di Marco Marano
I passi indietro fatti dal paese dopo il golpe istituzionale stanno producendo forti tensioni sociali rappresentate da un velocissimo peggioramento delle classi meno abbienti.
Bologna, 18 novembre 2016 – Sembrano passati anni luce dal tempo in cui durante i due mandati del Presidente Lula il Brasile sembrava rialzarsi dopo quarant’anni di buio sociale, tra dittatura e corruzione.
Con il golpe parlamentare che quest’anno ha defenestrato la presidentessa Rousseff, che pure errori macroscopici ne aveva fatto, soprattutto nella gestione delle olimpiadi e dei mondiali di calcio, il Brasile è sprofondato in una situazione forse anche peggiore di quella precedente alla dittatura militare del 1964, durata 21 anni.
Il Cartello liberticida tornato al potere
Il gruppo di potere che è tornato ai vertici dello Stato, Cartello legato alla destra neoliberista, portatrice delle storiche diseguaglianze e promosso da grandi gruppi imprenditoriali, capace di influenzare la società brasiliana attraverso la diffusione delle idee dei suoi rappresentanti, con esperti e giornalisti, sta facendo sprofondare il paese in una tragedia senza fine.
Se l’operazione di presa del potere è stata possibile grazie al parlamento più corrotto di sempre, i due terzi sono inquisiti per corruzione, frode, omicidio, questi hanno pensato bene di mettersi al riparo dallo scandalo Lava Jato, riguardante le tangenti dell’industria petrolifera statale Petrobras, in cui è anche coinvolto l’attuale presidente Temer, inscenando un impeachment inesistente.
La restaurazione contro gli ultimi
Adesso questo gruppo di potere sta restaurando l’ordine precedente alle riforme di Lula con l’introduzione di fortissimi vincoli alla spesa pubblica per i prossimi vent’anni, una generazione insomma. Ciò si traduce nei tagli indifferenziati ai programmi sociali nell’ambito della sussistenza, della salute, dell’educazione.
Questi tagli, attivati sia a livello federale che nello Stato di Rio de Janeiro, con la motivazione di fare fronte al buco provocato dalle olimpiadi, riporta appunto la lancetta dell’orologio indietro di vent’anni, a quel tipo di società che vede l’1 per cento della popolazione controllare il 60 per cento delle risorse economiche.
Anche perché il governo statale di Rio, che ha un deficit previsto per il 2016 di 5.400 milioni di dollari, ad esempio, ha ridotto le tasse alle grandi imprese che sfornano ricchezza privata per alzare le tariffe dei servizi pubblici.
Una guerra permanente
La tensione sociale è altissima, manifestazioni e scontri si stanno sviluppando in tutto il paese con l’intervento della polizia che è sempre più violento. Ma la violenza ormai fa parte della dimensione ambientale naturale di questo paese.
Sono uscite delle statistiche che fanno un quadro della situazione da vero e proprio campo di guerra, fornite dal Fórum Brasileiro de Segurança Pública .
Gennaio 2011/dicembre 2015 – Sono stati uccisi intenzionalmente 279.592 cittadini.
2015 – 58.492 persone assassinate o morte in seguito a rapine a mano armata o interventi della polizia.
2015 – 3.345 vittime di azioni della polizia.
2015 – 45.460 stupri registrati.
125 persone vengono stuprate ogni giorno in Brasile.
Dal 2011 – i poliziotti morti sono 2572.
I poliziotti brasiliani muoiono 3 volte di più fuori dall’orario di servizio che mentre sono al lavoro. Questo perché pezzi della polizia formano delle vere e proprie milizie armate che competono nel traffico di droga con i cartelli dei narcos.
I morti sono sempre i giovani neri delle periferie. Il 54% delle morti violenti avviene fra giovani di 15-24 anni.
Credits; LA PRESSE, REUTERS, AP