di Marco Marano
Lo scandalo sui “lager” statunitensi per i migranti si allarga sempre di più giorno dopo giorno, al punto che l’audizione congressuale sui fatti emersi, dal titolo “bambini in gabbia”, ha lasciato sgomenti i rappresentanti del Congresso in merito alla storia di una piccola di 19 mesi lasciata morire deliberatamente.
Bologna, 11 luglio 2019 – Il Comitato per i diritti civili della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha tenuto mercoledì un’audizione dal titolo “Bambini in gabbia”, con Yazmin Juarez come testimone, una donna guatemalteca che nel 2018 ha visto morire la figlioletta Mariee di 19 mesi, in seguito all’assenza di cure presso una struttura del Servizio per l’immigrazione e le dogane (CBP), sovraffollato per settimane sporco e infetto, programmato per “soggiorni” della durata massima di 72 ore. La donna ha riferito al Congresso sulla “crudeltà” della detenzione, e di aver visto morire la “figlia in modo lento e doloroso”, poiché le sono state rifiutate le cure necessarie per salvarle la vita.
L’audizione è stata una delle tre programmate dal Campidoglio per le prossime settimane. Inoltre la Commissione per gli affari legali del Senato esaminerà le citazioni relative alla pratica del governo di separare le famiglie alla frontiera.
Come morire lentamente e dolorosamente
Durante l’audizione di Yazmin Juarez, dentro l’aula, un silenzio tombale ha fatto da sottofondo alle lacrime dei parlamentari: “Siamo state rinchiuse in una gabbia con più di 30 persone che dormivano sul pavimento, le persone erano trattate come animali (…) Le infermiere presso la strutture non hanno effettuato gli esami medici approfonditi, e quando ho cercato il loro aiuto mi hanno dato solo l’antidolorifico Tylenol, da somministrare alla bambina; un medico a cui ho chiesto soccorso mi ha rispedito nella tavolozza gelata della gabbia (…) Ho visto mia figlia morire lentamente e dolorosamente pochi mesi prima del suo secondo compleanno (…) Mi hanno strappato un pezzo del mio cuore“.
Due settimane dopo il loro arrivo mamma e figlia venivano dimesse. Quando la donna portava la piccola da un medico, questo le diceva che non c’era più niente da fare: la bambina sarebbe morta sei settimane dopo. La Juarez ha presentato una denuncia legale in cui chiede, per la morte di sua figlia, un risarcimento di 60 milioni di dollari al governo degli Stati Uniti.
Larga scala sugli abusi ai minori
Elijah E. Cummings, presidente della House Oversight Committee, ha denunciato che “il governo sponsorizza gli abusi sui minori su larga scala”. Joaquín Castro, presidente della Lega dei deputati ispanici:”E’ urgente un piano Marshall per l’Honduras, il Salvador e il Guatemala, con una serie di investimenti come quelli che furono stanziati per ricostruire l’Europa dopo la seconda guerra mondiale”.
Mentre i dati di giugno sugli arrivi dei migranti nel paese a stelle e strisce segnalano di una diminuzione del 28 per cento, i funzionari del governo parlano di “una giusta direzione”, anche se il sistema è sovraccaricato.
Veri e propri luoghi di tortura psicologica
Ma le denunce dei rappresentanti democratici sulla questione relativa ai “lager statunitensi per migranti” sono state palesate in seguito ai sopralluoghi di due centri di detenzione. Il primo luglio, due delegazioni facevano visita ai centri di El Paso e di Clint in Texas. I parlamentari si trovavano davanti a scenari impressionanti, con le guardie carcerarie che cercavano di imporre un tragitto obbligato, per evitare spiacevoli rivelazioni.
Una delle artefici di queste denunce è stata la rappresentante ispano-americana al Congresso Alexandria Ocasio-Cortez, la quale nel centro di El Paso, svicolando dalle imposizioni delle guardie carcerarie, ha potuto vedere con i propri occhi, la situazione sconcertante che le si poneva davanti. I cellulari dei parlamentari erano stati sequestrati, per cui la Ocasio-Cortez, riusciva ad immortalare alcune situazioni grazie ad un apparecchio di una detenuta.
“Una guerra psicologica” l’ha definita la parlamentare democratica, quella condotta dalle guardie carcerarie nei confronti delle donne recluse: “vengono svegliate in orari disparati e senza motivo…” Beh, “la tortura del sonno” è una delle tecniche più usate dalle intelligence di mezzo mondo… Per non parlare delle condizioni igieniche, e delle altre torture psicologiche: “Le donne detenute sono state trattenute senza accesso all’acqua corrente, e gli agenti CBP hanno imposto di bere dalla tazza del gabinetto“.
Umiliata tra le risa dei commilitoni
Ma da Yuma, in Arizona, martedì arrivava un’accusa di abusi fisici, da parte delle guardie CBP nei confronti di una quindicenne honduregna, trasmessa dal canale televisivo NBC. La ragazza ha descritto l’umiliazione subita da parte di un agente, descritto come barbuto, che con la scusa di perquisirla le ha infilato le mani dentro il reggiseno e le mutandine, tra le risa dei commilitoni.
Ma non è tutto. Un ragazzino di 16 anni ha raccontato qualcosa di agghiacciante. Dopo essersi lamentati del cibo rancido e dell’acqua maleodorante a loro somministrata, per ritorsione gli agenti hanno imposto di dormire sul cemento… E poi le altre denunce sugli insulti ricevuti ai ragazzini che si “permettevano” di affacciarsi dalla finestra…
FONTI: AFP/La Jornada, Intercept
Credit: AFP