di Marco Marano
Nel continente dell’ “aiutiamoli a casa loro” le autorità ivoriane hanno spiccato un mandato di cattura internazionale contro Guillaume Soro, uno degli uomini più controversi della storia recente del paese. In dieci anni di guerra civile è passato da capo miliziano, mettendo a ferro e fuoco il nord del paese, a primo ministro e poi a capo dell’Assemblea nazionale, per candidarsi infine alle presidenziali dell’ottobre 2020.
Bologna, 24 dicembre 2019 – Era stato sei mesi in giro per l’Europa, Guillaume Soro. A metà ottobre, dopo una rocambolesca situazione a Barcellona, definita in termini di “Un misterioso tentativo di arresto”, annunciava la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2020. In tal senso aveva voluto segnalare preoccupazioni per la tenuta democratica, presentando il nuovo partito: Générations et Peuples solidaires (GPS).
Un convulso rientro in patria trasformatosi in fuga
Il suo arrivo ad Abidjan, capitale economica del paese, era stato annunciato per ieri, proprio quando usciva la notizia che il Procuratore della repubblica della Costa d’Avorio aveva spiccato un mandato di cattura internazionale con le accuse di “tentare di attaccare l’autorità dello Stato e l’integrità del territorio nazionale”. Sembra che l’intelligence abbia trovato prove che a breve l’uomo politico si preparava ad un colpo di mano.
Così dichiarava alla Tv pubblica il procuratore Richard Adou: “Elementi in possesso dei servizi di intelligence” stabiliscono “chiaramente che il progetto doveva essere attuato presto”. A questa si aggiunge anche l’accusa di “appropriazione indebita di fondi pubblici, occultamento e riciclaggio di denaro relativi alla somma di 1,5 miliardi di franchi CFA”, circa 2,25 milioni di euro.
Ma mentre le forze di sicurezza in tenuta antisommossa circondavano l’aereoporto della città ivoriana, per arrestare l’uomo politico, il suo aereo atterrava nella città di Accra in Ghana. Una vera “commedia degli equivoci”, se così si può dire, poiché lo staff del suo partito emanava una nota ufficiale in cui si dichiarava che a Soro era stato impedito di atterrare dalle autorità, mentre queste lo aspettavano, in verità, per mettergli le manette ai polsi… Una quindicina di sostenitori, compreso il deputato Alain Lobognon sarebbero stati fermati, secondo AFP.
Il protagonista assoluto della guerra civile ivoriana
Il curriculum del quarantasettenne Guillaume Soro e ricco di colpi di scena. Alla guida del Mouvement patriotique della Costa d’Avorio, agli inizi degli anni 2000 confluisce nelle Force Nouvelle, la milizia, di cui in breve diventerà capo assoluto, che darà vita alla guerra civile iniziata nel 2002 contro l’allora presidente Laurante Gbagbo.
Negli anni della guerra civile le Force Nouvelle riuscirono a spezzare in due parti geograficamente parlando, 2impossessandosi” del nord del paese, istituendo il suo quartier generale a Bouaké, principale centro urbano del nord.
Mentre il confine che separava in due il paese era monitorato dai caschi blu dell’Onu, occorre ricordare che in quel periodo Bouaké era una specie di Gomorra, poiché i miliziani di Soro applicavano le loro leggi tribali alle cittadinanze dei centri urbani sotto il loro controllo, taglieggiando i commercianti e tutti i cittadini da cui poter prendere. In un modo o nell’altro Soro aveva creato un equilibrio sistemico.
Poi nel 2007 si accordò con il suo antagonista e di questo divenne primo ministro. Ma le sue truppe, rimaste a bocca asciutta, cioè non coinvolte nel salto di qualità del loro capo, rimasero sul campo a combattere per fare cassa con i taglieggiamenti…
Dal 2010 entra di scena un nuovo attore Alassane Ouattara, che vince le elezioni presidenziali contro Gbagbo, il quale non cede il posto e si ha l’esplosione di una nuova guerra civile. Così Soro, nel 2012 da primo ministro, nel giro di un mese, diventa il Presidente dell’Assemblea nazionale dentro il nuovo sistema di potere, dopo la defenestrazione del vecchio autocrate, durante la presidenza di Ouattara.
FONTE: AFP, REUTER, France24
Foto in evidenza: France24
Credits: BBC/VALÉRIE BONY, ANSA