di Marco Marano
Dopo decenni di contenzioso linguistico ed economico, l’area anglofona del Camerun ha dichiarato unilateralmente la secessione dal resto del paese.
Bologna, 3 ottobre 2017 – L’hanno chiamata Ambazonie, la parte ovest del Camerun, che da nord a sud parla inglese, autoproclamatasi repubblica indipendente dal resto del paese, cioè da quell’ottanta per cento francofono. Oltre al Kurdistan e alla Catalogna, in questi giorni si è riaperta anche la partita dell’indipendenza in Camerun. Proprio quando l’1 ottobre tutto il mondo in diretta ha assistito alla violentissima repressione delle forze dell’ordine spagnole contro la popolazione inerme che si recava alle urne per il referendum, definito illegale dall’esecutivo iberico, nei due capoluoghi “ribelli” del Camerun, Buea e Bamenda, una repressione ancora più violenta si scagliava sui cittadini. Il bilancio non è chiaro: il governo parla di 8 morti mentre le opposizioni dicono che le vittime sarebbero 30.
La repressione
A differenza della Catalogna, l’Ambazonie ha fatto una dichiarazione unilaterale d’indipendenza. Questo ha scatenato le ire del Presidente camerunense Paul Biya, uno che di maniere forti se ne intende. Coprifuoco nelle due provincie anglofone confinanti con la Nigeria, con un’acutizzarsi della repressione poliziesca il giorno di domenica 1 ottobre.
Il dittatore che piace all’occidente
Paul Biya è uno di quei governanti dell’Africa sub sahariana che l’Europa e l’occidente in generale non definiscono “dittatore”. Un paese “stabile”, che il sito “Viaggiare sicuri” del Ministero dell’Interno italiano connota come “tranquillo”. Certo è che il suo potere dura da 35 anni, il più longevo tra i suoi epigoni. Accusato di governare col pugno di ferro, in un paese in cui il dissenso viene silenziato in modo violento, dove gli omosessuali vengono arrestati, e con i rapporti di Amnesty International che parlano chiaro sul fatto che in Camerun il concetto di democrazia sia labile, visto anche i tanti rifugiati camerunensi sparsi in Europa.
Lo scontro identitario prodotto dal colonialismo
Intanto la bandiera secessionista bianca e azzurradell’Ambazonie ha sventolato persino durante gli scontri di domenica. Una identità che prende le sue mosse dai tempi del “Camerun meridionale britannico”. Si perché se questo paese fu uno dei pochissimi ad essere colonizzato dalla Germania alla fine dell’ottocento, in seguito alla prima guerra mondiale venne suddiviso tra Francia e Gran Bretagna appunto. Nel 1960 la parte francofona raggiunse l’indipendenza e l’anno dopo la parte britannica si fuse all’intero corpo politico. Così, dopo varie denominazioni, nel 1984 il processo si concluse con la nascita della “Repubblica del Camerun”.
Il revanescismo linguistico
Al di là delle conseguenze sugli effetti del colonialismo, la particolare rivendicazione di indipendenze riguarda non una vocazione storica ma la spartizione delle potenze europee. In Camerun si parlano circa 200 lingue/dialetti, e questo dà la misura delle variegate dinamiche sociali. In tal contesto il revanescismo linguistico rappresenta un aspetto peculiare che si contrappone alla “francesizzazione”. Ma non vi è soltanto uno scollamento di tipo culturale ma anche sociale, poiché l’area anglofona è considerata dal potere centrale di Youndè, la capitale, come marginale nel contesto del paese. I secessionisti infatti parlano di diritti negati e discriminazioni economiche…