di Marco Marano
Nel “porto sicuro” un raid aereo dell’Esercito Nazionale Libico, al comando del generale Haftar, ha fatto strage di richiedenti asilo provenienti dal corno d’Africa, rinchiusi in uno dei lager controllato dal Governo di Accordo Nazionale.
Bologna, 3 luglio 2019 – 40 persone uccise e 80 ferite, tutti uomini adulti, è il risultato di un raid aereo effettuato ieri, in un campo di detenzione per migranti a Tripoli, controllato dal Governo di Accordo Nazionale (GNA) di Sarraj, nei pressi di un campo militare, nel sobborgo orientale di Tajoura.
Richiedenti asilo come carne da macello
La responsabilità dell’attentato, secondo le autorità di Tripoli, è da assegnare all’Esercito Nazionale Libico (LNA), del generale Khalifa Haftar, da mesi ormai all’attacco della capitale libica, all’interno di una guerra civile che ha come mission il controllo dei giacimenti petroliferi.
Il centro di detenzione, che ha più le caratteristiche di un lager, è occupato da 600 persone, l’ala colpita dal raid aereo ne conteneva 150 circa, provenienti da Sudan, Somalia ed Eritrea, paesi dove i diritti umani sono calpestati e la sicurezza delle persone è messa in serio rischio, tra dittatori, instabilità e guerre jihadiste…
La guerra aerea per risolvere il conflitto civile
Lunedì, il comandante dell’aeronautica dell’Esercito Nazionale Libero, aveva dichiarato che i “mezzi tradizionali per liberare Tripoli si sono esauriti…” Quindi, ha annunciato la campagna aerea per risolvere il conflitto civile, in luoghi della città definite “aree di confronto”. In tal senso il lager si trovava dentro una di queste aree, poiché adiacente ad un campo militare. Così, l’ufficiale, ha invitato la cittadinanza a non circolare in queste zone.
Chi rivendica la difesa dei diritti umani?
La scena che si è presentata ai soccorritori è stata quella di una montagna di macerie dove le persone detenute sono rimaste sepolte. I militari di Serraj accusano Haftar di crimini contro l’umanità, poiché già da aprile colpiscono coscientemente aree residenziali. C’è da dire che, certo, in fatto di crimini contro l’umanità, il governo di Serraj, non è che possa deresponsabilizzarsi, dato che nei suoi lager, ci sono richiedenti asilo provenienti da aree instabili e pericolose per i civili: dall’Africa sub sahariana al corno d’Africa. Questi sono trattati come carne da macello, umiliati, torturati, taglieggiati, stuprati, regolarmente…
Secondo l’UNHCR, l’Agenzia l’Onu per i rifugiati, ci sono 3500 richiedenti asilo nei lager di Tripoli vicino a queste “aree di confronto”…
Fonte: Al Jazeera
Immagine in evidenza: Mahmud Turkia/AFP
Credit: Ismail Zitouny/Reuters, Mahmud Turkia/AFP