di Marco Marano
Secondo un rapporto della Ong israeliana B’Tselem, l’organo di giustizia ha permesso l’abbattimento di migliaia di unità abitative attraverso un perverso meccanismo burocratico costruito ad hoc.
Bologna, 6 febbraio 2019 – B’Tselem è una organizzazione israeliana non governativa che funziona come centro di informazione per i diritti umani nei territori occupati. L’ultimo rapporto pubblicato oggi, dal titolo “Fake Justice”, getta una luce inquietante sulla convergenza di strategie tra il sistema giudiziario e quello politico dello stato ebraico. Il network Al Jazeera, intervistando gli autori, ha sottolineato come questa intesa abbia “cementato l’occupazione della Cisgiordania”: ad ogni abitazione abbattuta di una famiglia palestinese corrisponde, in qualche modo, una nuova cementificazione ebraica sui territori occupati. In sostanza la Corte suprema ha legittimato lo stato ebraico ad implementare la cosiddetta “politica di pianificazione” nei territori occupati, che dal punto di vista del diritto internazionale, è dichiaratamente illegale.
Come in un gioco di specchi
In questa epoca di manipolazione della realtà, viene introdotto un nuovo elemento di manipolazione: il diritto. Ciò che dal punto di vista delle leggi internazionali è illegale, cioè demolire le abitazioni delle famiglie palestinesi in Cisgiordania, in Israele diventa legale… Questo viene reso possibile da un meccanismo burocratico costruito ad hoc.
“Quando, di fronte a nessun’altra opzione, i palestinesi sono costretti a costruire senza permessi, le strutture sono considerate ‘illegali’, così Israele può emettere ordini di demolizione”.
Il rapporto ha preso in esame centinaia di sentenze di demolizione della Corte suprema, in un contesto storico che dal 2006 fino all’anno scorso ha portato, solo in Cisgiordania, all’abbattimento di 1.401 unità abitative, lasciando 6000 persone senza una casa. Tutte le petizioni inviate alla giustizia israeliana che argomentavano l’illegittimità delle demolizioni, sono state rigettate.
Il caso di Khan al-Ahmar
Khan al-Ahmar è situata in Cisgiordania, a pochi chilometri da Gerusalemme: è un villaggio palestinese beduino. Lo scorso anno la Corte suprema aveva respinto la petizione dei suoi abitanti contro l’annientamento dell’intero villaggio, affinché potesse essere ricostruito ex novo con insediamenti unicamente ebrei. Un villaggio passato agli onori della cronaca per la sua lunga battaglia legale per la propria sopravvivenza.
La motivazione era la stessa: un villaggio costruito senza permessi, quindi illegale… Così le autorità davano una scadenza temporale per smantellare le loro abitazioni. Il tema è però che qualsiasi permesso per edificare da parte dei palestinesi non veniva neanche preso in considerazione, poiché erano autorizzati a costruire solo gli ebrei.
La posizione del villaggio è strategica per il piano urbanistico di Gerusalemme Est: accerchiarla con gli insediamenti unicamente ebrei…
FONTI: B’Tselem, AL JAZEERA
Foto in evidenza: EPA
CREDITS: Afp