di Marco Marano
Cinque leader sociali sono stati trucidati tra venerdì e sabato scorso, i responsabili di uno di questi omicidi sono stati identificati dalla comunità e consegnati alle autorità, che li rilasciava poco dopo…
Bologna, 29 giugno 2020 – E’ stato il fine settimana più cruento da quando è iniziata la mattanza dei leader sociali in Colombia. Cinque morti, nel quadro di una guerra senza quartiere, dove le organizzazioni criminali spesso si confondono con le forze dell’ordine, così come è successo alla comunità di Caño Totumo nel dipartimento colombiano Norte de Santander.
Carne da macello dei narcos come del governo
Si chiamava Salvador Jaime Durán, l’uomo che è stato colpito venerdì, era un leader contadino molto amato. Il fatto sembra si sia compiuto, nel contesto di uno scontro a fuoco tra gruppi armati irregolari e l’esercito colombiano. Una volta sentiti gli spari i membri della comunità si sono messi in allerta. Hanno individuato sei persone in uniforme dell’esercito nazionale che scappavano dalla scena dove c’era il cadavere di Durán.
Così li hanno inseguiti e catturati. Ieri li hanno consegnati alla delegazione della Procura generale, che si è trasferita nell’area rurale del comune di Teorama, per avviare le indagini. I militari, naturalmente, sono stati poco dopo rilasciati.
La rabbia della comunità si può solo immaginare viste le persecuzioni, gli omicidi sistematici che sia lo Stato che i cartelli compiono contro chi cerca di difendere i diritti essenziali di chi ha poco, diventando vittime degli uni e degli altri…
Vendette trasversali
Sempre venerdì scorso altri due fatti criminosi hanno macchiato di sangue le strade colombiane. Il primo riguarda Yeffer Yoanny Vanegas, leader degli agricoltori, ex guerrigliero delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia – Esercito popolare (FARC-EP). I membri delle FARC una volta firmato gli accordi di pace, e trasformatisi in partito politico, sono stati presi d’assalto sia dai cartelli, poiché hanno lanciato il programma di sostituzione delle colture illecite, che dalle forze dell’ordine. Vanegas è stato raggiunto da una sventagliata di proiettili nel dipartimento di Meta in cui era residente. Si presume che i membri dell’esercito colombiano abbiano voluto fargliela pagare per le manifestazioni di protesta durate dal 20 maggio all’11 giugno.
Anche un femminicidio
L’altro assassinio commesso venerdì ha riguardato Miriam Vargas leader indigena di 39 anni. La comunità Tierradentro sottolinea che sarebbe un femminicidio. Era parte dell’Associazione delle autorità indigene tradizionali Nasa Çxhãçxha e ha guidato il progetto produttivo “PazAdentro”, che promuove le iniziative per gli abitanti di questa comunità con il finanziamento del Fondo europeo per la pace. L’autore del delitto è il suo partner, che venerdì stesso si è consegnato alla polizia.
L’orrore senza fine
Gli ultimi due omicidi, perpetrati sabato passato, hanno riguardato il leader dei lavoratori petroliferi Ovidio Baena, della Colombia Humana, picchiato a morte nella sua fattoria; e l’altro Javier Uragama, un giovane di 22 anni, governatore indigeno dell’etnia Embera, ucciso a colpi di arma da fuoco, nel dipartimento di Chocó, dopo avere subito torture.
FONTE: Telesur, EL ESPECTADOR
Immagine in evidenza: HernanTeleSUR
Credits: EFE, EL ESPECTADOR