“Se l’Europa non cambia disobbediremo ai governi!”

Si è svolto a Roma l’incontro degli attivisti di DiEM25 Italia, il movimento paneuropeo fondato da Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle finanze greco, il quale ha aperto i lavori.

di Marco Marano

Roma, 9 gennaio 2017 – Sono arrivati da diverse parti d’Italia gli attivisti di DiEM25: Democracy in Europe Movement. Dalle isole, dal centro e dal nord, tutti per partecipare al primo evento organizzativo, chiamato “Il tempo del coraggio”, di questo nuovo soggetto politico, che ha come riferimento il modello spagnolo di Podemos. In un freddissimo sabato pomeriggio, all’indomani dei festeggiamenti della befana, gli attivisti si sono concentrati presso la cappella Orsini, proprio alle spalle di Campo de fiori, un centro studi nel cuore della capitale. Alle 14 l’avvio dell’incontro con un numero “spropositato” di presenze, tanto che la piccola location sembrava esplodere: gli organizzatori romani, con felice stupore, non immaginavano la grande mobilitazione che l’evento ha richiamato. Anche perché ad aprire i lavori c’era proprio lui, il carismatico ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, che insieme al grande intellettuale Noam Chomsky ha dato vita a questo movimento.

L’idea è quella di creare un “Terzo spazio”. Se da un lato vi è l’establishment europeo, rappresentante delle élites politico-economiche, che stanno governando il continente in spregio alle ragioni dei popoli, secondo le direttive della troika, dall’altro s’impone sullo scenario un nazionalismo razzista e xenofobo che ha tutte le caratteristiche di un nuovo fascismo, oramai dilagante in tutta Europa, sia con veri e propri regimi, a partire dai paesi di Visegrad, ma anche come partiti che competono per i governi dei paesi dell’Europa occidentale. E proprio qui gruppi di chiara ispirazione fascista e nazista occupano strade e piazze, incendiano, come prassi in Germania, i centri di accoglienza, invocano l’odio contro i migranti nella terrificante quanto manipolatrice equazione con il jihadismo. Situazione sposata da quelle organizzazioni politiche xenofobe che aspirano al potere a cui i sistemi di potere nazionali offrono il fianco per paura di perdere consenso. Il tutto nel quadro di una stampa mainstream internazionale che, salvo rari esempi, ha generato il senso della paura collettiva. Insomma sembra proprio di essere tornati agli anni trenta e anche se sappiamo che i ricorsi storici devono rapportarsi alle trasformazioni dei modelli sociali, una certa inquietudine, le vicende del nostro tempo, la fanno uscir fuori, anche perché di luce in fondo al tunnel non se ne vede…

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Intanto la diseguaglianze aumentano in modo vertiginoso. Durante la presentazione dell’incontro gli organizzatori di DiEM25 scrivono: “Non è accettabile che a un lavoratore servano due anni per guadagnare quello che il loro capo porta a casa in un giorno. Non è accettabile che 17 milioni di persone in Italia siano a rischio povertà ed esclusione sociale. Non è accettabile che un’intera generazione di nuovi adulti sia condannata a un precariato che diventa permanente mentre 62 uomini siedono su metà della ricchezza mondiale”.

Ecco che la necessità è quella di democratizzare l’Europa, processo che occorre attuare entro in 2025, viceversa il pericolo sarà quello di un non ritorno. Ma questo non è possibile farlo senza collegare i territori europei in una unica soluzione di continuità. Varoufakis: «Non c’è assolutamente niente che l’Italia possa fare da sola per il suo debito, per la vicenda delle banche o gli investimenti… Questo establishment è invischiato su interessi particolari e la risposta non può certo venire dall’estremismo di destra della Le Pen. Anche perché questo establishment ha bisogno più che mai dell’estrema destra per competere elettoralmente, sono l’uno funzionale all’altro… Occorre costruire una grande opposizione progressista che ancora non esiste».

A_Varo1trisRisolvere la crisi europea non interessa a nessuno, a sentire le parole dell’ex ministro delle finanze greco, ed è proprio per questo che DiEM25 è l’unico movimento che si è posto il problema. E non occorre in tal senso cambiare i trattati poiché sarebbe un processo che si scontrerebbe con tempi troppo lunghi, ed il tempo sta per scadere… «Ci sono cose – sottolinea Varoufakis – che si possono fare subito senza necessariamente cambiare i trattati. Mario Draghi sta investendo tanti soldi per comprare il debito italiano e tedesco… La banca europea per gli investimenti potrebbe destinare il 5 per cento dei ricavi dell’eurozona, attraverso i bond, alla green economy e questo si può fare subito… Il tema è che loro non hanno interesse a risolvere questa crisi. Siamo di fronte alla politica del potere che si esprime attraverso la minaccia della chiusura delle banche». Restare in Europa per cambiarla dunque è il monito del leader di DiEM25, in un contesto dove non esiste democrazia e dove gli stati non hanno alcuna sovranità. Occorre non illudersi che i capi di governo possano avere un potere d’influenza sulle sorti del continente. Nell’assemblea alla cappella Orsini corre un parallelismo: il presidente del consiglio italiano ha la medesima influenza del sindaco di Las Vegas… Che cosa fare dunque…? «La prima cosa da fare – osserva Varoufakis – è rendere europeo il debito e poi intervenire sulle diseguaglianze in tutta Europa. Se ci risponderanno di no anche noi diremo di no e attueremo una disobbedienza ai governi di tipo costruttivo, perché le proposte che vogliamo fornire vanno contro gli interessi particolari. Se l’Europa collasserà toccherà a noi ricostruirla…»

Il parallelismo con gli anni della Repubblica di Weimar è molto caro all’economista greco, il quale propone di non fare lo stesso errore che in quegli anni fece la sinistra radicale, cioè distaccarsi dalle altre matrici progressiste: «Io sono nato marxista e così morirò. Però dobbiamo evitare quello che accadde negli anni trenta, per questo occorre creare un’alleanza con i progressisti europei, dai verdi ai socialdemocratici». Un tema questo che nella platea non trova tutti d’accordo poiché c’è qualcuno che fa rilevare come siano proprio le socialdemocrazie nel momento storico attuale ad essere un baluardo di quell’establishment che si vuol combattere.

Infine l’analisi sui fenomeni migratori, che costituiscono uno degli asset principali del programma di DiEM25, chiude la prima parte dell’assemblea con le dichiarazioni del leader: «Siamo euromediterranei e grecoromani – dichiara Varoufakis – e per mille anni siamo stati migranti. Nel momento in cui non si fermano le guerre questo processo non può arrestarsi, per cui se qualcuno bussa alla nostra porta prima lo accogliamo e poi gli chiediamo chi è. Dobbiamo contrastare questo sentimento anti-immigrazione per partito preso!».

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Nella seconda parte dell’assemblea organizzativa degli attivisti si sono formati due gruppi di lavoro per organizzare una contro-manifestazione a Roma il 25 marzo, giorno in cui ci saranno le celebrazioni ufficiali della firma del trattato che istituì la Comunità Economica Europea nel 1957. Ma si sono discussi anche altri temi più strettamente organizzativi, in relazione al fatto che per la prima volta si sono incontrate tantissime persone che hanno aderito al movimento provenienti da varie città e da esperienze politiche e sociali differenti. Tutti su uno, è stato sottolineato che il movimento non avrà una organizzazione verticistica e burocratica, cioè con funzionari responsabili regionali e via dicendo, ma sarà un movimento orizzontale dal basso…

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