8 settembre a Rimini: i fascisti cercano di rialzare la testa

Nel giorno che ricorda l’armistizio di Badoglio e l’inizio della guerra civile in Italia nel 1943, a Rimini un raduno nazionale dell’organizzazione fascista Forza Nuova si scontra con la polizia che cerca di impedire il contatto con il presidio antifascista poco distante.

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di Marco Marano

Bologna – Un giorno importante l’8 settembre, un giorno che ricorda la guerra civile che in Italia fu dal 1943 alla fine della II guerra mondiale, tra chi aderì alla Repubblica sociale di Salò, alleata di Hitler, e chi decise che era ora di smetterla con i dittatori e andare nelle montagne a fare la resistenza.

Ed è proprio da quella resistenza che è nata la Costituzione italiana. Ma i fascisti di Forza Nuova non è che siano tanto d’accordo con la storia contemporanea, ed hanno deciso di manifestarlo a Rimini in un raduno nazionale. Certo, la Romagna si dice sia meno “rossa”, tradizionalmente parlando, dal resto dell’Emilia e le ragioni sono tante. Ma la città forse più commerciale della regione ha messo in campo due risposte: quella della sinistra istituzionale e quella degli attivisti antifascisti…

Un’aria di tensione

Già dal primo pomeriggio, uscendo dalla stazione di Rimini, si avvertiva una strana sensazione. Il rumore assordante degli elicotteri della polizia faceva da sottofondo a una trama urbana che da lì a poco si sarebbe consumata. L’organizzazione fascista Forza Nuova, proprio il giorno dell’8 settembre aveva indetto un raduno nazionale, per mettere in discussione questa data storica.

I fiori dei partigiani

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La prima risposta si svolgeva nel pomeriggio in piazza Tre Martiri, che ricorda il sacrificio di tre partigiani, Mario Cappelli, Luigi Nicolò, Adelio Pagliarani, giustiziati il 16 agosto del 1944 dai nazifascisti, proprio nel punto contrassegnato da un inserto di marmo. C’era quella che potremmo definire la “sinistra istituzionale”: ANPI, CGIL, PD, ARCI, è il gruppo locale Grotta Rossa. Così scrivono i promotori: “Rimini ha pagato il suo contributo di sangue per la libertà e l’antifascismo ma ancora oggi, dopo 75 anni, c’è chi sostiene il fascismo sventolando una presunta superiorità razziale…”

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Un corteo con dei fiori in mano, i fiori dei partigiani sotto al “monumento” dei Tre Martiri. Viene intonato il canto della resistenza “Bella ciao”, per ricordare che la Repubblica italiana, e i suoi valori, sono nati proprio negli anni della resistenza, a partire da quell’8 settembre del 1943. Quando dai microfoni un attivista prende la parola, viene evocata la manifestazione di Forza Nuova, sottolineando il fatto che le città sono sicure senza i fascisti… Pochi comizi, ma molte discussioni appassionate tra i partecipanti e poi ancora canti e una dimensione di comunità con torta e vino.

Le nuove camicie bianche

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In prima serata l’aria si surriscaldava, mentre gli elicotteri continuano a fare da sfondo sonoro. Alle 20 c’era il concentramento fascista alla stazione: 250 persone, secondo la questura, tutti in camicia bianca. Sul web qualcuno ironizzava affibbiandogli l’etichetta di “revisionisti” per aver abbandonato il tradizionale colore nero…

20180910_080352Il percorso scelto è Viale Principe Amedeo per arrivare a Piazzale Fellini, davanti al Grand Hotel di Rimini. E’ proprio lì che si forma la seconda risposta a Forza Nuova: un presidio antifascista, che i giornali locali hanno ovviamente “colorato” come al solito. Erano un centinaio di giovani attivisti, solo la prima fila incappucciati e non la maggioranza. Addirittura il Corriere di Romagna, titolava il giorno dopo indignato che tutto questo succedeva il giorno prima della gara di Moto GP a San Marino, una festa rovinata, e la causa qual è? “Antagonisti bloccano corteo”…

Una volta arrivati a metà di Viale Principe Amedeo si formava un cordone di polizia che li ha fermati per impedire il contatto con gli antifascisti in piazzale Fellini. E lì scoppiava la baraonda. Si sentivano slogan rivolti contro la polizia: “Siete traditori!” Poi la carica. I fascisti indietreggiavano fermandosi, pronti ad attaccare. Poi si sente un urlo: “Arretrare! E’ un ordine!” Presumibilmente il capo Roberto Fiore aveva ordinato di ritirarsi.

E così in pochi minuti il corteo si dissolveva. Nel frattempo gli attivisti, spiegavano da un microfono che non erano lì per “scontrarsi con le guardie”, ma per impedire ai fascisti di terminare, potremmo dire in gloria la loro manifestazione. Dopo circa un’ora, da Piazzale Fellini, la polizia, convinceva gli attivisti a spostarsi per confluire sul Lungomare Tintori. Il bilancio vede tre poliziotti feriti, e una indagine per capire dalle riprese video chi inquisire per gli scontri.

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Ma chi sono i traditori?

Quella frase ripetuta in segno di offesa alla polizia, quel “traditori” quale spiegazione può avere? Quello che sappiamo è che il background storico della polizia, dell’esercito e dei servizi di sicurezza è intimamente legato al “ventennio”. Questo perché grazie all’emendamento di Togliatti, come Ministro della Giustizia, nel 1945, che aveva pacificato le parti in causa della guerra civile, i fascisti non vennero perseguitati, non ci fu nessuna “Norimberga italiana”, ma cosa ancora più particolare è che le questure, l’apparato del nuovo esercito ed il Sifar, vennero organizzate dagli ex gerarchi fascisti confluiti nella Repubblica italiana.

Ma sappiamo anche che, specialmente a Rimini, le forze dell’ordine hanno spesso “lasciato fare” a Forza Nuova: dalle intimidazioni alle realtà solidali, fino alle incursioni nelle spiagge contro i venditori ambulanti…

Credit: Marco Marano/Radio Cento Mondi

Foto “Le nuove camicie bianche”  Migliorini da “Il Resto del Carlino”

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