di Marco Marano
Rivelazioni giornalistiche in contemporanea, da parte di due organi d’informazione colombiani, fanno luce sui rapporti di una vera e propria cupola mafiosa, dentro l’apparato militare del paese latino-americano, composta prevalentemente da generali e alti uffciali, i quali hanno venduto informazioni segrete ai cartelli della droga.
Bologna, 18 maggio 2020 – La notizia è uscita fuori ieri grazie ad una inchiesta del portale Noticias Uno. Le rivelazioni coinvolgono i vertici delle forze armate, poiché hanno taciuto all’opinione pubblica un fatto riguardante il sistema corruttivo all’interno dell’apparato militare.
Una operazione di intelligence
Il 13 marzo, in seguito ad una operazione di intelligence, venivano fermate imbarcazioni del cartello del narcotraffico “los Pachencas”. In quella occasione venivano sequestrati 480 chili di cocaina, pronti per essere spediti via mare dal dipartimento di La Guajira, per gli Stati Uniti. Venivano arrestati, 8 uomini e 2 donne, praticamente in flagranza di reato, mentre preparavano “la roba da spedire”.
Informazioni e sicurezza nazionale
Ma non è sicuramente questa la notizia, in qualche modo legata alla sicurezza nazionale, che veniva taciuta. Si, perché in quella occasione venivano trovati documenti che definire scottanti sarebbe un eufemismo. Si tratta di carte dei servizi segreti militari colombiani e statunitensi.
Dal portale Telesur leggiamo: “posizioni e rotte delle pattuglie dell’esercito nazionale nei Caraibi, date e orari dei turni che stavano svolgendo, posizione di 12 punti di controllo e di altre guardie costiere in Costa Rica, Nicaragua, Giamaica, Repubblica Dominicana e vicino a La Guajira”. A ciò si aggiungano informazioni circa l’uso del supporto aereo colombiano per rintracciare i trafficanti”.
L’Operazione Bastón
Spesso la contemporaneità degli eventi sorprende. In questo caso di più: sempre nel fine settimana, da un settimanale colombiano, “Semana”, usciva la rivelazione su una storia seguita dai reporter da più di un anno, riguardante l’Operazione Bastón, termine che viene usato per identificare il “manganello dei generali”. Si tratta della più imponente operazione di controspionaggio interno alle forze armate colombiane, tesa a smascherare e contenere gli atti sistemici di corruzione dilagante che coinvolge i vertici dell’apparato militare.
Il controspionaggio per entrare nella Nato
Una operazione segreta, fino allo scorso anno, avviata nel 2017, dietro sollecitazione della Nato, come viatico della Colombia per diventare “membro del club”. In sostanza, secondo le nuove rivelazioni del settimanale, sarebbero coinvolti in atti di corruzione e vendita di informazioni ai cartelli, 16 generali, 218 ufficiali, tra cui molti colonnelli e capitani, e 122 sottoufficiali.
L’imponente articolazione di questa operazione di controspionaggio ha riguardato circa 20 missioni, ognuna riconoscibile da una denominazione come Falange, Cóndor, Isidoro, Harel, Iñaki… Globalmente sono stati prodotti 57.538 documenti, tra cui video, interviste, contratti…
Un sistema mafioso interno
In seguito a questa operazione di controspionaggio sarebbero già stati rimossi 3000 militari, tra cui ben 30 generali. Numeri così alti mettono l’accento su un vero e proprio sistema mafioso interno all’apparato militare, che spiega in qualche modo la storia degli ultimi decenni della Colombia, come ovviamente la cronaca dell’oggi…
Fonti: Telesur, Noticia Uno, Semana
Immagine in evidenza:800noticias
Credits: El Tiempo, Twitter_GustavoRugeles, Semana