di Marco Marano
Si attende che il Consiglio di Stato turco, la decisione potrebbe arrivare da oggi in poi, assuma la sua posizione sulla riconversione della Basilica di Santa Sofia di Istanbul in moschea. Sito museale dagli anni trenta, la sua vicenda è stata tirata in ballo in questi anni di “erdoganismo” sfrenato.
Bologna, 2 luglio 2020 – La sua trasformazione è diventata un fatto di cronaca a causa della petizione di una di quelle associazioni, gruppi nazionalisti e musulmani, che da anni cavalcano questa “impresa”, dopo gli iniziali input lanciati nel 2013 dal “sultano” Erdogan e poi caduti nel silenzio fino allo scorso anno.
Una storia ancestrale per l’umanità
Ma perché questa storia è importante raccontarla? Perché Santa Sofia è uno tra i più straordinari patrimoni dell’umanità, l’Unesco l’ha nominata tale nel 1985. E questo perché quel luogo “sacro”, nel senso più ampio del termine, è il simbolo dell’incontro tra religioni monoteiste, che nella storia dell’uomo hanno accompagnato lo sviluppo temporale delle ere.
Ma poi c’è anche la simbologia legata ad Istanbul, città che cambiò tre volte nome nella storia, perché la scelta dell’Unesco era anche per quel segnale di rispetto per la minoranza cristiana, in un paese che per quasi un secolo, dalla caduta di quel che rimaneva dell’impero ottomano, ha garantito la laicità dello stato…
Un luogo quasi ancestrale per l’umanità, che la propaganda autoritaria del dittatore de facto Erdodan vorrebbe relegare ad un fatto interno alla Turchia, mentre, come hanno segnalato le autorità greche, la sua trasformazione da museo in moschea sarebbe persino contraria al diritto internazionale…
Una storia unica al mondo
Santa Sofia fu costruita, nel IV secolo dall’imperatore bizantino Giustiniano I, diventando il simbolo della cristianità, quando Istanbul si chiamava Bisanzio, ed era considerata la “nuova Roma”. Fatih Sultan Mehmed II conquistò la città nel 1453, quando si chiamava Costantinopoli e l’Islam abbracciò la basilica che diventò una moschea.
Nei primi anni trenta, Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della moderna repubblica turca, laica e multiconfessionale, proprio in nome del rispetto per tutte le religioni, la trasformava in museo. Ma già nel 2013 Erdogan, all’indomani del Gezy park, aveva lanciato l’idea della trasformzione per abbassare i toni fino alla perdita della sindacatura del suo partito AKP.
E’ come entrare in uno spazio magico
Santa Sofia è uno dei rari esempi in cui la storia la puoi leggere fisicamente parlando, ma anche oniricamente parlando. E’ come entrare in uno spazio magico, dove il tempo si ferma. Dove la dimensione del presente non può far altro che fermarsi. Dove il senso stesso dell’essere viene filtrato attraverso un tempo remoto. Il passato, quand’anche non ti sia noto, poiché non lo hai studiato, ti si appare con una chiarezza disarmante.
E ti lasci andare a questo viaggio interiore, tanto il tempo fuori non può farci niente… E’ chiaro, certo, ma non capisci da dove arriva questo obbligo alla riflessione. Forse per la serenità che quel luogo consegna ai tuoi sensi. O forse sono le effigi e i simboli grandi e alti che campeggiano in quella immensità… Certo, da lì è passata la storia dell’uomo. Lì si sono incrociate le dinamiche delle fasi storiche. Ed è lì che si possono rintracciare spiegazioni su come sono andate le cose, dai bizantini in poi.
La conoscenza fisica della storia
E tutto questo sarebbe un fatto nazionale delle Turchia…? Ma perché il Colosseo è un fatto nazionale dell’Italia…? Se si togliesse alle generazioni future la possibilità di visitare Santa Sofia, in cerca di quella conoscenza fisica della storia, come appunto il Colosseo, si eliminerebbe la possibilità della scoperta di quello che siamo, danneggiando l’umanità tutta. L’Unesco infatti, con la nomina delle ricchezze archeo-museali, non fa altro che garantire l’umanità tutta, rispetto a quelle ricchezze, e non certo solo il paese dove si trova il sito in questione. Una ricchezza storica, insomma, non può appartenere, nel nostro tempo, unicamente al popolo che lo “ospita”, ma all’intera comunità umana.
Solo una dittatura utilizza la simbologia del passato per riconvertirla ad uso proprio. Che quella di Erdogan fosse una spietata dittatura è ormai chiaro a tutti, e la riconversione della storia è semplicemente l’ultimo atto della sua follia…
FONTE: Al Jazeera
Crsedits: Marco Marano