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di Marco Marano
La scelta del governo del Presidente Enrique Peña Nieto di aumentare dal primo gennaio il prezzo del carburante ha spinto migliaia di persone a scendere in piazza: il 20 per cento in più per la benzina, del 16,5 per cento maggiorato il disel.
Maria Teresa Paredes, manifesta la sua preoccupazione, nel contesto di un paese che non guarda ai diritti: “Si alzeranno a catena i prezzi di tutti i principali prodotti di consumo. Gli alimenti più comuni, le patate, la carne. Sono tutti prodotti che viaggiano su ruota e se il costo del trasporto sale, il costo dei prodotti sale”.
In tutto il paese si è generata una rabbia nei confronti del potere politico che è esplosa con l’assalto ai distributori e ai depositi. La gente, stanca di dover subire continuamente soprusi nel paese dove la legge dei narcotrafficanti è assoluta. Dove le forze dell’ordine sono corrotte. Dove i desaparecidos sono una costante sociale. Dove i giornalisti vengono ripetutamente uccisi. Dove la forbice tra ricchi e poveri è straordinariamente ampia.
Se la protesta è stata innescata sabato nella Baja California, in tutto il paese la polizia ha disperso le folle e arrestato 1500 persone.
Una crisi sociale ed economica quella che sta vivendo il Messico, e l’elezione di Donad Trump non ha aiutato certo viste le pressioni ai colossi industriali statunitensi come Ford e General Motors a non investire nel paese centroamericano.
Credits Associated Press