di Marco Marano
I comandanti delle Forze Democratiche Siriane hanno stilato il nuovo documento strategico che riguarda le dinamiche inerenti alla situazione siriano nel futuro prossimo.
Bologna, 18 febbraio 2019 – Si sono incontrati a Hedeke, nel fine settimana, gli ufficiali delle SDF, l’esercito multietnico e multiconfessionale del nord della Siria a guida kurda. C’erano i comandanti di tutti i consigli e le istituzioni militari della regione autonoma della Siria del Nord. I motivi erano tanti, dato che l’unico baluardo sul campo per combattere l’Isis sono proprio loro. Alleati tradizionali degli Stati Uniti, che li vorrebbero lasciare al loro destino e considerati terroristi dall’altro competitor della guerra per procura siriana: la Turchia del sultano Erdogan.
Gli sviluppi possibili e i due piani paralleli
Ma i possibili sviluppi del ritiro americano dalla Siria, come l’aggressione e l’aggressività del sultano, non sono stati gli unici ambiti di dibattito: i rapporti con il governo siriano e le future questioni di sicurezza sono stati gli altri temi toccati. Considerato che gli ultimi resti dell’Isis sono quello sparuto gruppo di jihadisti asserragliati nella piccola area di Baghouz, l’obiettivo primario è intanto salvare prigionieri e civili.
I due piani paralleli che costituiscono la nuova strategia militare, così sono state sintetizzate: Da un lato occorrono operazioni militari e di intelligence con il supporto della Coalizione internazionale per eliminare le cellule segrete. Poi, è necessaria la cancellazione dell’Isis dal punto di vista sociale, ideologico e finanziario.
L’invasore turco
Per ciò che concerne la minaccia turca all’autonomia regionale della Siria del Nord, il Consiglio militare ha stigmatizzato l’invasione militare dell’esercito di Erdogan ad Afrin, Bab, Jarablus e Idlib. Sicuramente c’è la consapevolezza di doversi preparare ad un massiccio attacco, quand’anche una soluzione politica, con la supervisione della Comunità internazionale, potrebbe essere l’unica strada per la pace. Ma il richiamo alla Comunità internazionale diventa non più teorico ma pratico sul discorso inerente alla famosa zona cuscinetto nel nord siriano, tanto voluta da Erdogan…
Se quindi da un lato il riconoscimento del dialogo nazionale e sovranazionale diventa un motivo d’interesse, nella programmazione militare delle SDF vi è la riconquista di Afrin, con il ritorno del suo popolo e l’arresto del cambiamento demografico avviato dalla Turchia insediando al posto degli abitanti del cantone jihadisti riciclatisi e passati dall’Isis sotto la protezione del sultano.
Il dialogo con Assad
Sembra chiaro che il Consiglio militare delle SDF vede nel rapporto di dialogo con il governo di Assad il principale elemento di risoluzione della situazione siriana. Questo perché le istanze multiconfssionali dell’Amministrazione autonoma siriana settentrionale e orientale, non si rifanno all’indipendenza ma all’autonomia della regione, nel contesto di una Siria unita.
FONTE: ANF
Foto in evidenza: ANF
Credits: REUTERS/Hosam Katan