Bologna: Arci lancia la campagna per un nuovo blocco sociale

di Marco Marano

La giornata nazionale di studio sull’accoglienza è stata caratterizzata dal lancio della campagna “Io accolgo”, per coinvolgere organizzazioni e cittadini che non si riconoscono nelle politiche razziste. Intanto il rapporto tra Anci e Ministero sembra lentamente logorarsi…

Foto 3Bologna, 13 aprile 2019 – Si è svolta, ieri, nella tensostruttura del parco della Montagnola, la giornata di studio nazionale finalizzata ad “aprire un confronto su proposte, idee, schemi organizzativi che possano rilanciare il sistema di accoglienza”. Alla chiamata dell’Arci hanno risposto le altre due centrali nazionali sull’accoglienza: Caritas e CGIL. Ma non solo, perché erano presenti sia il sindaco di Bologna Virginio Merola, il quale ha difeso l’operato di Mimmo Lucano, che la responsabile del Servizio Centrale Daniela Di Capua, l’ente che per mandato dell’Anci e del Ministero dell’Interno gestisce il progetto Sprar, che formalmente ha cambiato denominazione in Siproimi.

Una controriforma che elude il diritto d’asilo

20181027_164119 (2)Sussidiarietà, integrazione e inclusione vengono superate dalla frase ‘prima gli italiani’. Ciò si traduce in una sorta di vecchio assistenzialismo che appartiene al passato, strumento finalizzato ad impedire la buona accoglienza.

Con queste parole, Walter Massa, responsabile accoglienza richiedenti asilo e rifugiati Arci nazionale, ha voluto iniziare a spiegare come quella che potremmo definire una vera e propria contro-riforma sull’accoglienza, cioè la legge 123/18, cosiddetta “Immigrazione e Sicurezza”, non ha semplicemente modificato delle norme ma ha ridefinito completamente il sistema dell’accoglienza all’interno di “logiche discriminatorie e punitive…”  

Situazione queste denunciata anche da Daniela Di Capua: “Lo Sprar era nato pensando al diritto d’asilo e questo è stato l’approccio utilizzato per orientare la sua gestione. Questa nuova identità del sistema d’accoglienza non guarderà direttamente al diritto d’asilo ma si occuperà di stranieri in difficoltà, che possano essere portatori di bisogni da prendere in carica.”

Un sistema d’accoglienza che deve trasformarsi in piattaforma politica

LOGO_PAYOFF_CLAIM_POSITIVONel nuovo disegno ministeriale c’è dunque la volontà di determinare l’accoglienza in termini emergenziali, quella medesima cultura che in passato ha originato la nascita dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), gestiti dalle prefetture. Di sicuro c’è che questo passaggio da un sistema all’altro sta determinando uno scollamento culturale nel paese, a cui la campagna dell’Arci “Io accolgo” cerca di dare risposte.

L’idea è quella di costruire un luogo di elaborazione e partecipazione, raccogliendo insieme le tre centrali territoriali nazionali che hanno un peso forte sugli ambiti locali: Arci, CGIL e Caritas. Attorno a loro tutti i soggetti del privato sociale e tutti quei cittadini che hanno bisogno di un ambito attraverso cui riconoscersi in quanto antirazzisti. In tal senso la proposta vuole trasformare il sistema d’accoglienza in un soggetto che faccia proposte politiche, e che possa rappresentare un nuovo blocco sociale.

L’incertezza del futuro 

foto 2Sullo sfondo regna sempre di più l’incertezza, poiché il passaggio dal modello Sprar, ritenuto uno dei più virtuosi d’Europa, al Siproimi è ancora tutto da comprendere, anche da chi deve gestirlo direttamente, come il Servizio Centrale, appunto. In tal senso il tema forte diventa la scadenza dei progetti territoriali Sprar nel dicembre del 2019, e come questa si dovrà incrociare alla tendenza ministeriale di ridurre i finanziamenti al sistema d’accoglienza.

Il futuro è tutto ancora da capire. Un aspetto positivo riguarda il fatto che Anci e Servizio Centrale sono stati investiti, da parte del ministero dell’interno, della responsabilità di trovare delle modalità per riadattare il sistema alla nuova legislazione.

Allo stato attuale quello che succederà con i nuovi progetti targati Siproimi non è dato saperlo poiché ancora il sistema istituzionale non ha deciso da che parte andare, le idee messe in campo sono diverse, stante il fatto che non esiste più la protezione umanitaria, i richiedenti non sono garantiti da misure di accoglienza e i nuovi permessi cosiddetti speciali mal si adattano alla realtà delle cose.

Piccoli misteri di un rapporto logoro

20190412_123512La sensazione comunque è quella di un larvato scontro istituzionale che vede i due partner promotori del sistema d’accoglienza nazionale, Anci e Ministero dell’Interno, divergere sull’intero processo che s’innescherà. A dimostrazione di questo ci sono piccoli misteri che non si riescono a spiegare: dal logo Sprar ancora presente sul sito del Servizio Centrale, che l’Anci non vuole sostituire con quello Siproimi, fino al mal funzionamento della Banca dati che sembra essere coincisa con l’avvento della nuova legislazione…

C’è da dire che la ricaduta sui territori locali sarà di forte impatto, per cui il protagonismo antirazzista delle amministrazioni locali, secondo l’Arci, non può essere lasciato nelle mani di singoli sindaci, come Orlando o De Magistris, ma deve esserci una dimensione condivisa.

Una pre-istruttoria per capire quanti fondi tagliare

20181003_181833La responsabile del Servizio Centrale, Daniela Di Capua, individua degli interventi che probabilmente verranno eseguiti, come l’abolizione del co-finanziamento. Verranno mantenute tre categorie di beneficiari: gli ordinari, i cosiddetti DMDS, cioè chi è portatore di grandi fragilità, e infine i minori stranieri non accompagnati. Quello dei minori è il target privilegiato da parte del ministero, per cui verranno finanziati progetti che partono dalla primissima accoglienza fino ai neo maggiorenni.

Per quei progetti Sprar che sono in scadenza nel dicembre del 2019 ci sarà da parte del ministero una sorta di sondaggio tra i sindaci per ridefinire il nuovo sistema di finanziamento. Una “pre-istruttoria”, che fondamentalmente è funzionale all’abbassamento dei costi. Una volta che i sindaci risponderanno a questa pre-istruttoria, fornendo una fotografia della situazione locale, a quel punto sarà possibile comprendere come il progetto territoriale Siproimi verrà ridimensionato.

C’è anche da fare una considerazione per ciò che concerne le amministrazioni sotto elezioni, la cui pre-istruttoria sul sistema d’accoglienza può rappresentare una criticità, sia dal punto di vista delle tempistiche, quindi in tal senso ci saranno degli slittamenti temporali sulla compilazione delle stesse, ma anche dal punto di vista politico, data l’aria razzista che tira sul paese, molti candidati ci penseranno due volte a parlare di accoglienza… Quindi una proroga tecnica sarà inevitabile.

Credit: Marco Marano/Radio Cento Mondi

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