di Marco Marano
“La lotta delle donne è ovunque!” è lo slogan della campagna del Consiglio delle donne del Partito Democratico dei Popoli, contro la repressione dello stato turco, nel quadro dei continui arresti con l’accusa di terrorismo.
Bologna, 12 giugno 2020 – C’è un’altra protesta, dall’altra parte del mondo rispetto a chi negli Stati Uniti sta gridando “Black Lives Matter “. Si svolge in Turchia ed è condotta dalle donne curde. Potrebbe essere ugualmente “Kurds Lives Matter”, ma è semplicemente “La lotta delle donne è ovunque!”
Kurds Lives Matter
Lunedì scorso il Consiglio delle donne del Partito Democratico dei Popoli (HDP), ha lanciato ad Ankara la campagna di protesta e informazione, sul colpo di stato de facto che sta conducendo il governo autoritario dell’organizzazione politica di maggioranza parlamentare, trasformatosi in partito-stato, “Partito della Giustizia e dello Sviluppo” (AKP), fondato e comandato dal nuovo sultano euro-mediorientale Recep Tayyip Erdoğan.
Una cruenta e violenta repressione si sussegue ormai da qualche anno, in special modo dalle elezioni del 2018, con gli arresti di molti parlamentari, tra cui il leader del partito Selahattin Demirtaş. In tal senso si è parlato di genocidio politico, ma nella realtà è un vero colpo di stato mascherato.
Il tema è non rimanere in silenzio
In molte città turche come Izmir, Urfa, Dersim, Şırnak, Muğla, Denizli, Adıyaman, Batman e Amed, sono state organizzate iniziative, cercando di rendere quanto più pubbliche possibile le denunce contro il governo definito “patriarcale”.
Il tema è quello di non rimanere in silenzio di fronte agli abusi del regime autoritario.
Lotta e solidarietà reciproca
Hülya Alökmen Uyanik, copresidente dell’associazione provinciale HDP di Amed, ha dichiarato, come riportato dal sito di informazione ANF News: “La campagna di un mese contro gli attacchi ai successi del movimento femminile deve svolgersi ovunque: per strada, a casa, in parlamento, al lavoro, nelle scuole e nelle università (…) Noi donne siamo forti quando restiamo unite (…) Ciò che ci tiene in vita è la nostra lotta e solidarietà reciproca. Chiediamo quindi a tutte le donne di sconfiggere il sistema patriarcale di governo attraverso una lotta comune”.
Solo un paio di settimane fa sono state arrestate le attiviste del movimento “Rosa Women’s Association” attivo nella Turchia del sud, in quegli insediamenti curdi dove da cinque anni la repressione di Erdogan contro la cittadinanza e le istituzioni locali è feroce, sia in termini politici che umani.
Gli ultimi parlamentari arrestati
Gli ultimi arresti risalgono alla settimana scorsa, quando il 4 giugno sono stati fermati, con la solita accusa di terrorismo, i deputati HDP Leyla Guven e Musa Musa Farisoğulları, ed il parlamentare del Partito popolare repubblicano (CHP) Enis Berberoğlu. I tre sono stati privati del loro mandato parlamentare, che dovrebbe essere difeso dall’immunità, e poi incarcerati. Per due dei parlamentari si è fatto seguito ad una sentenza del 24 settembre 2019, attraverso cui la Suprema Corte di Appello ha comminato a Musa Farisoğlulları 9 anni di condanna detentiva e sei anni a Leyla Guven.
Il regime dei fiduciari
La repressione in corso contro il Partito democratico dei popoli (HDP), riguarda sia il livello parlamentare che locale. Il sito di notizie Rete Kurdistan, ha aggiornato al 18 maggio i dati sui cosiddetti “fiduciari del regime” che hanno sostituito sindaci e co-sindaci curdi nei territori del sud del paese, dopo essere stati defenestrati con la forza.
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Le municipalità dove sono stati assegnati fiduciari sono: 45
- Co-sindaci che si trovano in detenzione sono: 22
- Oltre 5.000 funzionari e membri dell’HDP incarcerati per il loro impegno politico.
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Solo nel 2019, ci sono state 4567 detenzioni e 797 incarcerazioni.
FONTI: Anf News, Rete Kurdistan
Credits: Anf News
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