Donne, provenienti dall’Europa e di religione cristiana, sono questi gli elementi che compongono l’identikit tipo di chi arriva in Italia, secondo il rapporto demografico della Fondazione Moressa. Una realtà che smentisce impietosamente la manipolazione delle informazioni sul fenomeno migratorio che dal 2014 vengono lanciate da politici bugiardi e media mainstream senza etica, verso uno dei popoli, quello italiano appunto, tra i meno scolarizzati in Europa e con il più alto tasso di analfabetismo funzionale.
di Marco Marano
Bologna, 4 febbraio 2020 – I processi migratori sono un fenomeno globale che coinvolge il 3,5 percento della popolazione mondiale. La presenza di stranieri in Italia è inferiore a quella degli altri paesi Ue, che hanno storie migratorie da più generazioni. La maggior parte dei migranti che arrivano in Italia sono cristiani e non musulmani.
E’ questa la sintesi del nuovo rapporto della Fondazione Moressa sui processi migratori in Italia e in Europa, pubblicato proprio ieri. Il rapporto, dal titolo “Gli stranieri ci invadono? Analisi e considerazioni sulle dinamiche demografiche in corso in Italia e in Europa”, mette l’accento sulle manipolazioni mediatiche e politiche perseguite dal 2014, anno in cui si fa risalire l’esplosione di massa della stereotipia, con il “grido di battaglia”: ci stanno invadendo!
Il lavoro della Fondazione Moressa si è basato sull’elaborazione dei dati forniti da varie fonti di ricerca tra il 2018 ed il 2019: Eurobarometro, Unhcr (Agenzia Onu per i rifugiati), Eurostat, Dossier Idos, Istat.
La teoria del complotto
In realtà la stereotipia politico-mediatica dei nostri anni, che invoca la minaccia dell’invasione, affonda le sue radici all’inizio del nuovo millennio, una quindicina di anni or sono, da due negazionisti europei: Gerd Honsik, austriaco e Matteo Simonetti, italiano. In sostanza questi, che potremmo definire uomini deliranti, teorizzarono un piano di sostituzione etnica dei popoli europei attraverso l’invasione del continente da parte di cittadini africani e asiatici.
Queste “orde migratorie”, frase battezzata da Simonetti, e molto in voga tra i sovranisti del nostro tempo, vedono, a parere dei complottisti di oggi, Papa Francesco come l’artefice del complotto di sostituzione etnica.
Ma facciamo un passo indietro agli anni venti del novecento, fase storica estremamente instabile, a cavallo tra le due guerre mondiali. Si, perché l’interessante analisi proposta nel rapporto demografico che stiamo raccontando, individua nel lavoro bibliografico di un diplomatico austriaco, Nikolas Kalergi, le motivazioni della teorizzazione da cui sono partiti i negazionisti complottisti.
L’hanno definito il “piano Kalergi”, descritto all’interno di due testi: “Paneuropa” e “Idealismo pratico”, dove il diplomatico proponeva la “fratellanza tra i popoli”, introducendo una “visione del mondo caratterizzata dal meticciato, in contrapposizione alla concezione nazista basata sulla superiorità della razza”.
I veri paradigmi dei processi migratori
Gli assi tematici, che sovvertono gli stereotipi dei complottisti, individuati nella ricerca, sono quattro: partenza e arrivo dei migranti internazionali, i migranti forzati, la popolazione straniera in Ue, nazionalità e religione in Italia.
Che i processi migratori siano un fenomeno che coinvolge l’intero pianeta è un fatto scontato al punto che ce lo ritroviamo dalla notte dei tempi.
Oggi le persone che sono andate via da casa loro per approdare in un altro paese sono 272 milioni, il 3,5 percento dell’intera popolazione globale. Stati Uniti, Arabia Saudita, Germania e Russia sono i paesi che in assoluto accolgono più gli stranieri.
Quelle bugie che hanno le gambe lunghe
L’idea che i migranti si spostino dal sud del mondo verso il nord, quindi dai paesi connotati come poveri verso quelli ricchi, è una idea campata in aria, poiché, soprattutto per ciò che concerne i migranti forzati, cioè i richiedenti asilo, che scappano da guerre e vessazioni di governi autoritari, è possibile rilevare come il 58 percento si dividono tra sfollati interni e paesi limitrofi, i principali dei quali sono Turchia, Pakistan e Uganda. Quindi le principali aree di migrazione sono in Asia e Africa anziché in Europa.
L’Italia fanalino di coda rispetto ai paesi a tradizione migratoria
“In tutta l’Ue la popolazione straniera (includendo cittadini comunitari in altri Paesi membri) rappresenta il 7,8% della popolazione totale. Presentano valori sopra la media i Paesi più popolosi come Germania (11,7%) e Regno Unito (9,5%). L’Italia, con 5,2 milioni di stranieri residenti, si colloca leggermente al di sotto degli altri grandi Paesi Ue, caratterizzati peraltro da una storia migratoria più lunga e da continuità linguistiche e culturali con i Paesi d’origine”.
“Gli immigrati presenti oggi in Italia, dunque, non sono principalmente quelli arrivati negli ultimi anni via mare. Sono invece in maggioranza nazionalità radicate nel nostro Paese da almeno vent’anni, come Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina. Anche l’identikit dell’immigrato in Italia è profondamente diverso rispetto a quello che comunemente si immagina: si tratta in prevalenza di donne (51,7%), di cittadini di provenienza europea e di religione cristiana”.
FONTE: Fondazione Moressa
Immagine in evidenza: EPA/Fathi Bashaga
Credits: AFP