di Marco Marano
Gli effetti della pandemia mettono in evidenza le contraddizioni del sistema di potere golpista della Bolivia, costruito su nepotismo, corruzione e uso privato del potere, fino ad arrivare all’assurdo di un decreto che limita la libertà di espressione, la quale può “generare incertezza” nella popolazione. Poi, al tempo stesso, il governo de facto legittima le correnti politiche della destra negazionista verso il coronavirus.
Bologna, 13 maggio 2020 – Il governo de facto boliviano, presieduto da Jeanine Áñez, all’indomani del golpe che ha defenestrato il presidente eletto Evo Morales, sta assommando una serie di denunce per vari reati. In particolar modo, la famiglia della presidentessa golpista, si è messa in luce per azioni tipiche di chi ha disprezzo del bene pubblico. A ciò si aggiungano le denuncia dell’Asociación Nacional de la Prensa de Bolivia che si è detta preoccupata per il decreto 4231 sulle restrizioni della libertà di espressione, e per il rischio della salute pubblica relativamente alle correnti politiche della destra, vicini al governo, che negano il rischio pandemia.
Un fitto sistema corruttivo
Sono passati sei mesi dal Golpe che ha defenestrato il presidente regolarmente eletto della Bolivia Evo Morales, ed il governo de facto di Jeanine Áñez ha incasellato una serie di denuncie che vanno dal reato di corruzione a quello dell’uso improprio delle risorse pubbliche.
Tra il succedersi delle dimissioni, inspiegabili, dentro il governo de facto, una in effetti sembra la chiave di lettura di questo nuovo sistema golpista. Si tratta di Rafael Quispe, ex direttore del Fondo di sviluppo indigeno, dimessosi dal suo incarico la scorsa settimana poiché dalla Procura è indagato per crimini contro la salute pubblica. Ha praticamente violato il decreto 4200 che stabilisce la quarantena totale nel paese.
Il potere come mezzo privato
Come contraltare alle dimissioni di Quispe vi è l’impresa eccezionale della figlia della presidentessa de facto, Carolina Ribera Áñez, capo dell’unità di gestione sociale della Presidenza. Costei organizzava il 30 aprile a La Paz un evento pubblico in piena pandemia, non contenta di ciò, metteva a disposizione della deputata Ginna Torrez e di suo figlio Mauricio Raña un Aereo dell’aeronautica boliviana (FAB) per farli viaggiare da Tarija a La Paz.
Così, l’avvocato Temer Medina ha presentato una denuncia alla magistratura per uso improprio di proprietà statali e l’uso improprio di influenze, sanzionata nell’articolo 26 della Legge di Santa Cruz Marcelo Quiroga per combattere la corruzione. La denuncia veniva presentata più volte, ma la Procura l’ha sempre rigettata con la scusa di avere sospeso le attività giudiziarie per la pandemia. Oggi è stata acquisita.
Libertà di espressione e negazionismo
L’Asociación Nacional de la Prensa de Bolivia è l’espressione della maggior parte degli organi d’informazione del paese. Un paio di giorni or sono ha formalizzato un documento dove si esprime preoccupazione per il decreto 4231, che, per la sua gravità democratica, è il caso di riportare interamente…
“Le persone che incitano al mancato rispetto del presente decreto supremo o divulgano informazioni di qualsiasi tipo, sia in forma scritta, stampata, artistica e/o mediante qualsiasi altra procedura che metta in pericolo o incida sulla salute pubblica, generando incertezza nella popolazione, saranno soggetti a reclami per la commissione di reati stabiliti nel codice penale “
Ma se da un lato il governo de facto restringe la libertà di espressione, impensabile in qualsiasi situazione di un paese democratico, allo stesso tempo legittima azioni e affermazioni di quelle correnti politiche negazioniste, cioè che negano il rischio del coronavirus, vicine al sistema di potere della signora presidentessa de facto.
FONTI: TeleSur, Opinion
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