di Marco Marano
In seguito all’accordo bilaterale tra i capi di stato dei due paesi in questi giorni è stata inaugurata la stagione delle retate di massa. Il centro di Veracruz chiuso da una operazione su vasta scala.
Bologna, 28 giugno 2019 – La stretta sui migranti centroamericani è dunque partita. La città di Veracruz ne è stata protagonista ieri l’altro, mediante un dispiegamento massiccio di polizia, coordinata dal personale dell’Istituto Nazionale di Migrazione (INM) e dal Segretariato della Pubblica Sicurezza (SSP). Gli Hotel del centro sono stati raggiunti da capillari controlli che hanno generato il fermo di 260 persone, tra cui una dozzina di minori, provenienti da Honduras, El Salvador e Guatemala.
La retate negli Hotel
Veracruz è uno dei maggiori centri portuali, situata nel golfo del Messico, ad un centinaio di chilometri dalla capitale dell’omonimo stato federale Xalapa. Insieme a Las Choapas, Sayula de Alemán, Acayucan, Tierra Blanca, Amatlán de los Reyes, Córdoba è uno dei preferiti punti di transito dei migranti che cercano di raggiungere il confine. L’operazione ha chiuso a raggio la zona tra la stazione centrale degli autobus e appunto il centro storico. I 260 migranti sono stati trovati in Hotel a basso costo, non oltre i 150 pesos. Il numero più cospicuo, 180 persone, è stato rintracciato presso Hotel Azteca.
Trasferiti nei campi profughi
Le persone rastrellate negli Hotel sono state concentrate nell’auditorium Benito Juárez, ex campo di basket. Dalle fonti ufficiali del governo si apprende che lì sarebbero curati da medici e psicologi e sfamati. Successivamente verranno trasferiti in un campo profughi situato ad Acayucan, a 300 chilometri da Veracruz. Per ciò che concerne i minori non accompagnati, questi sono stati presi sotto la “protezione” della municipalità della città portuale.
Ma sempre lo stesso giorno, sulla carretera 180 , nei pressi di Veracruz, la polizia ha trovato stipati in un camion 36 uomini, 27 donne e 71 minori. In tal senso il discorso pubblico del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, diverge da quello trumpiano, poiché, attraverso il sostegno medico, viene dimostrato il rispetto dei diritti umani…
Per ora negli States solo annunci di rastrellamenti
“La prossima settimana l’ICE inizierà il processo di rimozione dei milioni di stranieri clandestini che si sono illegalmente trovati negli Stati Uniti (…) Saranno rimossi con la stessa rapidità con cui sono entrati”. L’inquietante Twitt di Donald Trump della settimana scorsa, ha avuto la funzione di dimensionare la situazione in Messico più che sul territorio a stelle e strisce. Questo perché le deportazioni negli States, secondo la legge americana, devono essere validate dai tribunali, dopo i processi. Poi un suo funzionario si prodigato a sottolineare che il presidente si riferiva ad un milione di persone che hanno avuto sentenza di espulsione. Sempre da fonti della Casa Bianca, intercettate dall’Associated Press, viene confermato che i proclami presidenziali, sono funzionali a lanciare un chiaro messaggio dall’altra parte del confine…
FONTI: Proceso.co, Intercept, Associated Press
Immagine in evidenza: Sergio Aldazaba
Credit: Alejandro Ávila, AP