombiano Ernesto Samper, uno dei fondatori di Podemos Juan Carlos Monedero, il fondatore di Le Monde Diplomatique Ignacio Ramonet. Ma a questi nomi si aggiunsero i rappresentanti di tantissimi movimenti sociali latino-americani, come anche esponenti di organizzazioni mediatiche alternative al sistema mainsteream, come i Midia Ninja brasiliani.
I temi affrontati furono legati alla recrudescenza dei governi di destra neoliberisti, portatori di tagli alla spesa pubblica, concentrazione di ricchezze, privatizzazioni forzate, esclusione e deportazione delle popolazioni native dalle loro terre e conseguenti aggressione sistematiche, fino agli omicidi mirati.
Ma in America latina la ripresa del potere dei governi reazionari, che garantiscono le oligarchie finanziarie e affamano i popoli, in spregio ai diritti fondamentali, sembrano essere diventati il motivo dominante del nostro tempo.
Così in Argentina, paese ospitante del Forum, nuovamente sull’orlo del default finanziario… Così in Honduras, la cui carovana verso gli USA, con il passaggio dal Messico, è la chiave di lettura più emblematica.Così in Brasile dove il ceto parlamentare per due terzi inquisito per corruzione e altri crimini fino all’omicidio, ha defenestrato, al di fuori del vincolo costituzionale, la presidentessa Rousseff e fatto arrestare e condannare l’ex Presidente Lula senza uno straccio di prova. In tal modo il giudice Moro, che ha creato la trappola per l’ex presidente operaio, impossibilitato a candidarsi alle elezioni, venne nominato ministro della giustizia dal nuovo presidente Bolsonaro, dichiaratamente fascista.
E poi ancora Cile, El Salvador, Colombia, Ecuador… Intanto, però, per l’opinione pubblica occidentale l’unico vero paese che metteva in discussione i diritti fondamentali dei popoli era il Venezuela di Maduro, per il resto il giornalismo di massa decretava che tutto andava bene…
L’ex presidentessa argentina Cristina Kirchner, lanciava la sua visione relativamente all’allarme legato ai poteri costituzionali che possono garantire, all’unisono, sistemi oligarchici, per pochi: “Occorre costruire una nuova categoria, un nuovo fronte internazionale contro il neoliberismo (…) Occorrono nuove architetture costituzionali per garantire la democrazia (…) La separazione dei poteri è un modello settecentesco, proveniente dalla rivoluzione francese nel 1789 (…) E‘ necessario permettere ai popoli la partecipazione alle decisioni legislative ed esecutive… Il 70 per cento della società sta fuori dagli interessi del Potere (…) Occorrono nuove strutture di potere per regolare i nuovi bisogni dei popoli…“
L’analisi di Dilma Rousseff, sul caso brasiliano, fu la più connotante rappresentazione di quello che è accaduto nel continente: “I popoli dell’America Latina devono unirsi perché le nostre democrazie corrono il rischio di sprofondare nel neoliberismo e neofascismo“.
La Rousseff, facendo la ricostruzione delle varie fasi del golpe, attraverso cui lei ha subito un impeachment al di fuori delle regole costituzionali, mentre Lula è stato arrestato e condannato, senza nessuna prova, dal giudice diventato ministro, ha puntato l’attenzione sul modo in cui le regole costituzionali possono essere sovvertite allorquando vi fosse una convergenza d’interessi tra poteri diversi…
Ed è proprio questa la sostanza delle vicende latinoamericane degli anni dieci, la capacità delle consorterie economiche e finanziarie di condizionare, attraverso la complicità di pezzi dello stato, il normale iter democratico. Questo processo è quello che, a nostro avviso, possiamo definire “Post-democrazia”.
Il golpe istituzionale brasiliano, ha visto il sistema mediatico stravolgere la realtà, e questo è un punto di non ritorno, ma la cosa ancora più tragica è che i media occidentali, tranne qualche esempio tipo Le MondeoThe Guardian, non solo non ne hanno parlato ma hanno anch’essi trasformato la realtà: “Dobbiamo essere – ha osservato Rousseff – in grado di capire e comprendere se vogliamo cambiare le cose”.
Pur nelle difficoltà e pur avendo commesso tragici errori politici, sia i governi di Lula che quello di Dilma Rousseff, erano riusciti a far uscire fuori dalla povertà assoluta milioni di persone: “Vogliono distruggerei risultatiraggiunti dai governi del partito dei lavoratori. Avevamo iniziato ad avviare la distribuzione della ricchezza, generando l’accesso alla terra e alla casa”.
Nei due anni di golpe istituzionale la violenza nei confronti del popolo marginalizzato ha avuto una impennata tragica, la cui vicenda più drammatica è stato l’assassinio della consigliera comunale di Rio de Janeiro Marielle Franco, attivista dei diritti umani, che difendeva i cittadini delle favelas dalla violenza della polizia, mandante dell’omicidio.
Così neoliberismo e violenza diventano l’uno l’interfaccia dell’altra: “La violenza – ha sottolineato Dilma Rousseff – è sempre stata il principale strumento del controllo sociale (…) La democrazia entra sempre in crisi quando il neoliberismo concentra le sue ricchezze (…) In Brasile c’è da sempre un’idea conservatrice che rimbalza quando non c’è possibilità di transizione democratica. In ogni caso era impensabile che l’estrema destra vincesse un processo elettorale. Quando la democrazia è fragile il neoliberismo raggiunge il suo obiettivo”.
Il messaggio inviato dal presidente Lula, in quel momento ancora agli arresti, rimane ancora oggi davvero paradigmatico, poiché individua precisamente il come… Cioè a dire innescare i meccanismi che portano alla post-democrazia non sarebbe possibile senza l’alterazione informativa della realtà, che dunque si muove all’unisono con i complotti di palazzo:“Sono estremamente felice che in un momento in cui parte dell’America Latina e del mondo sta vivendo l’arretratezzadelle menzogne, ora chiamate Fake News, della violenza politica e della persecuzione giudiziaria, un altro mondo è possibile e necessario…”
Immagine in evidenza: Leo Correa / AP