Guerra in Libia: il terrore dei rifugiati prigionieri nei lager

di Marco Marano

L’altro aspetto della guerra civile riguarda migliaia di uomini, donne e bambini, provenienti dall’Africa sub sahariana, rinchiusi nelle prigioni, dopo essere stati intercettati sul Mediterraneo e riportati dentro.

Still image from video _ ReutersBologna, 8 aprile 2019 – Mentre imperversano i combattimenti tra l’Esercito Nazionale Libico (LNA), e le milizie ad essa associate, al comando del generale Haftar, contro l’esercito di Tripoli, del Governo di Accordo Nazionale (GNA), e i clan sotto l’egida di Serraj, alcuni prigionieri dei lager libici “ufficiali”, cioè quelli sotto il controllo formale del governo ufficiale di Tripoli, sono stati intercettati da Al Jazeera, tramite i cellulari nascosti.

I lager del “porto sicuro”

Esam Omran Al-FetoriReutersLe prigioni libiche cosiddette ufficiali, dove sono rinchiusi i richiedenti asilo di Eritrea, Somalia e Sudan, in fuga da guerre e persecuzioni, sono formalmente gestite dal Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale (DCIM) del governo Serraj, ma nella realtà sono sotto il controllo dei clan. Circa 6000 persone, tra cui 600 bambini, lì, sono rinchiusi come bestie, con il benestare dei paesi europei, che definiscono “sicuro” il territorio libico. Mentre nella realtà sono proprio i clan che riducono in schiavitù i migranti sub sahariani, per venderli o imbarcarli sul Mediterraneo.

Rimasti in trappola

Hani Amara_ReutersIeri, le comunicazioni che Al Jazeera è riuscita ad imbastire con alcuni di loro, hanno rivelato un altro dramma, forse ancora più grande, nel contesto generale, dal punto di vista umano, poiché ci sono migliaia di persone terrorizzate, rinchiuse e lasciate in balia di se stesse. In alcuni casi senza acqua né viveri, senza luce né acqua, laddove i “controllori” si sono dati alla fuga per paura di restare coinvolti nei combattimenti. Altri, invece, sono stati utilizzati come forza lavoro per spostare armi da un posto all’altro.

I due principali lager si trovano nell’area meridionale di Tripoli: Qasr bin Ghashir e Ain Zara. E’ quella la  zona, adiacente all’aereoporto, dove si combatte intensamente. La maggiore preoccupazione è quella di essere nuovamente venduti ad altri clan, per estorcere ancora denaro alle famiglie e farli imbarcare in vista della bella stagione. Questa convinzione si evince dalle dichiarazioni di un uomo rinchiuso a Qasr bin Ghashir, dalle cui registrazioni si sentono chiaramente le esplosioni della guerra in corso… “Forse ci porteranno a venderci… Tutte le persone sono impazzite, ora siamo in una brutta situazione, ma non sappiamo dove possiamo andare… Tutti vogliono scappare da qui, siamo molto stressati ora, la nostra mente sta già perdendo la speranza”.

E ancora: “Adesso possiamo sentire i suoni delle armi, abbiamo molti bambini e donne qui, abbiamo bisogno dell’evacuazione, non vogliamo morire qui”…

A rischio anche fuori dal lager

c20dfeee5564450e9c700ece9e9949f3_18La maggior parte di loro sono stati intercettati sul Mediterraneo e riportati nei lager, secondo la “dottrina italiana”. In agosto 400 di loro, uomini, donne e bambini, per una battaglia tra clan simile a quella che si sta verificando in queste ore, sono riusciti a scappare poiché rimasti senza sorveglianza. Poi ripresi e ributtati dentro

Dunque, anche ammesso che riescano a scappare non è detto che la loro vita sia in salvo. Tema sottoposto da Al Jazeera ad alcuni di loro: “La situazione è abbastanza strana: non ci sono poliziotti in giro, siamo tutti così terrorizzati”.

FONTI: Al Jazeera

Immagine in evidenza: Hani Amara _ Reuters

CREDIT: Reuters

 

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